Sui gol e sul palo può far poco, poi non è mai impegnato. Fin qui però ha 2 partite e 2 vittorie: buon (i) punto (i) di partenza.
Vedi quel visino d’angelo e pensi: «Questo non c’ha le palle». Poi te lo trovi in campo, che salta in testa agli avversari, gli spezza il fiato e gli straccia i muscoli. Non contento, butta dentro un gol (quasi due) quando tutto sembra finito. E, a fine partita, ti dice che si sente titolare perché si è conquistato il posto credendo in sé. Il visino d’angelo resta: il problema (degli altri) è il diavolo che gli scorre dentro.
Difende. E in questo Varese, da 20 gol in 11 partite, non è poco: anzi, è tutto.
Mezza responsabilità sul primo gol, una intera sul secondo. Peggio ancora, la sensazione che prima o poi possa fare un errore: roba a cui non si è abituati, lui per primo. Ritrovi certezze, in fretta.
Sul primo gol non legge bene: l’altra metà di responsabilità è sua. Più in difficoltà di altre volte. (
: Poco impatto e rischia pure il doppio giallo).
Che fiuto, il segugio del gol…
Quando le gambe cominciano a far fatica, il cuore pompa ancora più sangue, energia e orgoglio: lui c’è. Sempre.
Tutti credono possa fare di più. Dovrebbe farlo anche lui (CARECCIA 6: Entra e fa quello che serve. E lo fa bene).
Più fa casino, tra pressing e dribbling, più è utile ai compagni: perché se è coinvolto alla fine una giocata decisiva la trova. Quella da cui nasce il 2-2 è fondamentale.
Invisibile per tutta la partita. Al 91’, sprint bruciante e assist decisivo: dentro i pantaloncini, due mongolfiere.
Non tocca un pallone per 90’, ne riceve uno al 91’, lo schiaffa dentro e fa vincere il Varese. Questo, e null’altro, è ciò che deve fare un bomber.
Già dentro nel sacco, il vecchio volpone lo buca e se ne esce più forte di prima. Con tre punti che pesano come macigni. Con il sorriso di chi la sa lunga. Con la sicurezza che i miracoli accadono…