«Antonio Rosati ha solo speso una parola a favore di Varese e del Varese»

Il comunicato di Stefano Amirante, legale di Antonio Rosati, chiamato in causa dai soci del Varese Calcio durante la conferenza stampa di oggi, giovedì 23 gennaio

Con questo comunicato l’avvocato Stefano Amirante ha voluto chiarire la sua posizione e quella del suo assistito Antonio Rosati, chiamato in causa dai soci fondatori nella conferenza stampa di questa mattina al Franco Ossola.

In merito a quanto emerso in occasione dell’odierna conferenza stampa tenuta da Gabriele Ciavarrella presso lo stadio Franco Ossola di Varese si precisa quanto segue:
Il sottoscritto avv. Stefano Amirante, dopo aver partecipato attivamente alla “ripartenza” del calcio a Varese curando (a proprie spese, anche vive) l’affiliazione della società di cui in oggetto alla Federazione Italiana Gioco Calcio e dopo aver contribuito al recupero delle coppe e dei trofei poi donati alla medesima società, la scorsa estate,

messo a conoscenza dei problemi economici in cui versava il Varese Calcio da parte del Presidente del Consorzio avv. Giuseppe Armocida, si era attivato per trovare imprenditori interessati ad intervenire economicamente.
La ricerca aveva dato esito positivo ed avevo quindi, su mandato fiduciario degli stessi, iniziato a trattare per l’eventuale loro ingresso nella società con quota maggioritaria. Quando pareva si potesse trovare un accordo, che peraltro prevedeva la permanenza dei soci fondatori nella compagine sociale, ci fu un repentino cambiamento della situazione coincidente con l’evidenziarsi della figura del futuro nuovo socio di maggioranza Paolo Basile. Le persone da me contattate erano imprenditori che avevo potuto conoscere durante il mio incarico nell’ambito del Varese 1910, ma fra di essere non vi era né del resto poteva esserci (viste le note vicende giudiziarie che ben conosco in quanto difensore di fiducia dello stesso), Antonio Rosati.
Alcuni mesi dopo sono stato quindi contattato da Gabriele Ciavarrella il quale, dopo avermi detto di non essere stato messo a conoscenza di quanto accaduto nel corso dell’estate, mi chiedeva se avessi o meno la possibilità di recuperare la disponibilità di imprenditori interessati a farsi carico della pesante situazione del Varese Calcio. Mi rendevo quindi disponibile a rivalutare tale ipotesi nel corso di un incontro avvenuto nello studio dell’avv. Giuseppe Armocida.
Si provò a delineare due ipotesi di soluzione e si decise di aggiornare la cosa a dopo la soluzione della complessa situazione societaria. Anche in quell’ambito chiarii che gli imprenditori interessati, attigui al mondo del calcio dai tempi del Varese 1910, erano persone di sicura affidabilità riservandomi di rivelarne l’identità al momento della trattativa concreta che non poteva prescindere da una precisa quantificazione della situazione debitoria della società.
Da allora ho avuto occasione di sentire brevemente Gabriele Ciavarrella a telefono per un rapido aggiornamento.
Solo in data odierna sono stato contattato dall’avv. Giuseppe Armocida per un veloce incontro in cui mi si è rappresentata la diversa volontà di cercare investitori e non imprenditori che subentrassero nel controllo della società. Dato che questa condizione non era in linea con quanto auspicato dalle persone che rappresento ho risposto immediatamente che non vi era alcuna possibilità in tal senso.
In tutto questo tempo non ho mai avuto l’occasione di parlare, neppure una volta, con Paolo Basile né mi è mai parso necessario farlo facendo riferimento a quanto mi veniva rappresentato da parte dei miei interlocutori.
Nell’ambito di tutto quanto riportato Antonio Rosati non ha avuto altro ruolo che quello, semmai, di spendere una parola a favore di Varese e del Varese con chi era chiamato a investire denaro per recuperare una situazione che, ormai è notorio, è estremamente difficile e che rischia di cancellare il calcio da Varese. Escludo nel modo più assoluto che lo stesso abbia incontrato chicchessia in questo periodo in quanto impegnato in questioni di ben altra importanza.
Dispiace oggi quindi leggere quanto detto da Gabriele Ciavarrella nell’ambito di una, mi si permetta il termine, “bega societaria” che non solo non riguarda me né tantomeno il mio amico e assistito Antonio Rosati, ma che non fa altro che aumentare il dispiacere per quanto sta accadendo da qualche anno a questa parte intorno al calcio a Varese.
Apprendo però che la mia proposta “non sarebbe stata neppure presa in considerazione” e di questo ringrazio per la chiarezza, a lungo attesa, ma ora cristallina.
Tanto si doveva per dovere di chiarezza”.