«Il Varese è quei diecimila tifosi»

Mister Baiano si racconta: «Sannino, Sarri e Zeman: tre ispirazioni. Sono qui per fare qualcosa di importante»

Il Franco Ossola è vuoto, silenzioso. Baiano – ancora in k-way, tuta e scarpe da ginnastica – prende posto sulla sua panchina e inizia a raccontare, con voce bassa e ferma, sguardo profondo e sempre negli occhi, trasmettendo sicurezza e tranquillità. Racconta i momenti e le persone che hanno lasciato un’impronta nel Baiano allenatore, spiega il (suo) Varese presente e quello che verrà, rivive le emozioni provate e svela i sogni da rincorrere. Partendo, anche, da quattro foto che hanno dato il là a un confronto appassionato e coinvolgente, interrotto solo dal tempo, non certo dal piacere di parlare della cosa più bella che c’è: il calcio. Colorato di biancorosso.

Per me sono tre grandi ispirazioni, poi però ognuno ci mette del proprio. Certo sono importanti per me. Zeman mi ha trasmesso la voglia di attaccare, sempre, di imporre il proprio gioco. Quel Foggia è stato una favola: una squadra giovane, con ragazzi che avevano una fame incredibile di arrivare. Per fare quel tipo di calcio servono gli interpreti giusti, ma soprattutto la testa giusta: è un calcio di grande sacrificio, fatto di allenamenti davvero massacranti. Per reggere tutta la partit in quel modo bisogna allenarsi tanto, tantissimo.

Sarri sa sfruttare al meglio i giocatori che ha a disposizione. Ha portato alla ribalta l’Empoli con il 4-3-1-2, facendo cose strepitose. Al Napoli voleva farlo ma ha scelto poi il 4-3-3: la forza di un tecnico è adattarsi agli interpreti che ha, facendoli rendere al massimo nel ruolo che li esalta.

Da Beppe ho imparato tantissimo, anche perché passare dal campo alla panchina è molto difficile. Quando fai il calciatore pensi solo al tuo, quando sei allenatore devi pensare con venticinque teste. Devi avere in mano il gruppo, deve fidarsi di te. Altrimenti non vai lontano.

Sì, perché aveva una società che lo appoggiava in tutto e calciatori che credevano totalmente nel progetto. Non si vince per caso.

La forza di Beppe è che anche nei momenti difficili ti fa credere che sia tutto normale: quando li passi, poi è tutto in discesa. E quella squadra, arrivata in serie B, aveva uno zoccolo duro che dava grande importanza al loro condottiero, mai messo in discussione, da giocatori e da società. Un allenatore straordinario, come il gruppo. E anche un giocatore, Neto Pereira. Poi, soprattutto, quel Varese aveva un tifo straordinario, da grande piazza del Sud Italia. Io non posso dimenticare quei 10.000 contro il Padova. E li rivoglio vedere, un giorno: il Varese è quello.

L’abbraccio tra Baiano e il direttore Merlin

L’abbraccio tra Baiano e il direttore Merlin

(Foto by Varese Press)

In questi giorni siamo stati molto vicini e insieme. Mi ha spiegato pregi e difetti della squadra. A fine partita gli dicevo: «Quanto manca? Quanto manca?». Al fischio finale abbiamo festeggiato. Nel primo tempo la squadra non mi è piaciuta: ai ragazzi ho spiegato che le responsabilità alla fine sono mie, non loro. E quindi di giocare liberi.

Ho voluto subito parlare con Marco per capire se era disposto a giocare in quel ruolo. Gli ho poi chiesto carattere e aggressività. È un giocatore speciale e mi basta una cosa: se lo vedo sorridere, sono tranquillo…

Il colloquio Baiano-Giovio

Il colloquio Baiano-Giovio

(Foto by Varese Press)

I

A Federico ho voluto togliere un po’ di pressione. Da lui mi aspetto moltissimo. Ha qualità incredibile, ma sa che tipo di giocatore voglio: se abbina le sue capacità all’aggressività che voglio non è un giocatore di serie D. Un allenatore però deve guardare sul lungo termine e i giocatori devono capire che nessuno è indispensabile. Chi ha il fuoco, gioca. È questo rettangolo verde che giudica: la meritocrazia viene prima di tutto.

Una squadra che gioca ad alti, altissimi ritmi: puoi essere bello quanto vuoi, ma se gli altri vanno più forte ti passano sopra come un trattore. E la voglio che giochi in attacco, dove possiamo esprimere le nostre qualità. Sono qui per fare qualcosa di importante. Non so dove arriveremo, di certo ci sono avversari forti. Ma noi siamo il Varese e chi indossa la nostra maglia ha una responsabilità.