Il play? No a rookie e perditempo

Nel pieno della ricerca del regista: esperienza europea, costo accettabile, favorevole a un biennale

Non un rookie, non un giocatore che arrivi dalla D-League, militanza già comprovata in un campionato europeo, costo massimo (non comprensivo degli aggravi aziendali) intorno ai 120-130 mila euro, eventuale disponibilità a firmare contratto biennale (come da “cifra” dell’intero mercato biancorosso fino a questo momento).

È questo l’identikit del playmaker titolare che la Pallacanestro Varese va cercando nell’orbe terracqueo cestistico. La firma di Nicola Natali, annunciata ieri, ha completato la panchina (fatto salvo l’eventuale “buco” che verrebbe creato dalla partenza di Norvel Pelle): ora si pensa al resto di un quintetto che conta a oggi Stan Okoye e Antabia Waller. Se Anosike ed Eyenga rimangono, per le posizioni di centro e ala piccola, delle strade concrete da percorrere, in quanto al regista si pescherà nell’ignoto, posto che con Eric Maynor una trattativa per il rinnovo non è stata praticamente nemmeno abbozzata: enorme la differenza tra le possibilità di offerta e i desideri insiti nella domanda, roba da 150 mila euro – almeno – di differenza.

Sul taccuino di Claudio Coldebella ci sarebbero cinque profili sotto osservazione (“voci” dicono che con uno di questi la trattativa sarebbe già in fase assai avanzata, ma tali “spifferi” non hanno trovato conferma negli ambienti interni alla Pallacanestro Varese). Si tratterebbe di giocatori che non hanno militato nel campionato italiano durante l’ultima stagione, quanto invece in un altro del continente (e la firma di Waller – pescato in Montenegro – insegna che la ricerca non si limita e non si limiterà solo ai tornei più importanti).

Alcuni “paletti” sono stati messi giustamente dallo staff tecnico: no a elementi in uscita dal college e no anche a chi proviene dalla lega di sviluppo della Nba e non ha collezionato altre esperienze professionistiche. Un minimo di affidabilità in un ruolo così delicato è considerata fondamentale. Altri sono, ovviamente, economici: l’offerta al candidato non supererà l’ammontare degli stipendi maggiori erogati ai componenti del roster 2016/2017.

Le ristrettezze che stanno condizionando la campagna acquisti di piazza Monte Grappa, tuttavia, sono state prese anche come un’opportunità per seguire il sentiero dei contratti biennali, dotati di un’uscita a pagamento (irrisorio) dopo il primo anno solo a favore della società. Chiara ne è la ratio: se non posso prendere giocatori conosciuti e affermati, allora mi butto su atleti che ancora hanno dimostrato poco (e costano altrettanto) e tento di ”svilupparli” con il lavoro in palestra. Un percorso, insomma. Verificabile dopo 365 giorni: se la chance offerta e la mano dello staff tecnico sortiscono effetti e risultati, ti trovi in casa giocatori che valgono più di quello che hai speso per accaparrarteli, garantendoti un futuro; se così non accade, poco male: ogni scommessa persa varrebbe assai meno di 10mila euro.

Posto che il playmaker sarà una delle pedine più pagate della prossima rosa (diverso da un Waller, da un giovane alla Tambone o da un outsider alla Okoye), anche con lui si cercherà un accordo che travalichi la singola stagione.