Il Varese di Giancarlo Giorgetti. «Lega Pro? Sì, se c’è un progetto»

L’onorevole leghista, biancorosso fino al midollo, apre il suo cuore: «Quest’anno è mancata serenità»

Si può parlare di Varese finché si vuole, ci mancherebbe: ma c’è modo e modo di farlo. Parlare di Varese con Giancarlo Giorgetti, ammettiamolo, è tutta un’altra cosa. Perché sì, Giorgetti è uno di quelli che ha il Varese nel cuore e ce l’ha sul serio.

Parlamentare, leghista fino al midollo, sangue biancorosso che gli scorre da sempre dentro le vene. «La situazione – dice – vede due partite distinte. C’è quella sportiva, quella che si gioca in campo, che si concluderà domenica con la finale playoff. E c’è quella societaria, quella che si gioca dietro le scrivanie della sede».

I tifosi le vorrebbero vincere entrambe, ovviamente. Ma la sfida della società è quella più importante: se davvero si vuole andare in Lega Pro, bisognerà garantire di avere delle basi solide, reali e credibili. Perché non ha senso andare in Lega Pro, se poi non c’è la forza per restarci.

Giusto un anno fa, in un’intervista su questo giornale, dissi “ripescaggio sì, ma…”. E lo ripeto anche oggi: ripescaggio sì, ma solo se c’è la possibilità di iniziare un percorso serio e a lungo termine.


E sarà l’ultimo atto di un’annata che sarebbe stato possibile chiudere prima.

Io credo che tutto sia finito con quel maledetto pareggio in casa con la Pro Settimo. Ma credo anche che se una squadra perde sempre in casa con chi sta davanti in classifica, è giusto che non arrivi prima.

Innanzitutto dico che forse Scapini sarebbe stato meglio lasciarlo in campo: purtroppo le soluzioni fantasiose non hanno portato ai risultati sperati. C’è voluto Bettinelli per mettere due regole chiare e portare a casa un risultato che per la serie D è il minimo sindacale.


E poi è mancata un po’ di serenità. I problemi societari e l’incertezza che abbiamo vissuto a cavallo tra gennaio e febbraio si sono poi visti anche sul campo. Ecco perché dico che in Lega Pro bisogna andarci solo se si hanno le gambe per farlo. Altrimenti si rischia di imbarcarsi in una strada fatta di insicurezza e poca serenità, che poi la squadra sente quando gioca le partite.


Bisogna vincere, sempre e comunque: domenica in modo particolare. Perché se dovremo andare a bussare per il ripescaggio, dovremo mettere nero su bianco davanti alla Federazione tutte le credenziali di questa società. Tutte.


Sì, ma io credo che la categoria giusta per il Varese, in questo momento, sia la Lega Pro: è la sua dimensione. Perché il salto in serie B è diventato complicatissimo e costoso: prendete la Cremonese, che c’è riuscita quest’anno dopo averci provato e riprovato spendendo vagonate di quattrini. La Lega Pro è lo spazio giusto per questo Varese, perché consente di lavorare seriamente sul settore giovanile facendolo crescere per davvero. E garantendosi così la sopravvivenza, puntando forte sui giocatori costruiti nel vivaio. Questo, per il momento, è il nostro traguardo.