Il carneade che non perde la palla

Incognita Waller, tra preoccupazione dei tifosi e (alcuni) numeri significativi. Tambone in dirittura di arrivo

Incognita Antabia Waller, tra la speranza di aver fatto un colpo a prezzo concorrenziale, alcuni numeri significativi e la preoccupazione dei tifosi per una firma “manzoniana” («Carneade, chi era costui?»)

Mentre Matteo Tambone è pronto a sposare Varese in qualità di playmaker di riserva (il sì ufficiale possibile già da oggi), mentre in seno a Varese nel Cuore continuano le trattative con Gianfranco Ponti (per la giornata di oggi è fissato un altro importante incontro), la cronaca si deve necessariamente fermare sul conto della nuova guardia biancorossa, annunciata domenica nel tardo pomeriggio tra lo stupore di tanti. Siamo tutti dei novelli Don Abbondio, e quindi il dg Coldebella ci ha visto giusto, oppure è lecita qualche perplessità? Il colpo di Varese è al risparmio (vietato, però, sorprendersi: ormai la filastrocca del budget in flessione, di un main sponsor che ancora non ha firmato il suo assegno annuale – e, quando lo farà, esso molto probabilmente non recherà cifre superiori agli scorsi anni – e di difficoltà di bilancio che ancora impongono attenzione dovrebbe esser stata imparata da tutti…).

Waller ha siglato un contratto biennale a stipendio crescente che in termini di costi certifica una scommessa: il roster 2017/2018 avrà in dote una guardia extracomunitaria “sconosciuta”, con tutto da dimostrare e con salario adeguato a questa condizione (salario non paragonabile a Dominique Johnson, ovviamente, e inferiore ai “big” biancorssi della scorsa stagione); quello del 2018/2019 potrebbe avere una guardia extracomunitaria che ha sorpreso e che vale molto di più di quanto intasca al 15 del mese. È tale speranza ad aver guidato la scelta, condivisibile fino alla prova del campo (un giocatore non lo puoi giudicare finché non lo alleni e non lo valuti inserito in un contesto) fatte salve le perplessità su un’età (29 anni) scoccata senza che il buon Antabia abbia mai conosciuto campionati di vertice.

Lo scouting descrive il nativo di Manchester (Georgia) come bravo nei movimenti senza palla, discreto tiratore e dotato di buona attitudine al lavoro. Uomo squadra? Di certo non un primo violino. Si citano i numeri delle sue prestazione negative in maglia Mornar contro Avellino nell’edizione inaugurale della Champions League (6 punti con 3/13 dal campo nella prima gara, 4 con 2/10 nella seconda), ma si omettono di segnalare i 17 punti segnati contro Ostenda e i 15 contro il Cibona nella stessa competizione, così come le prove convincenti in ABA League al cospetto di formazioni attrezzate come Lubiana, Stella Rossa e anche Cedevita.

Sul suo conto c’è poi una statistica, positiva, che ricorre e che potrebbe dire qualcosa di interessante: quella delle palle perse. 1,6 in 24,7 minuti in Champions, 1,3 in 27,3 minuti in Lega Adriatica: quantità da lungo, più che da esterno che per definizione tocca e gioca molti palloni; quantità da giocatore ordinato (con una media del genere si sarebbe classificato ben oltre la 70° posizione nella classifica di specialità – che parte da chi perde più palloni e arriva a chi ne perde di meno – della Serie A 2016/2017) e disciplinato.