«C’era tutto il tempo per programmare. Ma servono competenza e conoscenza»

Capelloni “vede” la serie D con il Crema. Ma il Varese è nel cuore: «Ciò che sta accadendo mi fa soffrire»

Sono passati diversi mesi ma la ferita è ancora parzialmente aperta. Daniele Capelloni è vicino a vincere il suo secondo campionato consecutivo in Eccellenza: dopo aver dominato con il Varese, il centrocampista bresciano e Carmine Marrazzo sono in testa al girone B lombardo con il Crema, a +7 sulla seconda. Per il “Cape”, dunque, è vicino un altro successo con finestra sulla serie D dopo quello in biancorosso della stagione scorsa.


Mi auguro di sì, a me piacerebbe rimanere. Ma sappiamo bene che nel calcio nulla va dato per scontato…

Sì, sento ancora tantissimi tifosi, mi informo anche tramite Facebook. Sono rimasto un tifoso dopo la scorsa meravigliosa stagione. Al cuore non si comanda: continuerò sempre a fare il tifo per il Varese.


No, assolutamente. E dal mio punto di vista è incredibile osservare ciò che sta capitando. Lo vivo da lontano, ma mi sento ancora un tifoso, quindi fa male. Dopo ciò che era successo a giugno, con l’esonero di Melosi, pensavo che le cose si fossero stabilizzate. Invece non si era stabilizzato nulla. E ripeto, è incredibile il patrimonio che si era creato e che si poteva portare avanti. Purtroppo nel calcio però tante persone non la vedono come andrebbe vista. E comunque nel calcio dovresti lavorare solo se hai competenza e conoscenza; e soprattutto se lo hai già fatto.

Il fatto che qualunque squadra un anno fa avrebbe voluto essere nei panni del Varese: vinci il campionato con tre mesi di anticipo, quindi hai tutto il tempo e lo spazio per poter programmare, trovare risorse, sponsor, andare in giro a vedere i migliori giocatori. È impensabile trovarsi in difficoltà ora.

Spero e mi auguro che il Varese possa ritrovare il passo per puntare alle categorie in cui merita di stare. Sta giocando in un girone in cui sembra ci sia la gara a non vincere, a Brescia lo chiamiamo “ciapa no”. I risultati danno ancora speranza al Varese ed io sono felice se dovesse realmente farcela.


Non sono una persona presuntuosa, ma con il cuore e con la voglia avrei potuto far parte di questo gruppo. Però quando c’è qualcuno che inizia ad insistere nel dire che “Capelloni non può fare la serie D”, è possibile che influenzi tutti. Alla fine, ciò che è stato fatto dopo non mi sembra che abbia portato a grandi differenze, quindi chi ha fatto certe scelte è giusto che si faccia qualche domanda.

In realtà sto ancora aspettando la telefonata in cui mi viene detto che non sono stato confermato. Sono stato cacciato via ma ci sta, si fanno delle scelte e vanno rispettate. Sono andato in una società che voleva vincere subito e ci stiamo riuscendo. Se non mi terranno nemmeno qui, andrò a cercare qualcun altro. Purtroppo non siamo professionisti e noi giocatori, tra i dilettanti, siamo in balìa di chi decide.


Perché sono sempre stato me stesso, non ho dovuto compiacere nessuno, mi sono sempre comportato in maniera corretta. A confermarlo sono gli stessi tifosi, che mi scrivono spesso, che anche a distanza mi fanno sentire il loro affetto. Sono venuti in più di 50 a vedere me e Marrazzo a Besozzo e a Rho: se due giocatori in Eccellenza lasciano questo ricordo, significa che qualcosa di buono devono averlo fatto, no?

Sento spesso Melosi, il suo vice Belotti, il preparatore dei portieri Bianchi, il grande Ciro Improta; poi chiaramente Marrazzo che gioca con me, ma anche Mavillo Gheller.

Di certo la tranquillità viene meno, ti porta un po’ più di nervoso e iniziano a tremarti le gambe anche nel fare un semplice passaggio a tre metri; tutto ciò viene accentuato dal fatto che ti chiami Varese, magari in una Pro Settimo qualsiasi non pesa così tanto una situazione del genere, perché ci sono 200 tifosi e non 1500. Poi mi chiedo, sarà sempre colpa degli allenatori? In nove mesi, siamo al quarto allenatore. E chi si prende la responsabilità di aver fatto determinate scelte? Io da tifoso esterno del Varese, qualche domanda me la faccio.