«A Milano come in allenamento. Il derby? Voglia, non dovere»

Il dg Coldebella non è stupito dopo il Forum: «Prestazione in linea con il lavoro»

Sensazioni contrastanti dopo la sconfitta maturata per un misero punto sul parquet del Forum di Assago. Varese ha solo sfiorato l’impresa contro la corazzata Armani, ma ha lanciato ai tifosi e all’ambiente segnali davvero importanti. La squadra c’è, sta crescendo e con essa anche i singoli iniziano ad aumentare i giri del motore, nonostante la casellina dei punti in classifica segni ancora lo zero. Era plausibile che ciò accadesse visto il calendario, Venezia prima e Milano poi, ma se non sono solo i risultati a raccontare una storia, allora possiamo dire che sì, Varese è sul sentiero giusto. Ne parliamo con Claudio Coldebella, alla sua seconda stagione da direttore generale in piazza Monte Grappa.

C’è la soddisfazione di essere arrivati vicini al vincerla, ma penso sia normale dire che c’è mancato veramente poco, ci è mancata fortuna in un po’ di occasioni. Nel finale abbiamo preso e sbagliato alcuni tiri aperti, non siamo stati impeccabili ai liberi e la vittoria non è arrivata. Però ripeto, c’è soddisfazione per come la squadra sia andata a Milano a giocare con un atteggiamento che comunque dimostra quotidianamente in allenamento. Io che ho la fortuna di osservarli ogni giorno, li vedo lavorare in maniera molto seria, ascoltano e si fidano di coach Caja, perciò credo che non sia un caso poi disputare una partita così. Poi ripeto, peccato non averla vinta perché con una vittoria si lavora meglio a livello di clima e di fiducia.

Assolutamente, contro Venezia si sono visti sedici minuti buoni prima della loro grandinata di triple. Sedici minuti di applicazione che a Milano sono diventati quaranta minuti; poi devi essere sempre aiutato dalle percentuali da tre perché il basket di oggi le richiede.


Arrivare da non favorito può essere utile ma anche un peso, perché Milano ha una percentuale di vittorie che nelle ultime stagioni poche altre squadre hanno portato a casa, specialmente in regular season. Rischi di prendere botte da venti o trenta punti di margine, quindi può essere che la tesa libera abbia aiutato ma non completamente.


Con Attilio e Toto Bulgheroni, in fase di costruzione della squadra, abbiamo spesso ragionato se fare il 5+5 oppure il 3+4+5, partendo dal presupposto che la nostra è una pallacanestro dispendiosa in attacco ed in difesa. È durante la settimana che noi andremo a costruire la nostra stagione, in base agli allenamenti con i giovani e con gli aggregati, per poter poi avere dieci giocatori intercambiabili durante la partita. E questo è importante quando devi marcare giocatori come Goudelock: è impensabile giocare 35 minuti nel basket di Attilio, per essere poi lucidi anche in avanti. Così è stata la nostra pre-season: nessuno ha mai giocato più di 25 minuti a partita. Poi è bello vedere debuttanti come Tambone e Natali che, inseriti in un contesto, riescono a rendere bene.

Noi la pressione ce la creiamo perché fa parte del nostro lavoro, però sotto questo aspetto preferisco toglierla: parlare di una partita da vincere in base allo 0/2 iniziale sarebbe sbagliato partendo dal concetto che ci sono state due partite contro Venezia e Milano. La pressione non è nel dover vincere ma nel voler vincere, specialmente un derby che sarà difficilissimo. Perché Cantù ha talento atletico e cestistico ed è stata costruita con investimenti importanti.


Per quanto riguarda il cubo ci stiamo lavorando e speriamo, entro fine novembre o al massimo agli inizi di dicembre, di poterlo avere, in base a tutti i vari permessi. Questione sponsor: siamo in trattativa con diverse aziende, alcune in stato avanzato: siamo in grande attività e speriamo di annunciare qualche accordo a breve.