La diagnosi: «Apriamoci a un socio»

Il confronto interno a Varese nel Cuore ha confermato una decisione per certi versi epocale

«Apriamoci». Una diagnosi, più che una delibera di qualsivoglia tipo. Una diagnosi che nasce – per restare nella metafora medica – da una visita accurata del paziente, durata sette anni ma mai come oggi arrivata a dare delle risposte facilmente comprensibili. Una su tutte: mandare avanti economicamente la Pallacanestro Varese non è né facile, nè scontato. Ma – va specificato subito – non si tratta di sentire la fatica della strada o il peso di qualcosa: il Consorzio non smobilita. Anzi cresce: «La prossima settimana entreranno tre nuovi soci».

L’assemblea di Varese nel Cuore tenutasi nel tardo pomeriggio di ieri nella sala Gualco del PalA2A ha attraversato una soglia mai varcata dal 2010. Davanti alla trentina abbondante di consorziati presenti si è parlato – pubblicamente e apertamente – della possibilità di vagliare l’entrata di un investitore terzo nella società di piazza Montegrappa. Al quale, eventualmente, cedere quote e una fetta di comando/gestione dell’orgoglio sportivo cittadino.

Due anni fa era stata esaminata al cospetto dei soci la proposta che faceva capo a Gianfranco Ponti (cessione del 50% del capitale con annesso aumento dello stesso, da sottoscrivere congiuntamente al Consorzio, più richiesta di pieni poteri), ma era stata rimandata al mittente. Ieri, invece, non è stata valutata alcuna offerta concreta: è stata semplicemente aperta la strada a un cambio di filosofia. Potenzialmente “epocale” per quello che è ed è stato Varese nel Cuore fino a questo momento.

«Dopo sette anni un confronto così con i nostri aderenti era assolutamente appropriato – commenta il presidente Alberto Castelli – E la possibilità che abbiamo presentato loro di aprirci a un eventuale nuovo investitore nasce da una diagnosi: ce la fa il Consorzio a reggere con le sue sole forze? Oggi come oggi è stato giusto porsi questa domanda, che non vuole assolutamente dire che Varese nel Cuore stia smobilitando o voglia farlo: la prossima settimana accoglieremo tre nuovi consorziati. E se alla nostra porta non si presentasse alcun interessato, andremmo avanti così, come abbiamo fatto finora».

Come scritto l’altro ieri su queste colonne, non è un caso che chi guida la proprietà diffusa abbia fatto un passo del genere ora: l’attenzione ai conti di chi – nell’estate 2017 – è salito al comando in piazza Monte Grappa ha permesso di individuare e (cercare di) risolvere i problemi economici pregressi e di avere un’idea chiara della quantità di risorse disponibili per affrontare il futuro.

Ma non si tratta solo di “una richiesta di aiuto” meramente economica, per un organismo che attualmente garantisce circa il 20% del budget annuale della Pallacanestro Varese: «Avere qualcuno al nostro fianco potrebbe assumere dei risvolti importanti anche a livello gestionale, nel senso che potrebbe dare la chance a Varese nel Cuore di occuparsi anche di qualcosa di diverso rispetto a quanto fatto finora».

E ora? Da una parte si aspetta e dall’altra si cerca. Si riapriranno i contatti con Gianfranco Ponti? È molto probabile di sì, dopo i primi abboccamenti dei mesi scorsi, ma l’esito non è assolutamente scontato: va scritto che l’imprenditore angerese è in primis concentrato sul progetto giovanile Ignis Varese e sulla costruzione di una struttura polivalente per la sua società e per la città (e le disponibilità economiche non sono infinite per nessuno); e va fatto allo stesso tempo notare come il Consorzio non sia nell’esigenza di accettare qualsiasi offerta gli venga fatta. Ieri al palazzetto non si è parlato di condizioni, nè di modalità, nè di numeri: lo si farà solo in presenza di trattative concrete con eventuali interessati.

Plurale voluto: Varese nel Cuore non cerca o aspetta un messia che salvi la Pallacanestro Varese. Varese nel Cuore si apre a chi vuole dare una mano: sia uno, nessuno o centomila lo dirà il futuro.