«In quella maglia una Varese irripetibile»

La divisa da gioco di Matteo Malfatti in vendita su ebay: il cuore dei Mastini campioni batte ancora

Una foto in rete, una vecchia maglietta in vendita, l’inevitabile stupore ed una poesia sul ghiaccio che torna a far scorrere i suoi versi dinanzi agli occhi.
Matteo Malfatti, anima e colonna dei Mastini campioni d’Italia a fine anni Ottanta, ha ritrovato online una sua maglietta della Merlet Varese, in rivendita su Ebay. Una divisa degli anni d’oro dell’hockey su ghiaccio varesino che, insieme a Matteo, proviamo a ripercorrere con un filo di malinconia, ma anche con un occhio attento ed interessato all’hockey

di oggi. «Ho trovato la maglietta online per caso, anzi è meglio dire che me l’hanno segnalato. È effettivamente una situazione stranissima anche perché chi la vende si trova dall’altra parte d’Italia. Tutto ciò è molto curioso: si tratta di una divisa della Merlet Varese, l’ho riconosciuta subito, e so che in quel periodo fecero più versioni per un discorso di merchandising».
Questo “reperto” ha inevitabilmente portato Matteo a ripensare a quelle stagioni epiche: «Da un certo punto di vista mi ha fatto sorridere e ripensare a quelle stagioni, che furono uniche, soprattutto quelle a ridosso dei due campionati vinti». Uniche e anche irripetibili, probabilmente: «Assolutamente irripetibili, perché c’era una qualità dei giocatori diversi ed anche un’offerta economica da mettere in campo ben diversa. I budget erano decisamente più alti rispetto a quelli attuali, arrivavano giocatori che facevano la differenza in Canada e negli Stati Uniti, ma sceglievano l’Italia».

Un interesse ed una passione verso il disco che, perlomeno a Varese, non si è più ripetuta in quella voracità di allora: «Tuttora c’è uno zoccolo duro di appassionati, ma tra la fine degli anni Ottanta ed i primi del Novanta muovevamo davvero tantissima gente, anche in trasferta, c’era un seguito molto importante. Ora si è ridotto tutto, anche l’interesse. Negli anni sono cambiate tante cose, il Bolzano ad esempio gioca in un campionato diverso e non ci sono nemmeno più gli scontri epici che caratterizzarono quel periodo».
Nonostante a Varese stesso sia diventato uno sport più di nicchia, il rapporto di Matteo con i Mastini non è cambiato: «Ho sempre dato una mano, pur senza ruoli ufficiali. Resto interessato anche perché in questi anni a capo della società c’è stato e c’è ancora Davide Quilici, mio compagno di linea in quel grande Varese. Ora io alleno la squadra di sledge hockey, l’Armata Brancaleone, un’esperienza che mi sta insegnando davvero tantissimo. Domani (oggi, ndr) partiremo per una doppia partita ad Egna-Ora, sarà difficilissimo. Tornando ai Mastini, li seguo sempre da vicino e non mi sono perso una gara casalinga quest’anno: mi sento parte di una storia e questo mi ha sempre tenuto molto presente».

E come sono i Mastini ora? «Molti di loro li ho visti crescere, avendoli allenati in Under 12. Ora sono tutti in prima squadra, io sono molto esigente con loro perché conosco le loro qualità. Manca forse un po’ di consapevolezza e di costanza, hanno dei cali di tensione che rappresentano il loro grande limite. Però a livello di qualità nessuno di loro si può discutere».
La convivenza con i Killer Bees, che militano nella terza lega svizzera, porta sempre a chiedersi se torneremo ad avere una squadra unita: «Se ne parla tutti gli anni, sono due mondi diversi e giustamente ognuno punta a mantenere la propria identità e posizione. La problematica c’è, io però capisco entrambe le società».