Dite chiaro il progetto. Per ora pare solo un casino

Il commento di Gabriele Galassi

Due (quasi tre) allenatori, due (o forse tre) direttori sportivi, il sogno Lega Pro che torna ad essere la realtà serie D, Marrazzo no ma invece sì. La rivoluzione, che alla fine c’è stata come vi raccontiamo in queste pagine, per ora è assomigliata solo a un gran casino. Dal 20 di marzo, giorno in cui il Varese Calcio – rinato di passione e varesinità, di grandi sogni ma con visioni reali – ha conquistato sul campo la sua serie D,

è successo tutto e il suo esatto contrario. Pronto Iacolino e il suo eccellente curriculum e palmares in categoria, si è tornati alla grinta di Melosi. Il divorzio da Scapini e la fiducia a Merlin. Il no a Vavassori e l’aiuto di GaGà Milano con un quarto socio svelato solo ieri. Il sogno Lega Pro, difficile e arenatosi subito sul regolamento, ma comunque inseguito fino al giorno precedente all’apertura ufficiale del mercato. Ora il taglio di Melosi e il ds Merlin in bilico – ma da quanto percepito in conferenza stampa prossimo, anche lui, ad essere salutato: vedremo -. Sullo sfondo il presidente dello Sporting Bellinzago Antonio Massaro, con cui è difficile pensare che i discorsi si siano chiusi con un «è stato bello, arrivederci» dopo il tentativo di salire tra i professionisti in tandem: uno sfondo rimasto oggi in sospeso ma che, per logica, dovrebbe e potrebbe avere un futuro (se così fosse, il primo passo potrebbe essere affidarsi come ds a Domenico Cicciù. L’alternativa potrebbe invece essere una soluzione interna con più protagonisti al lavoro). La società giura di avere un progetto, di cui al momento si è solo vista la parte distruttiva (necessaria? Dopo un anno indimenticabile come quello passato, la prima risposta non può che essere “no”). Fatte le scelte, ora non si può più rimandare il momento della costruzione. Da fare con la massima trasparenza e chiarezza (e pure con un po’ di fretta). Il beneficio del dubbio si può concedere, altrettanto si può accettare un’opinione, pur contraria: i dubbi sono molti, ancor di più le scelte (anche quelle che, presumibilmente, arriveranno a breve: il terremoto ha sempre un ultimo picco) difficili da comprendere se non – alcune – impossibili da condividere. Noi siamo qui, aperti al confronto ma rigidi nella difesa dell’unico, vero patrimonio di questa società: i tifosi, che oggi più che mai si chiedono cosa stia succedendo. E che, memori del passato, pretendono una sola cosa: parlate chiaro.