«In panchina come Ricky e Peo»

Ramella ritrova il biancorosso: «Rispetto della gente e dei ruoli, è la lezione di Sogliano e Maroso». Idea 4-2-3-1: «Se Neto resta, modulo perfetto per lui». Promesse? «Nessuna: la Lega Pro è una B2»

Nella convulsa mattinata in via Manin ci sono anche dei sorrisi, che meriterebbero tutta l’attenzione. Il primo, il più bello, è quello di Ernestino Ramella, nuovo allenatore del Varese presentato ieri alle 12.
Ad accompagnarlo, tutto il nuovo staff, formato da Oscar Verderame, Massimiliano Caniato, Fabrizio Borri e Spartaco Landini.
Nelle sue parole ci sono soddisfazione ed emozione: «Inutile nascondere che dopo tanti anni mi fa piacere tornare qua. Ho girato il mondo da allenatore, però

è davvero bello tornare a casa, proprio dove sono cresciuto sia da giocatore che da allenatore. Non dimentico l’esperienza che ho fatto nel settore giovanile. È dal 1970 che abito a Varese, qui mi sento uno di casa».
Una vita da vagabondo della panchina per Ernestino, prima di tornare a casa: «Ho conosciuto nuovi campionati, diverse abitudini dei calciatori e dei tifosi, ho imparato altre lingue e soprattutto ho imparato quello che mi avevano insegnato i miei maestri Sogliano e Maroso: il rispetto della gente e dei ruoli».
Archiviata ben presto la parte delle emozioni e dei ricordi, un salto temporale ci riporta al presente e al calcio giocato che sarà. Moduli, giocatori, Ramella risponde a tutto: «Io a Coverciano ho portato la tesi relativa al 4-2-3-1, è il mio modulo prediletto. Se avremo la fortuna di avere ancora Neto Pereira in rosa, sarà il modulo perfetto per le sue qualità. Non mi intestardisco su un modulo se non ho i giocatori giusti, ma se resta Neto giocheremo così».