«Emozioni e storie, la mia Tre Valli»

Ivan Basso martedì sarà per l’ultima volta sull’ammiraglia della Tinkoff. Poi, si aprirà un altro ciclo

La Tre Valli Varesine, per Ivan Basso, ha sempre un sapore speciale, perché è la corsa di casa. Quest’anno per “Ivan il terribile”, sarà un’edizione quantomeno speciale: lo vedremo al comando dell’ammiraglia Tinkoff e per lui sarà l’ultima apparizione con questa squadra, prima del passaggio alla Trek-Segafredo per la prossima stagione. Le emozioni relative ad un ciclo che si chiude potrebbero essere molteplici, lui ce le riassume così: «Gli uomini di sport sono abituati ad aprire e chiudere cicli,

è un continuo cambiare di emozioni. Il mio lavoro porta emozione, sempre. Sapevamo già da mesi che questa sarebbe stata l’ultima stagione con Tinkoff, e ci siamo preparati. Più che altro, dunque, c’è gratitudine nei confronti del nostro presidente: Oleg è un personaggio che ha dato tanto a noi ed al ciclismo. Io personalmente non posso che ringraziarlo per le tante cose che questa squadra mi ha dato in due stagioni».

Come anticipato, dal 2017 lo aspetta un nuovo progetto con l’effige della Trek-Segafredo, formazione in cui ritroverà Alberto Contador. Ivan andrà ad occupare un ruolo importante nella crescita dei giovani: «Il legame con Alberto ha avuto un ruolo fondamentale in questa vicenda, però i punti di contatto erano diversi: il progetto giovani su cui andrò a lavorare, la possibilità di tornare a lavorare con il Centro Mapei dopo gli otto anni da corridore, la presenza di Luca Guercilena, una delle persone più vicine ad Aldo Sassi, ma anche del dottor Squinzi e del signor Zanetti. Tutto questo mi ha portato ad accettare con entusiasmo un’offerta molto bella. A differenza di questa mia prima stagione da dirigente, qui avrò un’area di competenza con piena responsabilità, che è il reparto giovani. In autunno verranno strutturati i vari gruppi sotto osservazione, ciascun gruppo avrà un responsabile che farà dei report a me, e di conseguenza io alla squadra».

Nelle idee di Ivan, le priorità per la crescita di un giovane corridore sono ben stabilite: «Nel valutare un giovane, a mio parere ci sono due concetti fondamentali: il comportamento e la continuità. Sul primo punto, i ragazzi devono avere rispetto della squadra, degli allenamenti, del materiale, un comportamento esemplare. Per la continuità, non serve uno che vada forte tre volte all’anno, ma per assurdo vada piano tre volte all’anno. Mi spiego: serve andare forte, quindi regolarità e capacità di mantenere nel tempo la propria forma. Vi faccio un esempio su tutti: Edward Ravasi è un atleta molto silenzioso ma allo stesso tempo molto efficiente. Si allena tantissimo, è serio e va forte sempre. Il prototipo di atleta che ogni dirigente di settore giovanile vorrebbe. La prima valutazione dunque è comportamentale, poi comunque ci sono io quando un atleta ha bisogno di aiuto».

La Trek-Segafredo permetterà ad Ivan di tornare a lavorare con il Centro Mapei che fu fondamentale, specialmente nella figura di Aldo Sassi, nella seconda parte della carriera del cassanese: «Non mi sono mai staccato in realtà dal Centro Mapei, è rimasto un bel rapporto umano con loro. Negli ultimi anni la Trek, come tante altre squadre tra i professionisti, giustamente ha cercato di avere tutti i corridori sotto la lente d’ingrandimento del Centro Mapei, e credo sia la cosa migliore che il mondo del ciclismo potesse fare. Per me ripartire con loro è bellissimo, per rivivere nuovamente quel mondo che per otto anni mi ha accompagnato. Sono molto contento per questo, ma lo sono ancora di più per quei giovani che inizieranno la loro carriera seguiti dal Centro Mapei».

Alla Trek, Ivan formerà una coppia di varesini particolare ed inedita, assieme ad Eugenio Alafaci: «Ci siamo parlati qualche giorno fa, siamo amici al di là del discorso Trek-Segafredo. Ho sempre coltivato una simpatia importante verso i corridori locali, specialmente per un ragazzo come lui che ha i requisiti dell’atleta esemplare, sia comportamentali che di rendimento. In questi anni è stato bravo a ritagliarsi un ruolo fondamentale nel ciclismo moderno, ossia l’appoggio ad un capitano come Nizzolo. Ad un occhio poco attento magari sfugge, ma dietro ogni successo di Nizzolo c’è lo zampino di Eugenio. Quindi bravo, perché ha capito ciò che può fare e lo fa con regolarità».

Torniamo in ambito Tre Valli Varesine, perché Ivan prenderà parte anche alla Granfondo: «L’evento per me è molto più che ciclistico, porta lustro alla provincia ed al territorio. Ha valenza sociale, turistica, territoriale, e la risposta del pubblico è stata fantastica. Un evento del genere rende ancora più speciale la corsa del martedì, che negli anni ha saputo portare in alto il nome di Varese. La Granfondo unisce professionisti del mestiere ad amatori, è bellissimo». A fare da contraltare, ci sono le solite stucchevoli polemiche che accompagnano la corsa: «Ho la fortuna di conoscere molti amministratori locali: il fatto di proporre iniziative porta sempre ad avere pareri favorevoli e contrari, ma dando retta a tutti si rischia di restare immobili. Anche perché chi critica spesso pretende anche. Io mi tengo molto strette le persone che propongono, perché vengono criticati ma sanno anche ascoltare le critiche con intelligenza e farne qualcosa di costruttivo».