Froome e il sottile confine tra esigenze di cura e doping

Il campione positivo a un bronco dilatatore: «Tutti sanno che soffro d’asma»

La notizia della positività riscontrata a Chris Froome al Salbutamolo ha inevitabilmente scosso l’ambiente del ciclismo mondiale.

Il quattro volte vincitore del Tour de France (2013, 2015, 2016 e 2017) è stato trovato positivo ad un controllo lo scorso 7 settembre al termine della 18ª tappa da Suances a Santo Toribio de Liebana, alla Vuelta di Spagna, che poi ha vinto per la prima volta in carriera. La sostanza in questione è il Salbutamolo, un bronco-dilatatore impiegato per la cura dell’asma: il farmaco (presente nel Ventolin) è permesso dalle regole della Wada, e per l’assunzione del quale non è necessario il TUE (esenzione per uso terapeutico) a patto che non si inalino più di 1600 microgrammi ogni 24 ore e più di 800 ogni 12.

Nel sangue del corridore del Team Sky è stato trovato un quantitativo di 2000ng/ml, che eccede del doppio il limite consentito per un corridore professionista, ovvero 1000 ng/ml. La positività è emersa grazie ad un’inchiesta congiunta portata avanti dal giornale francese Le Monde e dagli inglesi del The Guardian.

Il corridore e la squadra sono stati informati della positività il 20 settembre, il giorno della cronometro mondiale di Bergen che Froome ha concluso sul podio (gli sono stati concessi tre mesi di tempo per presentare ricorso). Le contro-analisi hanno confermato i dati emersi nel controllo del 7 settembre scorso.

Lo stesso Froome, incalzato dal Guardian, ha così commentato la notizia: «È noto a tutti che ho l’asma – ne soffre dall’età di 10 anni – e so esattamente quali sono le regole. Uso un inalatore per gestire i miei sintomi e so per certo già prima di correre ogni gara che verrò testato ogni giorno, soprattutto indossando la maglia del leader della corsa. La mia asma è peggiorata alla Vuelta, quindi ho seguito il consiglio del medico di squadra per aumentare il dosaggio di salbutamolo.

Come sempre, ho preso la massima cura per garantire che non usassi più della dose consentita». In questo senso ci sono dei precedenti a cui far fede: Diego Ulissi nel 2014 fu fermato con 1900ng/ml di Salbutamolo e squalificato per 9 mesi con l’accusa di negligenza ma non di volontà di migliorare le proprie prestazioni agonistiche. Alessandro Petacchi nel 2007 fu fermato con 1360ng/ml e si beccò un anno di squalifica, prima di essere poi assolto grazie ad un certificato presentato all’UCI.

Il rischio è che una squalifica arrivi, non ora ma nei prossimi mesi, seguendo lo storico di questi casi. Al momento, però, non è stata neanche notificata la sospensione temporanea, come da regolamento UCI.