La classe operaia sogna il paradiso. Ad Avellino per non svegliarsi

Sidigas-Openjobmetis alle 12: la Varese di Caja si è meritata rispetto e considerazione. Ma in campo sarà dura

Pino Sacripanti, 10 novembre 2017: «Varese è una delle squadre più in forma del campionato, con un atletismo pazzesco, e che è stata letteralmente impressionante nella gara contro Trento. Abbiamo due giorni per preparare questa partita, che richiede tantissima attenzione e concentrazione: Caja è bravissimo a farli giocare e, dopo un periodo di assestamento iniziale, hanno trovato i giusti equilibri e la giusta forza da mettere in campo».

Attilio Caja, 10 novembre 2017: «Avellino fino all’ultimo combatterà per i vertici. La Sidigas è una squadra che mi piace molto e per questo bisogna fare i complimenti ad Alberani, che ha costruito un roster di tutto rispetto, e a Sacripanti, che in campo riesce a farli esprimere al massimo delle loro potenzialità. Avellino può contare su giocatori di assoluto livello».

Chi ha ragione a fare i complimenti a chi, al di là della reciproca e autentica stima e della normale delicatezza pre-partita? Domanda inutile, soprattutto se confrontata a quello che è il vero succo del discorso: la Openjobmetis Varese – lo dimostrano anche le dichiarazioni di Sacripanti – sta facendo parlare di sè, tanto da meritarsi rispetto, considerazione e un pizzico di timore reverenziale. E se c’è un traguardo da sottolineare nel corrente inizio di cammino è proprio questa: la conquista sul campo di un “upgrade” del proprio valore percepito.

Nello sport, tuttavia, non esiste considerazione che abbia validità temporale oltre… la prossima partita (purtroppo e per fortuna): oggi, nell’anticipo delle 12 della 7° giornata di Serie A, la truppa dell’Artiglio dovrà quindi sudare contro la Sidigas Avellino, non solo per sperare in una vittoria (che sarebbe oggettivamente da sogno), ma anche per tenere testa ad avversari di gran lunga più talentuosi e profondi. Dando, così, plasticità agli elogi della vigilia.

Avellino, dunque. Ieri una delle tante, oggi (e per oggi intendiamo negli ultimi tre anni) una vera e propria grande del campionato italiano. Da quando la società irpina è stata presa in mano dal duo Nicola Alberani-Pino Sacripanti (ma non si dimentichi il brillante sostegno economico di Sidigas e di patron De Cesare) il tassametro è corso e ha segnato due terzi posti, due semifinali playoff, una finale di Coppa Italia e una di Supercoppa Italiana. L’incipit della stagione 2017/2018 (comunque non certo negativo: 4 vittorie e due sconfitte in Serie A, 3-2 in Basketball Champions League), stagione che nella didascalia contiene gli stessi auspici del recente passato, è stato semplicemente funestato dagli infortuni: sotto canestro si è rotto Kyrylo Fesenko e non è ancora disponibile Shane Lawal, in regia a finire fuori dai giochi è stato Bruno Fitipaldo.

Quella che oggi si presenterà davanti ai biancorossi è perciò una Sidigas diversa da quella pensata, forse meno impressionante all’ombra delle plance ma in nessuno modo al mondo sottovalutabile.

La sua trazione è anteriore, anche senza l’ex play di Capo d’Orlando e Galatasaray: a sostituire Fitipaldo ci sta pensando e ci penserà un giocatore adrenalinico e talentuoso come Ariel Filloy (10 punti in 20 minuti di media finora), che al suo fianco avrà il capocannoniere del campionato Jason Rich, un pallino di Caja che lo ha infatti presentato magistralmente all’antivigilia del match. Tra gli esterni compaiono pure due ali che hanno la fortuna di poter unire alla valenza tecnica anche una struttura fisica esplosiva e solida: si tratta di Dezmine Wells (tanta D-League negli ultimi anni dopo l’esperienza universitaria con Maryland), secondo marcatore di squadra dopo Rich a circa 12 punti di media, e di Thomas Scrubb (ex compagno di Cameron Wells ai Giessen), 8,3 punti media con il 60% da 2 e il 44% da 3.

Sotto canestro magra? No, iniziando da Marteen Leunen (sul conto del quale di rischia di essere ripetitivi ogni anno: tecnica e tiro di primo livello) per proseguire con Andrea Zerini e arrivare a due antitesi: il veterano Ortner (ripiego vista l’indisponibilità di Fesenko e Lawal, ma dotato di un’esperienza che non si insegna), forse statico ma sicuramente solido, e Hamady Ndiaye , un Pelle di 213 cm con qualche anno in più (è classe 1987), verticalità e intimidazione. Al totale va aggiunto Lorenzo D’Ercole, che alla bisogna (e ora i campani hanno bisogno…) può donare fosforo e qualche tripla.

Avellino è un attacco che sa dare tanto, più di quanto sia in grado di dare la Openjobmetis (questo nonostante le statistiche indichino quota 78 punti segnati di media per entrambe): va da sè che l’unica speranza che Varese – che ha le carte in regola per reggere fisicamente – può regalarsi sia quella di una difesa forte, concentrata, “tossica”, spezza ingranaggi e taglia fiducia. Sai che novità, penserete: per la classe operaia che continua a sognare il paradiso, effettivamente, parte e partirà sempre tutto da lì.