Contatto tra i tifosi a partita iniziata. Cinque minuti di follia rovinano tutto

Spintoni, calci, cinghiate: una ventina gli ultras coinvolti, poi la polizia riporta la calma. Condanna unanime

Avrebbe potuto essere uno spettacolo: entusiasmo in tribuna e nei distinti, settore ospiti aperto ai tifosi del Como. E a dir la verità lo è anche stato: 2500 tifosi a Masnago per un derby che mancava da 7 anni, con la società biancorossa (e Paolo Basile) che ha fatto di tutto perché si potesse giocare a porte aperte e non meritava quanto accaduto.

Purtroppo, cinque minuti di inutile violenza rischiano di fare più notizia rispetto a tutto il resto, come spesso capita in queste occasioni. È il quarto d’ora quando pochi rappresentanti delle due frange ultras – già entrati con un po’ di minuti di ritardo per gli ineccepibili controlli fuori dallo stadio – decide che è il momento di rovinare la festa a tutti gli altri. Il teatro dello scontro è il settore vuoto tra i distinti e la curva sud: un tifoso del Como avrebbe aperto le “ostilità” arranmpicandosi sulle transenne e saltando nella spazio cuscinetto tra curva sud e popolari. A quel punto una ventina di ultras di entrambe le squadre lo avrebbe seguito.

Le due tifoserie sono entrate in contatto per qualche minuto tra spintoni, calci e si parla anche di cinghiate, tra l’altro con lancio di fumogeni e petardi nello stadio. L’intervento degli agenti della polizia di Stato ha sedato i tafferugli rapidamente. Nessuno dei coinvolti ha fatto ricorso a cure ospedaliere. Nessuno dei coinvolti è stato accompagnato in Questura per essere identificato sul momento.

È possibile che la scelta abbia voluto evitare di esasperare la tensione. Nei prossimi giorni molto probabilmente i protagonisti di quello che in molti hanno definito «uno spettacolo indegno» saranno identificati attraverso i filmati registrati dalle forze di polizia. Si deciderà a quel punto quali provvedimenti adottare a loro carico.

Durante il tafferuglio l’arbitro ha fermato la partita per 4-5 minuti: i giocatori restano in campo, il resto dello stadio segue con disgusto il teatrino che si consuma nel tempo dell’arrivo della polizia. Il gioco riprende dopo cinque minuti e da quel punto in avanti non si verificano ulteriori scontri dentro lo stadio e nemmeno fuori, con Carabinieri e Guardia di Finanza a perfetto presidio di ogni possibile via di contatto tra i facinorosi.

Nel dopopartita la condanna è unanime a partire dal neo presidente del Como, Massimo Nicastro, che riassume nel modo migliore quale sia il tifo gradito e piacevole e quale invece quello inutile e dannoso per il calcio: «Il tifo verbale, anche colorito, è positivo; venire alle mani, invece, assolutamente no. Queste cose non devono accadere, è una brutta pagina. Di certo in quel settore, se si sospettava che potesse avvenire qualcosa, servivano dei poliziotti. Non credo comunque ci sia stata carenza di controlli, visto che i nostri tifosi sono entrati a partita già iniziata». Sulla stella linea l’allenatore del Como, Antonio Andreucci: «Quando si supera il limite dispiace sempre: noi veniamo per giocare a calcio, è stata una partita vibrante, e lo spettacolo dovrebbe essere sempre e solo in campo. Non certo fuori, dove tra l’altro non è stato nemmeno un bello spettacolo».

Netta e chiara anche la posizione dell’allenatore del Varese, Salvatore Iacolino: «Gli scontri? Vi prego, non fatemi commentare certe cose. A me interessa la partita».

Il Varese, suo malgrado, aspetta oggi le decisioni del giudice sportivo: sarà il referto arbitrale a dettare gli eventuali provvedimenti (squalifica del campo compresa).