In sala matrimoni ci si sposa soltanto se c’è amore

La lettera inviata al nostro giornale da un tifoso biancorosso di 17 anni

Se sto sognando, non svegliatemi. Potrei rimanere deluso e sprofondare. Cosa sto sognando? Un presidente, un patron, chiamatelo come volete, che ami questa maglia e questa città. Ieri poteva essere la sua occasione, il modo per dire a tutta la città che investiva nel Varese («ma chi glielo ha fatto fare?») perché era innamorato della città e dei suoi abitanti, perché aveva sentito parlare di Giovanni Borghi o di Pietro Maroso e voleva imitarne le gesta (o quantomeno provarci). Anche se non fosse stato tutto vero (non lo può essere all’ inizio), avrebbe fatto sentire meglio, molto meglio. Perché, per fare bene a Varese, è necessario un qualcosa di indescrivibile che si può tentare di racchiudere nella parola “amore”. È stato questo che ha guidato la grande scalata fino alla serie B.

Invece, nella conferenza stampa di ieri, si è sentita solo la parola business. Business nello stadio, negli sponsor, nella serie B. Business, affari. Certamente è così, nel 2015 nessuna persona “normale” è disposta a “buttare” soldi per una concetto astratto come l’“amore”. Ma si può provare ad innamorarsi mentre si investe in un qualcosa. Lo stesso amore che prova un imprenditore per la sua azienda e per i suoi operai, un direttore per i giornalisti della sua redazione. Magari all’inizio non si sente nulla ma poi, andando avanti, si inizia a non vedere l’ora di andare al lavoro e si prova soddisfazione per le proprie piccole, grandi conquiste. Perché, se manca l’amore, alle prime difficoltà ci si arrende. Ma quindi? Che nesso c’è con una società di calcio? A chi è rivolto l’amore lì?

Ai tifosi. Sì, sono fidanzati incredibili con cui vivere. Non sono razzisti, non fanno cori offensivi a sproposito. Sono solo un po’ allergici ai conti, ai guadagni, al business. Loro pagano e sono felici di farlo. Tuttavia fa piacere sentire che si è ricambiati. Che non è solo questione di business. Che si può camminare mano nella mano. Perché in “Sala Matrimoni” ci si sposa solo se c’è almeno una goccia d’amore.