«Al “Fila” il Toro tornerà grande. Lì si imparano i valori granata»

Patrizio Sala, campione d’Italia ’76, e le emozioni per il nuovo Filadelfia

Avrebbe voluto ancora vivere sulla pelle la magia del Filadelfia nel giorno della sua rinascita, ma un impedimento improvviso ha bloccato Patrizio Sala nella sua Monza. Doveva essere là coi suoi ex compagni e con tutti quelli che amano il Toro per il ritorno alla vita del mitico stadio Filadelfia per il quale ha tifato con il cuore e con i fatti il presidente Urbano Cairo. Ieri è stato appunto inaugurato il nuovo “Fila”(così lo chiamano i tifosi torinisti) ristrutturato con il rifacimento delle tribune e del terreno di gioco.

«Ci andrò nei prossimi giorni – fa sapere il numero 4 scudettato del Torino 1976 – e calpesterò l’erba del campo. Finora l’ho visto da fuori, era già finito, e comunque è stata un’emozione oltre alla soddisfazione di sapere che il Toro stava tornando a casa sua».

Non ha avuto la fortuna Sala di “vivere” il Filadelfia partendo dalle giovanili del Toro fino alla prima squadra; lui ci arrivò ventenne dal Monza e si fermò lì per sei stagioni, ma la prima fu fantastica con la conquista dello Scudetto.

E l’ultimo era stato conquistato dai mitici del Torino che perirono a Superga il 4 maggio del ’49 e che i tifosi granata chiamano “quelli là” e che giocavano al Filadelfia. «Arrivai che avevo vent’anni e mi volle Radice – racconta – e subito compresi cosa voleva dire il Filadelfia soprattutto da quanto mi dicevano coloro che erano cresciuto nel Toro e parlo di Pulici e Zaccarelli. Due giocatori che avevano fatto la trafila e grazie ai loro racconti,

alle curiosità, entrai nel clima di uno stadio particolare. Noi ci allenavamo lì ed ebbi subito la percezione che ci fosse qualcosa di particolare durante l’allenamento del giovedì che prevedeva la partitella: i tifosi non erano mai sotto i millecinquecento. Magari scendevano di qualche centinaio in inverno, ma non sono mai andati sotto i mille. Un anno, al termine del ritiro in montagna, sempre con Radice, finimmo la preparazione al Fila e tutti i giorni le tribune erano piene».

A parte la storia della quale erano impregnate le tribune e le pareti degli spogliatoi, ma proprio il luogo in cui ci si cambiava per indossare i colori granata hanno lasciato il segno in Patrizio Sala:«È stata la loro semplicità. Un arredamento spartano che a confronto con gli spogliatoi spaziali di oggi, quelli sembravano di Prima Categoria. Non c’erano poltroncine, ma panchine di legno con un proprio spazio, ma funzionali. La differenza la faceva comunque chi c’era dentro in quello stanzino e, nell’anno dello Scudetto quando eravamo punto a punto con la Juventus, più di una volta il pensiero è andato a quelli di Superga che dentro lì si preparavano alla partita. Noi stavamo giocando un campionato e potevamo vincere uno Scudetto sapendo che l’ultimo l’avevano vinto loro e questo, devo dire, ci ha dato carica anche per un tributo verso i nostri tifosi sia quelli giovani che quelli che avevano vincere quel Toro. Quando ci riuscimmo fu come averli risarciti».

Per Patrizio Sala, ex allenatore di Varese e Pro Patria questo «Filadelfia rimesso a nuovo spero che sia un punto di partenza spingendo il Toro verso la conquista di traguardi ambizioni. C’è un presidente che è entusiasta ed è granata fino e anche oltre il midollo. Spero che riescano a costruire anche le altre strutture così da poter allenarsi tutte le giovanili lì al Fila. Adesso è importante che la prima squadra torni ad allenarsi e che lì vi giochi ora la Primavera perché se da giovane comprendi il valore di quella maglia e di quello stadio e fai tue le storie che ti raccontano, allora potrai conquistare qualcosa d’importante. E vedrete che adesso il Toro ci riuscirà».