Difficile, non impossibile. I motivi per cui si può fare

Ecco perché credere nella salvezza non è roba da sognatori e folli. Con l’infortunio del capitano finiti gli alibi, la scossa dei senatori

Ho cinque buoni motivi per credere nella salvezza del Varese. 1) L’arrivo di un nuovo allenatore – come Bettinelli l’anno scorso dopo Sottili e Gautieri – genera spesso una scossa positiva che produce entusiasmo nei giocatori.
Tra chi ha avuto poco spazio, tra chi ne ha avuto tanto (magari pure troppo) ma vuole continuare ad essere protagonista.

Dopo le sette sconfitte di fila con Sottili in panchina, nessuno pensava che il Varese si potesse salvare. Con Bettinelli e Pavoletti avvenne il miracolo. La storia può ripetersi.

2) L’arrivo di Davide Dionigi poi produrrà una rivoluzione tecnico-tattica davvero storica per il Varese. Dopo stagioni e stagioni di 4-4-2 – con la breve parentesi del 4-3-3 di Gautieri – si virerà sulla difesa a tre. O a cinque. Meglio? Peggio? Non c’è uno schema di gioco migliore di un altro.

Lo schema va semmai adattato ai giocatori della rosa che un allenatore ha a disposizione. Non farlo è quantomeno sinonimo di testardaggine. Dionigi non ha nemmeno escluso di variare l’impianto di gioco a seconda degli avversari e nel corso della stessa partita. Se i giocatori lo seguono, è sintomo di intelligenza e sagacia tattica.

3) Non so se e quanto con Dionigi giocheranno Corti e Zecchin, i pretoriani di Bettinelli. So che, al pari di Neto, sono persone per bene prima che ottimi calciatori. E spero capiscano che – ora più di prima – dovranno mettersi a disposizione anima e corpo del nuovo allenatore non in quanto tale. Ma in quanto strumento scelto dalla società per centrare l’obiettivo finale con la O maiuscola. Non voglio nemmeno prendere in considerazione l’idea contraria. E non voglio nemmeno prendere in considerazione l’idea che gli altri big (Rea, Borghese, Blasi, Fiamozzi etc etc) non si fondano in un corpo unico con il loro nuovo allenatore.

4) Alla fine del campionato mancano 80 giorni e 14 partite. In cascina il Varese ha 27 punti, conteggiando anche l’ultimo di penalizzazione che arriverà. Dietro di sé ha una sola squadra, il Brescia – sempre considerando la penalizzazione che prima o poi arriverà anche per la squadra di Calori. Da qui alla fine, insomma, serviranno 23 punti al Varese per potersi salvare.

Forse qualcuno in meno, visto che nel 2014 ne bastarono 47 al Cittadella per evitare i playout. Nel 2013 ne bastarono 48 al Lanciano, come per il Livorno nel 2012. Sette vittorie ed un paio di pareggi. Oppure sei successi e quattro-cinque pareggi. Difficile, ma non impossibile. Dodici mesi fa il Cittadella (penultimo) si salvò facendo 24 punti nelle ultime 14 giornate. Due anni fa alla Reggina ne bastarono 19 per sfuggire allo spareggio. Cittadella e Reggina. Il primo avversario e l’ex squadra di Dionigi. Che scherzi fa il destino.

5) L’assenza di Neto Pereira sarà paradossalmente un vantaggio. Perché gli altri giocatori non avranno più alibi e dovranno buttarsi a capofitto nella mischia. Tutti dovranno dare il 200% anche per chi – a 36 anni suonati – ha giocato un mese con un piede rotto. Per la squadra, per la società, per la città.

Tutti, se necessario, dovranno uscire da Masnago con le lacrime agli occhi. Come Neto. E tornare allo stadio il giorno dopo con le stampelle tra le mani. Come Neto. Per loro stessi, per la squadra, per la società, per la città. E anche per Neto.