Adesso giocate leggeri, poi pensiamo al domani

Il commento di Francesco Caielli ci introduce a Varese - Brindisi, duemillesima partita della Pallacanestro Varese in serie A

Bello giocare così, vero? Dai, ammettetelo: bello giocare senza pressioni, belli leggeri, senza assilli e con la tranquillità di poter pensare solo a divertirsi e far divertire? Perché, diciamolo chiaro: salvi, siam salvi. L’incubo, che soltanto qualche settimana fa sembrava una certezza, è ormai stato scacciato dalla mano ferma ed esperta di coach Caja, che nel giro di una manciata di minuti ha capito quel che serviva a questa squadra, sistemando le cose. Adesso, quindi, si può

buttare via la zavorra che pesava sulle spalle, l’ossessione del dover vincere a tutti i costi, l’obbligo di dover dimostrare qualcosa. E, semplicemente, mettersi a giocare.
Provando a vincere stasera (la partita più difficile, trasferte escluse, tra quelle affrontate da Caja da quando è qui) per smettere di guardarsi indietro e, chissà, provare a fare due calcoli per vedere se si può pensare a qualcosa di più (servirà un miracolo per i playoff, mettetevelo in testa). E alla fine scoprire che da questa stagione inaspettatamente misera si può anche portare a casa qualcosa di bello.
Cosa? Un po’ di indicazioni per il futuro, per esempio. Perché è chiaro che è già il momento di mettersi al lavoro per dare un senso all’anno che verrà, operazione non facile sia chiaro. Noi proviamo a buttare lì qualche idea, che non fa mai male. Conferme? Due: Eyenga e Jefferson. Peccato per Kangur, ma non ce la sentiamo davvero di puntare su un giocatore arrivato alla seconda ernia della carriera (arrivasse la terza, dio non voglia, il buon Kristjan avrebbe finito col basket). Poi, lavorare per mettere ordine in società, con una formula molto semplice: semplificare, che ormai basta una persona per mandare avanti le cose.
A Varese non serve altro. Pieni poteri a Caja nella costruzione della squadra (non predniamo nemmeno in considerazione l’idea che non venga confermato), fiducia a Pozzecco in un ruolo da definire (uomo immagine, manager in grado di gestire i rapporti tra dentro e fuori), e poi basta. Perché Ferraiuolo sta facendo benissimo il suo lavoro e deve continuare a farlo, perché Oioli ha un senso e deve continuare ad averlo.
E poi? E poi basta, anzi: avanza. Non serve un general manager vecchio stampo (alla Arrigoni) e nemmeno un dirigente rampante (Andrea Conti o Alberani): figure che chiamerebbero comunque dei soldi (80mila euro all’anno, più o meno) e che sono superflue. Si usino quei soldi per un giocatore: perché nel mercato di oggi 80mila euro fanno tutta la differenza del mondo.