I nostri perché hanno avuto risposta. «Noi siamo il Varese»: era giusto cambiare

Il commento di Gabriele Galassi dopo l’esonero del tecnico Ernestino Ramella

Quei perché hanno avuto risposta: «Noi siamo il Varese». Il sogno di Ernestino Ramella – sedersi sulla panchina della squadra del cuore, della sua città, quella in cui è stato un grande giocatore e che aveva accarezzato e sentito scivolare via nella (triste) parentesi Alì Zeaiter – si è fermato a Bra, capolinea di due mesi in cui il treno biancorosso (un Frecciarossa a giudizio nostro, della società, degli addetti ai lavori, e dei tifosi) ha sì

raggiunto le stazioni, ma non hai mai corso sul serio. L’obiezione, condivisibile, è legata alla classifica: il Varese è secondo, lontano solo un punto dalla vetta. La risposta – che la dirigenza ha dato con tempismo e soprattutto coraggio (ci permettiamo di dirlo? un coraggio alla Sogliano), cambiando prima che fosse troppo tardi – è «Noi siamo il Varese»: che impone gioco, non lo subisce; che ha rispetto, ma non paura degli avversari; che è il re di questa serie D, non un invitato qualunque al gran ballo. «Noi siamo il Varese»: un concetto che mai si è visto in campo, con una squadra che ha fatto punti, ma non ha convinto; che è caduta, ma non si è (davvero) rialzata; che ha vinto, ma non è mai cresciuta. «Noi siamo il Varese»: una convinzione che mai, in questi mesi, è emersa dalle parole del suo tecnico. Che, cercando di spiegare il perché delle (non) prestazioni dei suoi, ha messo in discussione – con superficialità, non certo cattiveria – il valore della rosa («Gli altri sono rapidi, noi no») e dei giovani («In D, con la regola degli under, a fare la differenza sono solo i fuoriquota»). «Noi siamo il Varese»: dove niente è dovuto e tutto è da conquistare, dove non c’è singolo senza collettivo, dove non contano le persone ma solo la maglia. «Noi siamo il Varese»: e per questo bisogna prendere anche decisioni che non si vorrebbero prendere, come quella presa ieri dalla dirigenza biancorossa e, in prima persona, da Paolo Basile. «Noi siamo il Varese»: grinta, fame, rabbia, coraggio. Quelle che Baiano ha imparato dal maestro Sannino, arrivato da sconosciuto e diventato grande quando il biancorosso gli è entrato sotto pelle. «Noi siamo il Varese»: e solo così arriveremo lontano.

Capolinea. Via Ramella, arriva Baiano

In una scelta difficile e coraggiosa c’è tutta la maturità di questa società