Il paesino orgoglioso dove abitano dieci anime. Che racconta le favole di Fausto e Serse

Il commento di Alberto Coriele

Castellania è il più piccolo paese ad aver mai ospitato una partenza del Giro d’Italia: novanta residenti, ma gli abitanti stabili sono poco più di una decina. Da Villalvernia l’organizzazione del Giro blocca tutte le auto: gli ultimi sette chilometri si percorrono con le navette. Sempre che non abbiate dei piedi ben allenati o una bicicletta che vi guidi fino al borgo di Castellania. Le strade sono intrise di persone, di biciclette, di nonni che sistemano il cappellino rosa sulla fronte dei nipotini.

Una processione umana, che conosce la storia e vuole omaggiarla. La gente del posto racconta che una folla del genere non si era mai vista qui, nemmeno alla messa del due gennaio che ogni anno celebra e ricorda la morte del Campionissimo, Fausto Coppi. Il sindaco di Castellania, sul palco adibito a foglio firma, ammette che «l’impossibile è diventato possibile. Portare il Giro qui sembrava un’impresa, ma ci siamo riusciti». Tutto il paese racconta non solo di Fausto, ma anche di Serse, suo fratello, campione gregario. Lo strappetto che conduce al foglio firma è una passerella d’accompagnamento in mezzo a due ali di folla, poco più sopra c’è la lapide che fa da guardia al luogo ove sono sepolti i due fratelli. Castellania è il luogo in cui lo sport abbandona il profano e si avvicina al sacro. E non è un caso che ieri, da Castellania, si sia giunti ad Oropa. Un Santuario, che ha trovato una sacralità superiore grazie a Marco Pantani. Sugli undici chilometri di asfalto che conducono al Santuario, la strada quasi non si vede: ci sono solo persone, che fanno festa fin dal mattino. Non c’è tappa in questo Giro d’Italia che sappia raccontare nel modo più fedele la storia di questa corsa, fatta di campioni e di tragedia. Di due uomini, Fausto e Marco, entrati nel cuore della gente e morti giovani, lasciando il loro mito aleggiare sulle strade, sulle salite, sui tornanti e sulle cime che portano i loro nomi. Non c’era giorno migliore per esserci, per ricordare e per capire cosa veramente rappresenta il Giro, per noi e per tutte quelle persone che aspettano ancora a bordo strada il Pirata e l’Airone.