A un passo dal miracolo. Eroica Varese, ma come girano…

L’impresa impossibile è stata solo sfiorata. Troppi errori ai liberi (10 su 20) condannano i biancorossi . Rispetto alla sconfitta con Venezia la squadra ha fatto passi avanti enormi. Applausi dai tifosi in trasferta

Lo scriviamo subito così ci togliamo il pensiero: se a tabellino ti mancano 10 punti perché hai sbagliato 10 tiri liberi e perdi di uno (1!) un derby nel quale – sulla carta – non avresti dovuto scendere in campo, beh… ti girano…

Il punto è che la Openjobmetis Varese che esce dal Forum di Assago permettendosi di avere addirittura il diritto di recriminare sul risultato finale è una squadra che nella settimana “post- ripassata” da Venezia ha fatto sensibili passi avanti: nella coralità, nella fisicità, nella mentalità, nelle individualità. E questo fa davvero ben sperare per il futuro, oltre ad essere l’unica cosa da annotare sul taccuino, l’unica – in fondo – che tutti speravamo.

Poi il derby numero 175° della storia se lo aggiudica la corazzata EA7 di Simone Pianigiani. Con il talento individuale, sola voce in cui i meneghini si dimostrano davvero superiori: 7 assist a 15 per i biancorossi delle Prealpi dicono tanto su chi ha costruito e chi no, per esempio. Così come il 15/39 da 2 (39%) dice tanto della difficoltà di Varese nell’attaccare il canestro dei corazzieri di casa (prevedibile) mentre l’11/25 da 3 (29%) lo fa dell’ottima vena balistica degli Artiglio Boys, ispirata anche dalla funzionalità della manovra offensiva. Non finisce nelle cifre ma vale quasi un colpaccio assurdo la difesa: ottima, produttiva, di squadra.

Vince Milano perché ha Goudelock e Theodore (21 punti a testa) che fanno quello che vogliono; non sfigura Varese perché trova squilli importanti da tutti (Okoye, 14, e Hollis, 13, in particolare). Fra 8 giorni c’è Cantù: lì non basteranno solo i complimenti.

La cronaca

Ognuno ha le sue armi, ti vien da pensare nel primo quarto: quelle di Milano sono tante e tutte buone, quelle di Varese son poche e alcune inceppate. Per dire: mentre Theodore segna ogni volta che alza la mano, Varese certifica l’ennesimo zero offensivo nella casella accanto ai nomi di Cain e Wells(zero anche nella costruzione del gioco, costui). Meno male che c’è un Waller con la mano calda (8 punti nei primi 10’, ma anche 2 falli caricatigli da Goudelock), un intraprendente Okoye (7 punti nello stesso tempo) e una difesa più che diligente che si piega solo ai picchi di talento dei padroni di casa. Così, dopo l’effimero vantaggio del 4’ (10-11), la Openjobmetis riesce quantomeno ad essere a ruota quando suona la prima sirena del match (20-15).

A sportellate

Gli uomini di Caja continuano a non avere cittadinanza sotto il canestro degli altri (sarà 6/18 da 2 al 20’) anche al rientro sul parquet, ma sono tuttavia bravi a rimanere stoici in retroguardia (sia a uomo che a zona: Milano segna solo con le prodezze) ed ispirati dalla distanza (6/14 da 3 al 20’). E’ sempre Waller il killer, mentre dal pianeta di Wells arrivano una tripla e qualche segno di vita in regia: “l’Olympiakos” del Sacro Monte arriva anche a -1 (25-24, canestro di Hollis), scende a -6 (33-27, Gudaitis mangia in testa a Cain) e risale ancora (33-30, Ferrero da 3), prima di chiudere la seconda frazione con un più che onorevole 39-34.

Dopo la pausa la lunga il palcoscenico è tutto di Stan Okoye, capace di far vedere i sorci verdi a Micov e di scrivere per ben due volte un -3 per Varese che però spreca con una banale palla persa di Wells l’attacco del possibile aggancio. Nel calcio si scriverebbe “gol sbagliato, gol subito”: traslate la massima alla palla al cesto e immaginatevi un Theodore che nei minuti successivi violenta Tambone a destra e a manca (Matteo però ha poche colpe davanti al talento straripante dell’americano e soprattutto ha zero aiuti dai suoi centri), con l’Ea7 che raggiunge il primo vantaggio in doppia cifra del match al 27’ (52-42). Finita? Niente affatto: dal mazzo esce tutto lo slavo che c’è in Aleksa Avramovic che si inventa i canestri dell’incredibile -4 del 30’ (56-52).

Acquolina in bocca che metà basta: Hollis e sodali continuano a sbagliare l’ira di Dio dalla linea della carità, ma si costruiscono speranze perseverando nel difendere come degli ossessi (e Milano si blocca: 8 punti nei primi 6’ minuti dell’ultimo quarto) e trovando dei jolly offensivi vitali (2 volte Hollis, poi Cain, poi Wells, con quest’ultimo a scrivere il pareggio del 35’, 64-64).

Theodore riprende il filo del discorso con una tripla, il play ex Giessen riporta sotto i suoi (67-66), che scrivono ancora la parità con due liberi di Waller (68-68). Qui la Openjobmetis, dopo un’altra invenzione di Theodore, ha 4 “match ball” dai 6,75 ma li spreca tutti: l’ex Bamvit più volte citato in questo pezzo allora segna il 78-62 che chiude fondamentalmente i giochi, nonostante altri 5 punti di Hollis che contribuiscono al 74-73 del finale. E a mangiarsi le mani.

Goudelock 21 (8/9, 0/4), Micov 7 (1/4, 1/4), Pascolo ne, Fontecchio 3 (1/1 da 3), Cinciarini (0/1 da 3), Cusin 2, Abass ne, M’Baye 7 (1/1, 1/3), Theodore 21 (6/10, 3/6), Jefferson 4 (2/2, 0/1), Bertans 2 (1/1, 0/1), Gudaitis 7 (2/3). All. Pianigiani

Avramovic 5 (2/2, 0/2), Pelle, Bergamaschi ne, Natali 5 (1/1, 1/2), Okoye 14 (3/5, 2/3), Tambone 2 (1/1, 0/2), Cain 5 (2/5), Ivanaj ne, Ferrero 4 (0/1, 1/3), Wells 11 (2/10, 2/3) Waller 14 (1/6, 3/7), Hollis 13 (3/7, 2/3). All. Caja

Lo Guzzo, Bartoli, Bongiorni

Tiri da 2: M21/30, V15/39. Da 3: M6/21, V11/25. Liberi: M14/22, V10/20. Rimbalzi: M35 (Gudaitis 8), V34 (Cain 11). Assist: M7 (Goudelock 3), V15 (Wells 4). Palle perse: M14, V9. Recuperate: M6, V5. Usciti 5 falli: Natali e Okoye. Spettatori: 6600.