La crisi spiegata in quattro punti

Roberto Prini analizza il momentaccio dei biancorossi di Bettinelli per trovare il modo di uscirne

Basta chiedere le dimissioni di Bettinelli e/o l’arrivo di giocatori a gennaio su questo o quel blog. Non succederà. Anche, se non soprattutto, perché non ci sono i soldi per questi cambiamenti. Guardate in faccia la realtà: la cura – se esiste – dovrà essere trovata all’interno di questo gruppo, con queste persone. A meno che non si presenti un Babbo Natale vero, con tanti soldi veri e la volontà – anch’essa vera – di legarsi a un progetto.

/>Proviamo, con lucidità (speriamo) e spirito costruttivo (che non manca mai), a capire cosa sta succedendo.
I fatti. Dalla vittoria col Modena del 2 novembre sono arrivati 3 punti in 6 partite. Erano stati 16, i punti, nelle precedenti 12 gare. Da 1,3 punti a partita a 0,5. La crisi è evidente: di risultati, di gioco (si può salvare il secondo tempo col Catania e in parte quello con l’Entella), di tiri in porta, di azioni e di schemi. Soprattutto crisi di identità, di atteggiamento, di approccio alla partita. Si può pareggiare e perdere, anche contro squadre ampiamente alla portata come Vicenza, Entella e Latina, ma non si può né si deve giocare senza “garra”, senza orgoglio, senza attributi. In queste sei partite, il Varese è passato in vantaggio solo contro il Vicenza, peraltro facendosi rimontare dopo 4 minuti. E ha preso spesso gol su calcio piazzato. Sintomo di concentrazione relativa, di “essere poco dentro la partita”.
Le responsabilità. Sono di tutti, dal portiere all’ultimo dei panchinari entrato in queste sei partite. Si vince e si perde tutti assieme. Non è un modo di dire, è la verità. Certo poi qualcuno è più responsabile di altri. Bastianoni (nella foto) ha sbagliato con Vicenza ed Entella. Rea e Fiamozzi tendono a commettere falli ingenui che costano calci di punizione pesanti (Vicenza e Latina). A Capezzi s’è spenta la lampada con cui traghettava la squadra fuori dall’oscurità. Zecchin non è in condizioni fisiche presentabili. Miracoli e Lupoli hanno perso la strada del gol. Neto, nonostante 3 reti in questi 6 disgraziati turni, ha sofferto il periodo no dei colleghi di reparto e le botte dei difensori avversari.
L’allenatore. Pure Bettinelli ha le sue responsabilità. Non era un fenomeno quando Pavoletti disintegrava il Novara, ma non è nemmeno uno sprovveduto adesso. Al di là dei cambi, più o meno azzeccati, sui quali non discuto perché nessuno conosce meglio di lui lo stato di forma dei giocatori, mi sembra che sia troppo solo (non so se per colpa sua o no) nella gestione sportiva della squadra. L’assenza del vecchio leone Landini – con cui guarda caso erano arrivati 7 punti in 3 partite contro Bari, Frosinone e Modena – ha generato un vuoto tecnico. Chi parla con l’allenatore? Chi, eventualmente gli suggerisce consigli preziosi? Chi lo aiuta nel vivisezionare la partita giocata da cui trarre indicazioni per quella da giocare? Non Laurenza e D’Aniello, straordinari nel loro operato, ma impegnati in un’altra partita. Le persone più adatte, tra quelle a disposizione, sono Cannella e Andreini. Non coinvolgerli sarebbe un errore.
La situazione finanziaria. Non deve diventare un alibi, né un motivo per piangersi addosso. Anzi deve diventare uno stimolo – come il Bari l’anno scorso – per fare quadrato. E per fare la guerra (sportiva s’intende) a tutti. A volte serve un obiettivo esterno per far scattare la scintilla. Mourinho insegna: il sistema, un giornale, una televisione, una persona in particolare. Varese, trova il capro espiatorio e riparti.
E smettila di pensare di essere un’Armata Brancaleone di disperati. Perché la tua rosa non è inferiore a quella di – almeno – dieci squadre di serie B.