Il tempo, solo per una sera, si è fermato Ecco la Varese che fa tremare l’Europa

Ossola supera la metà campo in palleggio, prende il blocco di Meneghin, penetra a canestro e poi scarica per il tiro di Rusconi: solo rete». La telecronaca è di fantasia, di quelle che corrono libere verso un passato che si farebbe di tutto pur di rivivere. Ci si è andati solo vicino, perché l’età è un carico da novanta anche per chi è stato un campione. E con il sudore del basket non si scherza.

“Tutti in campo per il campo” però non è stato solo uno scioglilingua: le “vecchie glorie”, salvo qualche rarissima eccezione, non hanno giocato, ma non sono mancate nel portare il loro importante contributo in termini di presenza.

Il vecchio “Madison” di via san Francesco d’Assisi ha chiamato e loro hanno risposto: alla spicciolata sono arrivati Aldo Ossola, Roberto Gergati, Alberto Tessarolo, Dodo Rusconi e Maurizio Gualco; e poi ancora Romano Puricelli, Romano Pagani, Armando Crugnola, Dodo Colombo ed un Sandro Galleani in forma smagliante che ha chiuso il cerchio della storia. Lo scatto che li ritrae tutti insieme, vicino a quei canestri sotto il quale si sono consumati i primi passi della loro vita di grandi sportivi, è d’antologia e va conservato come quelle reliquie che un giorno varranno oro. Quantomeno l’oro dei sentimenti di chi in questa città ama sentire rimbalzare la palla a spicchi.

Lo storico campo dell’oratorio san Vittore andava salvato e nessuno si è tirato indietro. Dopo cinquant’anni di onorato servizio il manto risultava compromesso e pericoloso, quindi bisognoso di una ristrutturazione.

Ci hanno pensato per primi i ragazzi di oggi, le nuove leve che portano avanti una tradizione di aggregazione positiva che solo gli oratori sanno dare: «Per finanziare i lavori abbiamo deciso di devolvere gli incassi del torneo di paletto a questo scopo – spiega Valeria Biscotto, una sorta di portavoce dei tanti giovani che ogni giorno lo frequentano – Il campo non doveva morire e ci siamo dati da fare». Torneo di paletto significa calcio, l’altro grande passatempo che ha travalicato lo scorrere del tempo tra queste mura: l’appassionante e tecnico gioco simile al “calcetto” – nel quale il gol è una palla stampata sul palo che fa da sostegno ai canestri – è nato qui ed ogni sera coinvolge più di 200 atleti.

Non poteva bastare per raccogliere i circa 20.000 euro necessari al rifacimento ed allora ecco il soccorso dei “ragazzacci” del passato: c’è Ossola che mostra con orgoglio sul telefonino le vecchie foto del rettangolo di gioco di una volta; c’è Maurizio Gualco – lui sì in canotta, pantaloncini e scarpe a misurarsi con i giovani “roburini” del presente – che ricorda di «aver trascorso qui praticamente tutti i pomeriggi d’estate dagli 11 anni in su. E quando giocavano i più grandi, tutti seduti a guardare, per timore e rispetto»; c’è Dodo Rusconi che smania per vedere il vecchio terrazzo, anch’esso ristrutturato.

C’è soprattutto tanta gente, altro pezzo fondamentale di un contributo che è sgorgato in una mobilitazione generale. Infine c’è il pallone della partita firmato da tutti, secondo cimelio di una serata davvero da ricordare.

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