«Io ho un sogno: la città del basket mandi a canestro chi non ci sente»

Cristian Gnodi gioca nella nazionale dei sordi:«Tanti ragazzi come me pronti a un campionato: Basterebbe un piccolo aiuto. Poz, ascoltaci tu. Care società, mandateci i vostri atleti non udenti»

I have a dream. Come Martin Luther King, anche il venticinquenne varesino Cristian Gnodi ha un sogno. E non è un sogno semplice. Cristian, come tanti varesini, ama il basket, e lo pratica. Gioca anche per l’Italia ma, se provate a sfogliare il roster azzurro, il suo nome non lo troverete. Motivo? Semplice, gioca per la nazionale di basket per non udenti.

Veniamo al sogno: una squadra di basket per sordi proprio qui, a Varese. Un’idea che nasce da lontano, ora sempre più concreta. Ma partiamo dalla storia di Cristian: «Gioco a basket dalla quarta elementare, ho smesso solo per qualche problema al ginocchio e un po’ per impegni, come l’anno scorso. Ho fatto l’allenatore in Promozione a Sesto Calende, la squadra della mia città». E a fine stagione, la sorpresa: «È arrivata la chiamata della Nazionale, grazie al direttore tecnico Tommaso Graziosi, così ho deciso di tornare sul parquet». Un’attrazione, una chiamata fatale, e non è più uscito dal parquet: «Ora gioco a Sesto Calende, nel campionato UISP, stiamo andando molto bene e abbiamo anche il miglior attacco. A settembre sono stato convocato a Bologna per un raduno di tre giorni con la nazionale italiana, e ho avuto la possibilità di conoscere molti compagni».

Un’esperienza molto importante, formativa e che ha ispirato Cristian nel tentativo di portare a compimento questo sogno: «Da loro ho raccolto tante informazioni, incluso che il campionato italiano per i sordi non viene disputato da due anni per crisi economica di alcune società. Ora grazie al dt dell’Italia a maggio si giocherà di nuovo. Il campionato dura un week-end, siamo poche squadre, tre o quattro. Magari nei prossimi anni il movimento si allargherà».

E qui, scatta la scintilla: «Da allora ho radunato tutte le mie forze e, collaborando con il gruppo sportivo ENS (ente nazionale sordi) Varese, ho sollecitato il mio amico Mauro Dori (vice presidente) perché aprisse anche la sezione basket, considerando che la provincia di Varese è una delle province più sviluppate d’Italia. Ho cercato giocatori e sono riuscito quasi a completare il roster. Adesso il nostro obiettivo è iscriverci ufficialmente al campionato italiano». Ma per farlo, è necessario l’apporto e il sostegno di qualche sponsor, perché il numero minimo di giocatori c’è già: «Diciamo che all’80% parteciperemo: le iscrizioni si chiudono a dicembre. Ora i miei amici giocano a Pesaro e sono impegnati a Istanbul con la loro attuale squadra per conquistare l’Eurocup, ossia la “nostra Eurolega”. L’anno scorso arrivarono secondi».

Se i giocatori ci sono, gli aiuti economici invece latitano: «È davvero difficile trovare sponsor, probabilmente non abbiamo l’appeal mediatico e sportivo di squadre con atleti “normali”. A volte capita di sentirci un po’ emarginati. Sarebbe bello, ad esempio, collaborare con la squadra di basket in carrozzina della Cimberio, che attualmente è un esempio di quello che vorremmo essere noi. Cerchiamo qualsiasi tipo di collaborazione, ad esempio qualche società normale che avesse nelle giovanili un ragazzo sordo. Noi lo accoglieremmo a braccia aperte, per fargli disputare il nostro campionato e magari aiutarlo a conquistare la nazionale. Sarebbe proficuo e divertente organizzare delle partite come dimostrazione, per far vedere che ci siamo anche noi». Una nazionale che soffre tremendamente la crisi del movimento: «L’anno prossimo ci sono i Mondiali a Taiwan, ma l’Italia sarà assente a causa della mancanza di fondi per fare il campionato».

Cristian è anche un grande tifoso della Openjobmetis, e commenta così l’altalenante inizio di stagione: «Cerco di venire sempre al palazzetto, tranne quando devo giocare. In più alleno le giovanili a Sesto. La squadra non mi sembra fortissima, c’è da dire che stiamo avendo una sfortuna tremenda. Però ci si diverte, grazie al Poz». Ecco, il Poz…: «È il numero uno ed è un personaggio particolare, ma pagherei oro per avere un allenatore così. Chissà se è disposto a darci una mano… Anzi, gli lancio un appello: Poz, aiutaci!».