Il patron: «Eccomi in maglia lilla Trattative bufala. Alla Pro per lei…»

Si è presentato in sala stampa dopo l’amichevole della Pro Patria con il Renate indossando una pettorina lilla, il patron Pietro Vavassori.

Era la pettorina che portavano i panchinari del Renate: lì è nata l’idea di rispondere con l’ironia al comunicato dei tre club fondato solo su voci (fantasiose) di una cessione del titolo biancoblù ai cugini del Legnano. Il dopo partita è stata anche l’occasione per fare il punto sulla situazione societaria dopo una settimana di lettere, voci, cifre e analisti “bocconiani” .

Ringrazio i tifosi per avermi suggerito l’idea. Di tutte le ipotesi di cui si è parlato in questi giorni, a quella del Legnano, sinceramente, non avevo pensato. Adesso la prenderò in considerazione.

Ripeto per l’ennesima volta che una trattativa non è mai partita. Ci sono state un paio di telefonate e un appuntamento disdetto dallo stesso avvocato. Questa per me non è una trattativa. A oggi non mi è stato chiesto un bilancio, e nemmeno quanti dipendenti ha questa società, per non dire dei contratti dei giocatori. E poi leggo che sono io ad aver chiesto la luna.

A Golda Perini ho prospettato tre scenari: l’acquisto in toto della società; l’acquisto con parte dei giocatori oppure, terza soluzione, del marchio. Ho fatto riferimento al prezzo di vendita di una società di Lega Pro. E dico un’altra cosa: i prezzi delle tre ipotesi non li fa Vavassori, ma il mercato.

Assolutamente no. Non c’è nulla e sinceramente la vedo male per la Pro Patria.

Questa volta, no. Sono deciso ad andarmene. A Busto non mi vogliono. Me lo cantano anche allo stadio alla domenica: «Te ne va o no». Certo che me ne vado. Tolgo il disturbo. Sono tre anni che prendo insulti dalla piazza ed anche da qualche giornalista. Tre anni fa ho salvato la Pro Patria, ho messo milioni, ho vinto due campionati e poi devo essere dileggiato? I primi tempi leggevo certe cose e mi infastidivano, adesso invece le vivo con la serenità di chi ha la coscienza a posto.

Ho letto tante stupidaggini. A chi ha scritto “carta canta” rispondo che il suo articolo è il raglio di un asino. Ha preso il bilancio del 30 giugno scorso e non sa che, prima del diritto sportivo, c’è quello civile che vuole che le perdite siano coperte. Ed è quello che ha sempre fatto il sottoscritto, altrimenti la Pro Patria sarebbe finita in tribunale e non si sarebbe iscritta al campionato. Ma queste cose le sa anche uno studente di terza ragioneria. A Busto probabilmente l’acqua va al contrario.

Eh, già… Non solo vengono scritte o dette cose assurde, ma purtroppo ci sono anche uomini delle istituzioni che vanno in giro a raccontare che la Pro Patria è una società privata e quindi sono cavoli di Vavassori se ci ha messo dentro i soldi. Mi sta bene. Però poi dicono che è un patrimonio della città e Vavassori non deve pretendere nulla se vende. Anzi, deve lasciarla al primo che arriva. Non mi sta bene questo doppio ragionamento. L’acqua qui va proprio al contrario.

I bilanci sono ufficiali e parlano di un milione e mezzo a stagione. Una parte sotto forma di sponsorizzazione e l’altra come conferimento soci e ricostituzione del capitale sociale. Lo ripeto: se le perdite sono superiore a un terzo del capitale sociale, devi rifondere lo stesso. Cioè mettere soldi per tenere in piedi la società. Lo sappiano a Busto.

Certo. L’ho detto allo stesso Golda Perini: se vedo che fate le cose per bene vi do una sponsorizzazione triennale che è più del doppio di quanto ho ricevuto da Busto e questo succede a partire da gennaio.

Ho preso la Pro Patria perché una certa persona mi ha spinto a farlo. A distanza di tre anni non c’è nessun rammarico, nonostante gli insulti ricevuti. Me ne vado perché non ci sono oggettivamente le condizioni per restare. C’è sempre dell’affetto verso questi colori e verso la maglia della Pro Patria proprio in virtù di quella persona che mi ha detto di acquisire la società.

© riproduzione riservata