Lo striscione ultras che accomuna tutto e tutti. Ciavarrella e Rosa: «Il nostro Varese era rinato»

Altro sfogo dei tifosi: «Ci avete lasciato senza futuro». Ma i due fondatori non ci stanno

La tarda serata di mercoledì ha vissuto un nuovo capitolo della protesta dei tifosi nei confronti dell’attuale società. Uno striscione eloquente, rimosso poi nel pomeriggio di ieri: «Rosa, Ciavarrella e Basile, avete giocato a chi ce l’ha più duro lasciando il Varese senza futuro».

Nel mirino non solo Basile, che era già stato scaricato domenica con un comunicato degli ultras stessi, ma anche i due fondatori Rosa e Ciavarrella. Quest’ultimo, ex presidente, ha affidato a Facebook la sua amarezza per l’aspra critica, non senza definirsi disponibile per un eventuale confronto: «Mi dispiace aver visto i nomi dei due soci fondatori sullo striscione… Capisco lo sfogo dei ragazzi della curva, dettato dal timore di un altro fallimento. Per quanto ci riguarda abbiamo seguito il nostro cuore,

realizzando un progetto capace di ridare l’entusiasmo, la passione e nuova vita al Varese. Lo abbiamo fatto con onestà d’intento e chiarezza nei fatti; abbiamo fatto un passo indietro quando abbiamo aperto la società a persone che l’hanno cambiata. Questo è stato il nostro grande errore, commesso in buona fede. Da quel momento non è stato più quello che avevamo creato, il progetto è stato completamente snaturato, non era più quello che avevo in testa e nel cuore. Nonostante il nostro allontanamento abbiamo proposto soluzioni e risorse che non sono mai state accettate. La cosa più importante oggi è stare vicini alla squadra, evitare polemiche e salvare il Varese. Io sono qui e sono a disposizione di chi voglia un confronto onesto, leale, diretto e definitivo. Fino alla fine sempre Forza Varese». Non ha perso il sonno Enzo Rosa, invece: «Ognuno può pensarla come vuole, i fatti sono sotto gli occhi di tutti. C’è poco da dire, io e Ciavarrella abbiamo rifondato il Varese con Galparoli vincendo il campionato di Eccellenza e lasciando una società pulita. E ci siamo fermati lì, poi è successo quello che è successo. Noi avevamo avvisato del pericolo, qualcuno si è ribellato e ci ha ascoltato, altri hanno fatto finta di nulla. Come mai chi doveva controllare non ha detto nulla fino ad adesso? La colpa è di chi non c’è più? Non di chi ha gestito in questo modo? Io so quello che abbiamo fatto, ci siamo accorti del pericolo in quel famoso cda in cui abbiamo portato un’offerta valida, ma dalle loro risposte avevamo capito si andasse incontro ad un bagno di sangue, avevano intenzioni spropositate, non abbiamo voluto starci più. Lo sappiamo, l’errore nostro è stato di fidarci inizialmente, abbiamo provato a recuperare ma loro hanno tenuto duro arrivando fino a qui».