«Charlie sorriderà e il Poz piangerà»

Sandro Galleani racconta l’incontro-scontro di domenica a Venezia tra i suoi Recalcati e Pozzecco. «I giocatori, stranieri in prima fila, hanno tolto le colpe che il coach s’era addossato. Prendendosele»

Un’emozione incredibile, per una sfida fra coach che fino a qualche anno fa nessuno si sarebbe mai aspettato di vedere andare in scena: Gianmarco Pozzecco contro Charlie Recalcati. È Sandro Galleani, storico fisioterapista della Pallacanestro Varese e della Nazionale, nonché attuale addetto agli arbitri biancorosso, a vivere in anteprima per noi l’atteso confronto fra l’allievo e il maestro di domenica alle 19 al Taliercio, fra la Reyer Venezia e la Openjobmetis (diretta tv su Rete 55, canale 16 del digitale).

Strano, bello, curioso. Soprattutto perché in passato non avrei mai immaginato di vedere un giorno Gianmarco calato – e così bene come lo sta facendo – nelle vesti di allenatore.

Con la stessa, enorme partecipazione, anche se sono convinto che la lasceranno trasparire in maniera diversa.

A Pozzecco potrà sicuramente scappare qualche lacrima: è un ragazzo di una sensibilità estrema e non esagera mai nel rivelarla, perché è semplicemente fatto così. Anzi, non mi stupirei se dovesse riservarci qualche numero speciale.

Carlo probabilmente saprà mascherare di più, sorridendo anziché piangere. Ma dentro di sé vivrà emozioni fortissime, felice – come ogni maestro – che il suo allievo abbia seguito le sue impronte e desideroso che un giorno il giovane possa persino superarlo, anche se ovviamente spererà che non sia già questa l’occasione. Mi aspetto un abbraccio forte fra loro al momento dell’ingresso in campo, a testimonianza dell’affetto sincero che li lega da sempre.

Dall’intelligenza e dalla professionalità che li accomuna. E dalla stima e della riconoscenza reciproca, rimasta immutata anche a fronte di situazioni e scelte per le quali è capitato loro di trovarsi necessariamente su fronti opposti.

Sì. A Gianmarco in carriera è capitato a volte di farsi male da solo, pagando di tasca sua per certe estremizzazioni. Fu escluso da Tanjevic per la rassegna continentale di Parigi, nel 1999, e poi da Recalcati quattro anni dopo. Una decisione che Carlo prese certamente soffrendo, nell’interesse della squadra. Ma…

Ma proprio sulla base della grande intelligenza di entrambi, nulla impedì l’anno dopo, nel 2004, al commissario tecnico di tornare sui suoi passi e all’atleta di mettersi a disposizione con la massima umiltà, per quello che è stato poi il grande cammino azzurro di Atene, fino all’argento olimpico.

Se Mrsic era in quella squadra il braccio destro di Recalcati, Gianmarco non poteva non essere considerato il braccio sinistro: come regista, impersonificava il ruolo dell’allenatore in campo e Carlo gli dava tutto lo spazio, quando il Poz dimostrava di meritarselo.

Gianmarco ha preso qualcosa da tutti i coach più importanti che ha avuto, come Carlo, ma anche Tanjevic e Rusconi. Con tutti e tre gli è capitato di scontrarsi, ma di tutti e tre oggi ha grande stima. Perché il Poz giocatore voleva soprattutto divertirsi, interpretando il basket come un gioco. E ora invece…

Tutto ciò che all’epoca Gianmarco viveva come un’imposizione, oggi, grazie alla sua intelligenza, lo reinterpreta e lo rivive come una grande lezione. Quella lezione che ora sta trasmettendo ai suoi ragazzi, i quali stanno dimostrando di poterla recepire con grande semplicità.

Assolutamente no. E non perché Gianmarco dimenticherà quanto accaduto, ma perché saprà trarne spunto per una crescita personale. Ma in questo episodio, e in quello che ne è conseguito, c’è davvero qualcosa di straordinario…

Che siano stati i giocatori, con gli stranieri in prima fila, a correggere Pozzecco sulla sua assunzione di colpa: quel ribadire, da parte degli atleti, che all’interno di una famiglia si vince e si perde tutti insieme e non c’è mai un solo artefice o responsabile. È qualcosa che a me mette la pelle d’oca ed è esattamente la magia di Gianmarco: è questo il meccanismo attraverso il quale si può ottenere davvero il massimo.