«Gli applausi di Varese? Pareva Scherzi a parte»

Basket - Massimo Bulleri, storico avversario dei biancorossi, in questi giorni si sta allenando a Masnago

Massimo “Bullo” Bulleri non ha bisogno di presentazioni. Una stella del basket italiano del passato recente che in questi giorni è in ritiro insieme alla Openjobmetis. Resterà o non resterà?

In questo momento non ho ancora una squadra e venire qui mi è sembrata un’ottima opportunità per mettermi in mostra. Non poteva esserci piazza migliore per essere pronto fisicamente in attesa della chiamata di qualche squadra che si ricordi di me.

Guarda, giovedì mattina alle 10 e mezza mi ha chiamato Coldebella chiedendomi quest’anno cos’avrei fatto e se avevo già qualche idea su dove andare. Una semplice chiacchierata tra amici che poi è arrivata fino a qui. Mi ha chiesto se volevo venire a Varese in preparazione, ho subito voluto sapere quando avrebbero cominciato ed eccomi qui.

Si, abbiamo un ottimo rapporto dentro e fuori dal campo. Da parte mia c’è grande stima e rispetto e credo che la cosa sia reciproca. Ci siamo conosciuti in tutti i ruoli possibili della pallacanestro. Da compagni, da avversari fino allo staff tecnico. È stato poi il direttore sportivo che mi ha riportato a Treviso e nella scelta di questa sua nuova avventura ha tutte le opportunità e le possibilità di essere ripagato al meglio in una squadra gloriosa come Varese.

Chiaramente nel mio periodo milanese la rivalità era estremamente accesa, quindi a Milano, quando giocavamo l’uno contro l’altro, la partita era molto sentita dentro la squadra, sulle tribune e a 360° in tutto l’ambiente. Non è stato certo più facile venire a giocare a Masnago con le altre squadre. Varese è sempre stato un campo ostico e mi auguro davvero che questo ambiente possa tornare in alto dove merita.

Sono molto contento. È una città che respira basket da mattina a sera e ogni volta che si guarda il soffitto in quel palazzetto con tutti quei trofei appesi è un gran bel vedere. La prima generazione di Varese che ho seguito è stato un punto di riferimento. Quella dello scudetto della Stella del ’99. Nel settembre successivo sono approdato proprio a Treviso. Anche per questo è un onore essere qui per rimettermi in forma il prima possibile.

Non lo so, non è un cosa sulla quale sono particolarmente concentrato. Riscaldamento, tiro, pesi, corsa. 5 contro 5. Non so quale sarà il mio utilizzo, ma mi sono messo del tutto a disposizione.

Mi ha fatto un grande piacere e sono rimasto molto sorpreso. Pensavo stesse per venire fuori lo striscione con scritto “Scherzi a parte”. Sappiamo che sono qui solo per dare una mano. Gli applausi credevo sarebbero stati per chi è già sotto contratto e resterà qui in pianta stabile per tutta la stagione.

In questo momento non mi sento di poter dire voglio andare di qua o voglio andare di là. Si tratta di capire quali squadre hanno necessità e a quali posso fare al caso loro. Andrò dove ci sarà bisogno di me e non mi son posto nessun limite, nessuna preselezione.

La stagione è stata tutto sommato positiva anche se viziata da un infortunio muscolare che mi ha tenuto fuori per un mese abbondante. Siamo stati sfortunati per non dire di peggio. Nella serie playoff in gara 5 avevamo vinto praticamente due volte. Buttata gara 3 in casa e persa sulla sirena quella dopo. Abbiamo sciupato un’opportunità, magari non tanto per salire ma per giocarci il turno successivo.

Sandro è un amico. Un amico che non vedo magari tanto spesso, ma con il quale basta uno sguardo per ripercorrere quelle emozioni che abbiamo vissuto insieme. Ci sentiamo sempre, non solo per gli auguri. Un rapporto che dura da tanto e che proseguirà ancora a lungo.

La partita che più ricordo è l’ultima che sono venuto a giocare con Brindisi. Quella del mio primo anno dove giocai e poi terminammo in testa il girone d’andata. Sono tornato anche l’anno successivo, ma non ho giocato per un problemino fisico. In ogni caso le abbiamo vinte entrambe.

Senza dubbio Galanda. Non solo per il giocatore che è stato, ma anche per il rapporto che abbiamo. Mi viene in mente lui senza stare a vedere troppo l’aspetto tecnico. Non si offenda nessuno.

Al momento è difficile dare un giudizio perché tutto dipenderà anche da quali saranno gli ultimi innesti che ancora non ci sono. Potrete farvi un’idea nel momento in cui li vedrete in campo. Sappiamo tutti che in campionato Milano sarà la favorita e per tutte le altre sarà grande bagarre.

Moretti è un ottimo coach. Lo ha dimostrato l’anno scorso così come a Pistoia e in generale ha fatto bene in qualunque squadra abbia messo piede. Non era facile riportare la squadra a un passo da un titolo europeo che manca da tanto e a un passo dai playoff. E io gli auguro veramente tutto il bene possibile.

Brucia tanto. Noi abbiamo bisogno di una nazionale che vada alle Olimpiadi, che faccia risultato, che torni a concretizzare qualcosa d’importante. È importante per noi e anche per voi giornalisti che lavorate sui risultati di questo sport. L’azzurro è in grado di riunire tutto lontano dai campanilismi e quest’anno avrei veramente scommesso sulla nostra partecipazione a Rio. È andata male ma bisogna ancora pensare positivo per il futuro.

Manca la base. Perché in campo ci vanno i giocatori. I risultati passano da tanti fattori, i liberi, i tiri, la difesa, ma senza giocatori non si va da nessuna parte. Oggi la produzione di giocatori del campionato italiano è veramente scarsa e non è più quella di un tempo. Possiamo stare qui a chiacchierarne per giorni. Bisogna capire se ci interessano veramente i risultati della nazionale e se così è dobbiamo fare qualcosa di diverso per avere più italiani nelle nostre squadre. Siamo troppo inferiori rispetto alle altre nazioni e anche il valore degli stranieri che compriamo è tutto da discutere. Quando produrremo più giocatori nostri le cose miglioreranno.

Li ringrazio ancora una volta per l’accoglienza. È stata una piacevolissima sorpresa, non me l’aspettavo davvero . Spero di ricevere lo stesso applauso quando capiterà di tornare a Masnago, magari anche da avversario, in futuro. Intanto lavoriamo.