«La difficoltà è un’opportunità Il Varese vive in un applauso»

Domani saremo tutti a Brescia, con gli occhi solo per il Varese, a tifare da quella curva ospiti scalcagnata, da dove si vede poco e male. Saremo lì, a spingere anche e soprattutto Arturo Lupoli,

il nostro futuro re. Bresciano di nascita, varesino d’adozione.

Verissimo, mi sono sentito ancora davvero importante. In passato, forse, ho avuto poca fiducia, dagli altri e da me stesso, quindi quello è stato un gesto liberatorio. Il mister ci valorizza e ci fa sentire importanti. Il suo spirito, da combattente, è diventato il nostro. In campo aggrediamo gli altri. Sempre.

In Inghilterra mi hanno insegnato che le azioni che portano al gol partono sempre dalla difesa, quindi per cercare di farne iniziare il meno possibile agli avversari, do tutto me stesso per pressare, difendere e dar fastidio fin da subito.

Ne avevo 17 in verità. I due anni di Arsenal sono stati un trampolino per me. Grazie a quell’esperienza ho potuto giocare in nazionale e poi, tornato in Italia, sono approdato alla Fiorentina, che insomma non è proprio l’ultima delle squadre.

Però è vero quello che hai detto, il peso di sembrare un predestinato c’è, perché quegli anni e quelle prestazioni sono un biglietto da visita enorme: tutti si aspettano tantissimo da me, forse più di quanto sono riuscito a dare.

Sì, è stato un anno difficile, sicuramente particolare. Sfortunato. Ho iniziato la stagione con una frattura in ritiro e giocato troppe poche partite. Ho voglia di riscatto ora. Riparto dal basso.

L’applauso è stato un gesto bellissimo, spontaneo e commovente. Mi fa voler essere l’uomo in più di questa squadra. Voglio diventare il punto di riferimento nei momenti belli ma soprattutto in quelli difficili. Quel gesto ha un gran valore per me e per i miei compagni: è stato uno sfogo, una gioia per la nostra bella partita.

Fate bene, è una battaglia giusta. Sono un’esagerazione 20 euro! Tutti quelli che verranno è perché dimostreranno ancora una volta un immenso e impagabile amore per questa maglia.

È bello sapere che c’è chi verrà a Brescia, magari con la famiglia, nonostante questa ingiustizia. Io spero, anzi voglio, regalargli una vera gioia. Che, nel viaggio di ritorno verso casa, li lasci col sorriso in faccia per una nostra bella prestazione e perché no, per una vittoria. (Quest’ultima frase la dice sottovoce, con contegno e pudore. Forse per scaramanzia, ndr.)

Beh, i punti fuori casa parlano chiaro purtroppo, sono zero. Proprio per questo dicevo che sarebbe bello vincere lì, per invertire questa tendenza.

Hai ragione, è verissimo. Quella è la sua forza, forse la sua dote più grande. La frase che mi porterò dietro per la vita è: «Non esistono difficoltà, tramutatele in opportunità».

Sì, l’ho fatta mia proprio per questo motivo. Le frasi del mister le possono vestire tutti, perché toccano l’anima nel profondo. Questa frase racconta la mia storia, la mia voglia di rivalsa.

Va benissimo quel soprannome, soprattutto perché personalmente non ho mai conquistato Brescia, il posto dove sono nato. Il mio bottino contro di loro è composto solo da sconfitte e pareggi. Credimi, sarà una partita speciale, che voglio vincere.

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