«Il sapore del vento che sbatte in faccia. I sorrisi dei ragazzi che vivono un sogno»

Paolo Panzarasa, una delle anime di Freerider: «Quando vedo un disabile sfrecciare sul monosci dimentico tutte le delusioni e chi ci chiude le porte. Quel che facciamo è lì da vedere, per chi vuole...»

Mi sono avvicinato ad un monosci perché fino a quel momento ne avevo già visti e usati ma non con quelle caratteristiche. Alle mie spalle spuntò un tipo che mi chiese se ero interessato all’attrezzo e cominciammo a parlare. Mai mi sarei immaginato che a distanza di quindici anni di quel tipo diventato come un fratello e con quell’attrezzo avrei condiviso gran parte del mio tempo libero incontrando oltre un migliaio di persone con ogni disabilità».

Il racconto è di Paolo Panzarasa, un cognome conosciuto nel mondo del calcio perché suo fratello Giorgio ha iniziato la carriera di preparatore atletico nel Varese di Sogliano, sfiorando la serie A con Sannino e Maran, arrivandoci poi con il Verona, ancora con Sogliano e Mandorlini.

Da sinistra: Nicola Busata, l’agente Andrea Necchi e Panzarasa

Da sinistra: Nicola Busata, l’agente Andrea Necchi e Panzarasa

(Foto by Roberto Bof)

Il tipo conosciuto da Panzarasa nel 2002 allo SMAU, la fiera dedicata alla tecnologia, è Nicola Busata, anche lui varesino, maestro di sci e responsabile tecnico dell’associazione sportiva Freerider Sport Events che in quegli anni stava iniziando quello che sarebbe diventato un impegno primario rivolto alle persone con disabilità: l’insegnamento dello sci da seduti.

«Prima qualche uscita sulla neve alternata a semplici fine settimane in compagnia per sfogare la passione comune per lo sci alpino – ricorda Panzarasa – poi tre o quattro tappe fisse tra Piemonte e Lombardia, fino all’attuale formula di uno ski tour, che in due edizioni ha toccato anche la Sicilia e il Terminillo, composto da 12 tappe distribuite in 7 regioni e uno sconfinamento in Francia, sul ghiacciaio di Le Deux Alpes».

Per i Freerider la routine è l’unica cosa indigesta. Di routine è solo l’entusiasmo con il quale ogni volta ci troviamo per caricare il furgone alla vigilia di una partenza. Forse perché sappiamo che ogni volta ci attendono nuovi incontri, nuove storie, nuove lezioni e la gratificazione di vedere la faccia preoccupata di chi frenato da dubbi e paure arriva ad una tappa dello ski tour per la prima volta trasformarsi dopo poche ore sulla neve in un largo sorriso condito di entusiasmo e determinazione nel vivere la vita da protagonista.

Un valore antico quanto raro: l’amicizia. Abbiamo un sito e una pagina Facebook ma tutto s’è messo in moto molto prima grazie al passaparola e a rapporti personali andati ben oltre la sola vacanza di tre giorni sulla neve per insegnare o imparare l’uso del monosci. E poi la consapevolezza in ognuno di noi che se abbiamo il privilegio di godere di tanta gioia e tante emozioni è perché dietro c’è un lavoro organizzativo per il quale non sono previsti riposi settimanali, ferie e sonni prolungati.

Foto di gruppo per la tappa dell’Abetone

Foto di gruppo per la tappa dell’Abetone

(Foto by Roberto Bof)

Quella con gli operatori della Polizia di Stato della Scuola Alpina di Moena. Oltre alla loro costante presenza ad ogni tappa dello ski tour, condividiamo incontri di aggiornamento e corsi di formazione ma anche rimpatriate fuori stagione, come mi capita sempre più spesso con una persona davvero speciale come Andrea Necchi con il quale è nata una grande amicizia che celebriamo con sane serate culinarie in uno scenario magico come quello di casa sua a Castello di Fiemme, con la sua splendida famiglia.

La domanda comprende già la risposta. C’è qualcuno che sparla di noi senza conoscerci. Diventa grave quando si tratta di figure che occupano cariche e svolgono incarichi al chiuso dei propri uffici dove sono più impegnati a difendere le sedie invece che a supportare attività di volontariato rivolte alle persone con disabilità e non solo. Come antidoto al malcostume, oltre a quella con la Polizia di Stato, la Freerider può vantare consolidate collaborazioni con l’INAIL, l’Unità Spinale di Firenze, l’Associazione Spina Bifida Italia e una lista infinita di associazioni con le quali condivide la promozione nelle Unità Spinali italiane, lo ski tour e da un paio d’anni anche un camp estivo organizzato con l’ASBI e ospitato nel CentroNaturAbile di Varallo Pombia con lo stesso obiettivo di sempre che vale per la montagna, il mare e la quotidianità: la ricerca di accessibilità e autonomia.

Dal presidente Giulio Broggini fino all’ultimo dei Freerider in ordine alfabetico siamo volontari che solo grazie ad un’azienda come la Teleflex riescono a recuperare le spese. Bilanci, attività, numeri e risultati sono lì da vedere, per chi li vuol vedere.

Abbastanza per guadagnarmi da vivere e dare una mano all’oratorio e alla Pro Loco di Gavirate.

Ancora Paolo Panzarasa insieme a Marco Carabelli, uno dei primi “diversamente sciatori”

Ancora Paolo Panzarasa insieme a Marco Carabelli, uno dei primi “diversamente sciatori”

(Foto by Roberto Bof)

Sono da sempre un abbonato del Varese calcio, tifoso dei Mastini e della Pallacanestro. L’unica eventuale licenza extra varesina è il tifo per mio fratello Giorgio e la squadra che l’assume per occuparsi del fiato e delle gambe dei calciatori.

Non esiste e ventiquattro ore sono poche. Infatti non sono dottore perché non ho ancora trovato il tempo di discutere la tesi di ingegneria aerospaziale. Ma intanto mi sono già iscritto al corso di laurea di scienza dell’informazione.

Giovedì sera si riparte. Tra i partecipanti provenienti da diverse regioni ci saranno anche i ragazzi della Fondazione Giacomo Ascoli alla loro seconda partecipazione dopo quella indimenticabile dell’anno scorso.

Il perchè è lì da vedere, per chi lo vuol vedere.