Alafaci e Ravasi, gli alfieri varesini: «Abbiamo dato tutto in ogni tappa»

Il secondo giorno di riposo è tempo di bilanci: «C’è stanchezza. Ma non ci fermiamo»

Perugia, Foligno, i vigneti del Sagrantino. Il Giro d’Italia, dopo Cefalù lunedì scorso, riposa e lo fa in una località straordinaria, da cui oggi riprenderà il cammino con una cronometro individuale. Nove tappe su ventuno, 1700 chilometri percorsi, oltre 42 ore in sella, due isole attraversate, sei regioni toccate, due salite toste (Etna e Blockhaus), tanto vento e ribaltamenti di classifica.

La stanchezza e la fatica già affiorano, ma non siamo nemmeno a metà del lavoro e i due corridori varesini, Eugenio Alafaci e Edward Ravasi, ne sono ben consapevoli.

Il primo, della Trek Segafredo, si è fatto vedere alla quarta tappa, quella dell’Etna, andando in fuga. E questi primi nove giorni di Giro li commenta così: «Siamo già abbastanza stanchi, finora siamo andati a tutta in ogni singola tappa, non c’è mai stato un giorno tranquillo e tra i big si sono iniziati a vedere già i primi grandi distacchi. Non si è mai andati piano, e alla fine si paga».

La sua condizione, giorno dopo giorno, cresce: «Ero un po’ preoccupato durante le prime tappe, avevo sofferto un po’ ma con la testa ero sempre stato presente. Ora mi sento sempre meglio e più tranquillo, di squadra stiamo lavorando molto bene per tenere Bauke Mollema al coperto. Lui ha una grande condizione e sul Blockhaus si è visto (quarto al traguardo a 41” dal vincitore Quintana)».

Nel suo discorso, torna anche a parlare di quella fuga nel giorno dell’Etna: «Speravo sinceramente che la fuga fosse più numerosa, l’idea era quella di farmi trovare davanti prima dell’Etna per dare una mano a Mollema. Alla fine la fuga era di quattro corridori, in generale stare in avanscoperta fa sempre bene. Una volta ripreso dal gruppo, ho fatto il mio per posizionare Bauke e poi ho portato la bici al traguardo».

Una costante di questa prima parte di Giro è stato il vento: «In tutte le tappe abbiamo trovato il vento, spesso laterale, quindi tutti hanno cercato di stare sempre davanti per evitare i ventagli. Domenica, sapendo anche del giorno di riposo imminente, tante squadre hanno fatto uno sforzo extra».

Appunto finale sui due capitani della sua Trek, Mollema in primis ma anche il campione italiano Giacomo Nizzolo: «Bauke secondo me ha ancora margini di crescita, non firmerei per un suo quarto posto al Giro. Lo vedo motivato, convinto, è arrivato fresco e può ambire al podio. Giacomo sta soffrendo tanto, invece, per l’allergia e per un accumulo di lavoro, avendo poca condizione. Negli ultimi giorni l’ho visto meglio, speriamo in bene».

Il besnatese Edward Ravasi della UAE Fly Emirates

Il besnatese Edward Ravasi della UAE Fly Emirates

L’esordiente Edward Ravasi, al primo Giro della sua carriera, sta trovando giorno dopo giorno le sensazioni e aspetta le grandi montagne per farsi vedere: «Un po’ di stanchezza c’è, ormai siamo a metà di questo Giro. Non sembra, ma in gruppo si viaggia forte, tutti vogliono stare davanti e lo stress non è indifferente. Io sto recuperando molto bene la condizione, ho già cercato la fuga in diverse occasioni, anche nella tappa di domenica. Poi non sono riuscito a entrare, e sulla salita ho aiutato un mio compagno che era stato frenato dalla caduta prima dell’inizio dell’ascesa».

L’esperienza rosa, finora, è davvero positiva: «Assolutamente sì, tappa dopo tappa sto migliorando, sento la condizione che cresce. Il lavoro che faccio mi permette di vedere tutto ciò che accade intorno a me; non sono ancora riuscito ad essere davanti nei finali di tappa, però conto di poter fare qualcosa di interessante nelle prossime tappe. Non ne ho segnata una in particolare, però voglio fare bene e spero che le montagne mi diano materiale per farlo. È vero che prima di arrivare alle salite si sprecano tante energie in pianura, però sento di stare bene e di poter sorprendere».