Eugenio Alafaci pedala per papà: «La sua vittoria è la mia carica»

Giro d’Italia - Il padre del 25enne di Carnago, unico varesino al via, ha ufficialmente sconfitto un tumore

Eugenio Alafaci, 25enne carnaghese, è al terzo Giro d’Italia consecutivo e per lui ormai la corsa rosa è una piacevole consuetudine. La sua è una preparazione che dura ormai da mesi, per arrivare al massimo delle forze oggi, giorno in cui la corsa rosa prende il via da Apeldoorn in Olanda. Queste le sue sensazioni: «Sono tranquillo perché ho lavorato molto bene nelle ultime settimane, soprattutto in Croazia. La squadra ha portato a casa tre vittorie e due secondi posti, meglio di così non poteva andare. Fisicamente sto bene, non posso chiedere di più».

Terzo giro in tre anni da “Pro”, nella carovana Eugenio è ormai di casa: «Ogni anno che passa c’è una tacca di esperienza in più. Il primo fu duro perché su una corsa di tre settimane non sai bene come gestirti e cosa aspettarti da te stesso. Alla terza partecipazione cambia tutto, perché hai due giri alle spalle che ti aiutano nella preparazione ma anche durante le tre settimane».
Gli obiettivi della Trek sono precisi: «Dei

tre, questo è il grande giro in cui potremo fare meglio in stagione. Giacomo Nizzolo non è mai stato così in forma, al Croazia ha battuto due volte Cavendish. Cancellara, nonostante la febbre degli ultimi giorni, punterà fortissimo sul prologo per vestire la maglia rosa nell’anno del ritiro. E quest’anno avremo anche un uomo per la generale, Ryder Hesjedal, che un Giro l’ha già vinto e potrà dire la sua come l’anno scorso se non perde troppo terreno nelle prime due settimane».

Una particolarità: Eugenio quest’anno sarà l’unico varesino a correre il Giro d’Italia. Una situazione strana per il ciclismo di casa nostra: «Per me è sempre un onore rappresentare la provincia di Varese, allo stesso tempo mi spiace però essere l’unico. Ne ho parlato con Stefano Zanini, e mi raccontava che quando lui era corridore si trovava con altri 3 o 4 corridori della nostra zona per pedalare assieme prima del Giro. Ora non c’è più nessuno: credo sia anche una questione di aspettative e di pressione che viene riposta sui giovani ragazzi, che devono capire che servono sacrifici per arrivare in alto: molti di loro da piccoli vincono sempre e appena gli altri iniziano ad andare più forte mollano. Fino agli Juniores questo sport deve essere un gioco, mi auguro che chi di dovere lo capisca».
Eugenio si è ormai consolidato nella Trek-Segafredo come una spalla affidabile per i compagni, anche se noi vorremmo vederlo più libero di esprimere il suo talento. Lui ci risponde così: «Vero, dovrei iniziare a trovare i miei spazi in certe gare, magari già in questo Giro. Ma tante volte preferisco farmi in quattro per un compagno che ha più potenzialità di vincere di me piuttosto che pensare alla gloria personale. Penso a Nizzolo, che oltre ad essere un compagno di squadra è il mio migliore amico: se dovesse vincere una tappa, per me sarebbe una soddisfazione enorme, come se avessi vinto io».
Eugenio quest’anno avrà una motivazione in più per andare forte: «Nei giorni scorsi mio padre ha ufficialmente vinto la sua battaglia contro un tumore, è un’iniezione di fiducia e io correrò anche per lui». Un pronostico finale: «Per me il Giro lo vince Mikel Landa nonostante Nibali abbia la squadra più forte».