Tra il dire e il fare di mezzo un oceano

Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, anzi i tre oceani! È l’unica verità che si addice al nostro povero Bel Paese cui di bello rischia di rimanere ormai ben poco, visto l’andazzo che regna in tutti i campi.

Parole al vento da parte di una pletora di parolai, per l’appunto, che sembrano paralizzati al punto tale da non riuscire a passare dal verbo ai fatti. È come se un potente anestetico cospargesse i nostri cieli, pure loro immobili nel loro desolante grigiore.

L’Expo è dietro l’angolo, le idee sono tante e confuse mentre il governo zampetta fra un cono di gelato e centinaia di twitter. Sembra davvero che il decisionismo abbia perso la via di casa nostra che invece ne avrebbe disperatamente bisogno.

Se fossi un vignettista quanto vorrei disegnare quelle vecchie sveglie alla topolino che camminavano sul comodino dal tanto rumore che facevano. Svegliaaa! Siamo sull’orlo del baratro, ma vogliamo proprio buttarci giù?

Il problema si rivela estremamente serio eppure si continua ad aver l’impressione che coloro che dovrebbero guidare il carrozzone non se rendano assolutamente conto e che perdano più tempo in inutili e aride schermaglie invece di dedicarsi agli argomenti basilari. Paiono una massa di lavandaie che discutono limitandosi a lavare i pannicelli sporchi e dimenticando le lenzuola. Non credo che il buono, tollerante, paziente cittadino medio riuscirà ad ottemperare a questi aggettivi ancora per molto. L’arte del tergiversare non si addice a un’epoca della velocità qual è la nostra, Fabio Massimo il Temporeggiatore si addiceva alI’Impero Romano ma oggi noi dobbiamo confrontarci con Matteo il Comunicatore che però vorremmo cumulasse anche l’attività di Fautore per un futuro sicuro e di gran lunga migliore.

Anche perché, come disse lo scrittore-statista André Malraux non si può pretendere di parlare alle masse se non si ha nulla da dire…Eppure forse ci rimane ancora un’ultima chance: il nostro leggendario dono dell’improvvisazione potrebbe salvarci una volta di più? Lo speriamo con ardore, pur consci che il clima di provvisorietà che da ormai più di vent’anni incombe sugli italici orizzonti non è certo più sopportabile. Allora che facciamo? Attendiamo i risultati di questa nebbiosa Expo e poi decideremo.

Nicoletta Romano

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