«Alza le mani e battile a Morena. Quel coro era da pelle d’oca»

Mimmo Morena, un idolo di Masnago dal 1995 al ’97, è tornato a casa sua

«Alza le mani e poi battile a Morena, alza le mani e poi battile a Morena, alza le mani e poi battile a Morena, Mimmo Morena». La Macamorena. «Uno dei cori più belli della mia carriera, forse il più bello. E qualcuno domenica lo ha anche accennato dalla curva, è stato bello». Domenica Mimmo Morena, ex giocatore della Cagiva Varese dal 1995 al 1997, è tornato dopo tantissimo tempo a Masnago ed ha ricevuto un’accoglienza straordinaria: «Ci

ero già tornato in due occasioni da giocatore con Napoli, ma quella di domenica è stata un’occasione speciale – ci spiega Mimmo – perché c’era anche mia moglie, che non tornava a Varese da vent’anni. Avevamo da tempo in mente di tornare qui un giorno, anche perché qui è rimasto un pezzo del nostro cuore. Ci siamo riusciti, abbiamo deciso di farlo e casualmente è coinciso con la sera di Varese-Milano». Un momento emozionante, soprattutto per lui, che probabilmente a distanza di vent’anni non si attendeva un ritorno così, con tanto di striscione: “Bionda o castana? Meglio Morena”. Una serata da incorniciare: «Grazie ad un amico di Varese, Alessandro Cremona, che ho conosciuto ad Ostuni e che ogni volta che ci incontravamo mi chiedeva di tornare a Masnago, perché conservavano un grande ricordo di me. Ho così deciso finalmente di tornare su. Grazie ai social, spesso ricevo messaggi d’affetto da qualche tifoso, ho approfittato anche del compleanno di mio figlio per fare questo viaggio da Ostuni, dove vivo ora. Ed è stata davvero una serata emozionante, c’era una bellissima atmosfera e soprattutto non mi aspettavo questa accoglienza. Oltre allo striscione, anche lo speaker mi ha annunciato a tutto il palazzetto ed è nato un applauso generale molto bello». Tornare a Varese è stata anche l’occasione per rivedere qualche vecchio amico: «Sì, ho potuto rivedere un po’ di persone a cui ero rimasto legato, su tutti Toto Bulgheroni ma anche Sandro Galleani, mi ha fatto molto piacere». I ricordi che lo legano a Varese sono forti, indimenticabili: «Dal punto di vista storico è stato il club più importante in cui ho giocato, il più prestigioso in assoluto. Per molti motivi, a livello di vittorie in Italia ed in Europa, ma non solo. Ho giocato a Varese due anni bellissimi, fu la mia prima grandissima esperienza, mi affacciavo per la prima volta alla Serie A e alle coppe europee. Poi di quell’esperienza non posso che portarmi dietro per sempre la Macamorena, davvero un coro da pelle d’oca».

Domenica era anche la notte di Varese-Milano, per cui chiediamo a Mimmo Morena di darci il suo punto di vista sulla partita: «Ho visto una Varese che ha giocato molto bene, però a sprazzi. E contro la Milano di oggi non è sufficiente, purtroppo. Ha avuto due fiammate importanti che le hanno permesso di rientrare in partita, però l’Olimpia ha una rotazione più lunga ed un’esperienza maggiore. E si è vista la differenza nei momenti chiave, perché Milano ha giocato molto più tranquilla. Ho visto comunque una bella partita, profondamente diversa rispetto a quando giocavo io. All’epoca c’erano otto italiani e due americani, oggi forse è il contrario ma va bene così».

La Varese vista domenica sera ha le carte in regola per salvarsi? «Io sono convinto che ce la possa fare. Ha un roster che non ha nulla da invidiare alle altre squadre che sono più in alto in classifica. Poi capita che si parta con un proposito e questo non si verifichi, perciò viene meno la fiducia. Sono convinto che, continuando a lavorare, dopo la Coppa Italia vedremo un girone di ritorno positivo per Varese, da salvezza. Anche perché Caja, che mi ha allenato per qualche mese a Napoli, è un allenatore che conosce la pallacanestro come pochi ed è il migliore nell’arrivare in corsa e mettere le cose a posto. E con lui c’è anche Vanoncini, che sempre a Napoli fu assistente di Mazzon per una stagione intera. Ho un bel ricordo di entrambi».

Dopo aver appeso le scarpette al chiodo a fine stagione scorsa….«no in realtà sto giocando ancora. Quella doveva essere l’ultima stagione, ma mi sono lasciato convincere ancora ed ora sto giocando in Serie D nel Cus di Bari, con tanti giovani under che hanno bisogno di un uomo di esperienza. E questa sì, dovrebbe essere la mia ultima stagione. Però manteniamo il condizionale, perché stare lontano dal basket non è facile».