«Da Caravaggio fino all’Olimpico: 12 anni d’amore»

Il viaggio di Pietro Frontini, a fianco del Varese: «A Lodi non c’era il parcheggio, ed esordì Luoni. La favola della prima in B con il 2-1 al Torino»

Il Varese torna ad allenarsi questo pomeriggio (ore 15) al Franco Ossola e per augurare un 2016 ricco di soddisfazioni alla squadra abbiamo voluto incontrare Pietro Frontini, dirigente accompagnatore che, da più di dieci anni, incarna tutti i valori della storia biancorossa. In queste stagioni ha visto quasi tutte le partite del Varese, ed è stato sempre presente anche in trasferta. Oggi gli chiediamo di citare 15 stadi che meritano di essere ricordati.

«La prima partita ufficiale del Varese 1910 era andata in scena nell’estate del 2004, in Coppa Italia, sul campo del Caravaggio. Non sapevamo dove fosse di preciso il campo e ci fermavamo per chiedere informazioni agli abitanti del paese bergamasco che non sempre avevano le idee chiare. Alla fine lo abbiamo trovato ma era ancora chiuso e abbiamo dovuto aspettare che un addetto arrivasse per aprirci. Poi, quando l’arbitro ha fatto l’appello, abbiamo scoperto che non c’erano i guardalinee e dunque un dirigente per squadra doveva prendere la bandierina e mettersi su una delle due fasce. Per noi l’aveva fatto Mario Maternini e siccome pioveva si teneva l’ombrello in mano e nell’altra la bandiera. Alla fine avevamo perso 3-0».

Il campionato di Eccellenza era incominciato a Parabiago, dove il Varese aveva vinto 2-1 ma Frontini ricorda un’altra trasferta: «A vincere quel torneo fu il Fanfulla che ci mise alle spalle già alla quarta giornata, quando ci aveva battuto 3-0. A Lodi, in uno stadio dal glorioso passato, non c’era neppure il parcheggio per il nostro pullman. Ci siamo dovuti fermare sulla strada per scaricare le borse dei ragazzi. Ricordo una sconfitta pesante ma anche l’esordio di un giovanissimo Luoni, subentrato per sostituire l’infortunato Branchetti».

La prima esperienza in Eccellenza non era stata facile come quella che sta vivendo adesso il Varese, in testa alla fine del girone di andata con 11 punti di vantaggio sulle seconde (Verbano e Arconatese). Per salire in Serie D, ai biancorossi era servito un ripescaggio. Il campionato nella categoria superiore, avuta in regalo, era incominciato a Giaveno, con un pareggio 0-0. E Frontini ricorda bene quella giornata: «Era l’11 settembre del 2005 e prima della partita c’era stato un forte temporale che aveva allagato campo e spogliatoi. Tutti pensavamo in un rinvio ma l’arbitro aveva deciso di aspettare e ritardare il fischio d’inizio. La gara finì 0-0 e al 35’ del secondo tempo nel Varese debuttò Franco Lepore».

Neppure un mese dopo il Varese aveva ottenuto un altro pari – questa volta 1-1 – in casa del Savona. Ma la partita si era giocata a Loano, dove le due tifoserie si erano fatte sentire. «Fin troppo – ricorda Frontini – perché il nostro allenatore Devis Mangia ricorda ancora di essere stato colpito quel giorno da tanti sputi».

Calcio è un comune di 5.423 abitanti della provincia di Bergamo. Nel 2005-2006, la squadra di questo paese contendeva il primato in Serie D ai biancorossi: «L’Uso Calcio ci aveva battuto 1-0, con un gol di Tarallo. Ricordo un campaccio e una tribuna stampa, che assomigliava più a un container, dalla parte opposta alla gradinata e decentrata rispetto al centro del campo».

Al ritorno il Varese batté 5-1 l’Uso Calcio e dunque poté festeggiare la promozione in C2, arrivata il 9 aprile del 2006, alla trentunesima giornata con il 3-3 in casa della Castellettese: «Come dimenticare Castelletto Ticino… È stata una grande festa. I campi che ho citato finora ricordano molti che ancora oggi incontriamo quando andiamo in trasferta. E il nostro allenatore non si stufa di ripetere ai suoi che il campionato di Eccellenza non è vinto. C’è tutto un girone di ritorno da giocare con la massima attenzione». L’avvertimento di Frontini è saggio e noi incrociamo le dita sperando che il Varese possa passare dagli attuali campi ai grandi stadi in cui era abituato ad andare fino a poco tempo fa.

Un’altra trasferta seducente, che Frontini ricorda volentieri, era andata in scena in Liguria, a Sanremo, il 18 febbraio del 2007, nel corso di un anonimo campionato di C2: «Avevamo pernottato al golf di Sanremo e poi eravamo scesi verso il mare e la città, trovando subito lo stadio dove era arrivato anche Riccardo Sogliano, all’epoca ancora nostro patron».

Per festeggiare la promozione in C1, che nel frattempo ha cambiato nome in Prima Divisione, il Varese deve aspettare il ritorno di Beppe Sannino. Il 10 maggio del 2009, i biancorossi strappano l’1-1 in casa dell’Alto Adige che permette alla squadra di continuare la loro corsa in testa al campionato: «A Bolzano ero in tribuna, insieme a Sannino, espulso, e al nostro d.s. Sean Sogliano. L’abbraccio con loro dopo il gol nel finale di Alessandro Bernardini lo porto ancora nel cuore».

La strada per la B, riconquistata nel 2010, dopo 25 anni, passa anche da Benevento: «In uno stadio con doppio anello, che sembra da Serie A, abbiamo pareggiato la semifinale di andata dei playoff: 2-2 essendo stati sempre in vantaggio e primo passo vero la B».

«Il ritorno in B nella categoria superiore non poteva incominciare meglio: 2-1 all’Olimpico nella sera del posticipo. Una favola».

«Trasferta col Portogruaro in uno stadio che davanti agli spogliatoi ha una hall da hotel cinque stelle. Si saliva in tribuna con l’ascensore. Il Friuli è un gioiello dove mi piacerebbe tornare a giocare».

«La semifinale di ritorno per la A ci ha portato a Verona. L’arrivo al Bentegodi ci ha fatto capire l’atmosfera: il nostro pullman aveva davanti migliaia di tifosi gialloblù che ci fischiavano. All’uscita, con la qualificazione in mano, abbiamo dovuto aspettare un bel po’ perché i tifosi di casa erano inferociti».

«Il Luigi Ferraris ha un fascino particolare. Sembra una scatola al cui interno ci sono gli spettatori subito sul campo. Nella finale di andata per la A con la Sampdoria non meritavamo di perdere».

«Trasferta che ci ha riservato molti confort. Attaccato allo spogliatoio c’era un salottino con scrivania, televisione e poltrone. Ho potuto scrivere la formazione del Varese da consegnare all’arbitro comodamente». La partita era finita 0-0.

«L’ultima grande trasferta in Coppa Italia, contro la Lazio all’Olimpico. E io da dirigente ero partito a Caravaggio. Spero tanto di tornare a giocare a Roma».