L’orgoglio di vivere questo Varese

Due tifosi e una passione rinata. Andrea, fedelissimo gallaratese: «Conta più appartenere di vincere». Matteo, il vignettista: «Dall’anello di Gheller al duo Marrazzo-Capelloni: campioni che non se la tirano»

Rifondare il Varese è stata un’impresa per certi versi epica, considerato il cataclisma che aveva spazzato via la vecchia società. Gabriele Ciavarrella, Piero Galparoli ed Enzo Rosa sono riusciti a ricostruire il club all’insegna di valori sani e genuini e lo sa bene chi segue quotidianamente un gruppo di giocatori animati da un attaccamento alla maglia indescrivibile.

Ad agosto due ragazzini di 18 anni che credevano di non essere riconfermati piangevano nello spogliatoio perché l’unico loro sogno era quello di far parte del gruppo biancorosso. Ce l’hanno fatta e adesso scendono in campo più o meno regolarmente. Nei loro occhi è scritto che cosa deve essere il calcio e a ogni allenamento a Varesello si respira un’aria pulita. Chi va al campo in settimana capisce che cosa significa far parte di questo Varese.

I tifosi veri sanno bene di cosa stiamo parlando e per questo ci teniamo a dare spazio alle parole che ci ha mandato Andrea Marelli, fedelissimo di Gallarate che non si perde una partita dei biancorossi né in casa né in trasferta. Perché? A dircelo è lui stesso: «Siamo tornati a respirare un’aria nuova, che non riconoscevo da almeno due anni, ma che secondo me sa proprio di nuovo, perché non si parla di categorie superiori sulla carta come la serie B. Si parla dell’aria di una squadra fatta di uomini in campo, e di tanta gente che lavora dietro al prato verde, che ben rappresentano il senso di un gruppo unito, di voglia di tornare grandi e soprattutto di passione. L’episodio, che avete descritto più volte sulle vostre pagine, di quel ragazzo che piange di fronte al procuratore e alle persone che sperano di creargli un futuro fatto anche di valori (la tanto vituperata maglia), è l’emblema del calcio che sogno, che desidero e che vivo con passione qualunque categoria si calchi. Perché non conta solo vincere, è più importante appartenere, essere uno che sente emozioni che non solo la vittoria ti può dare. Prima viene il sogno, nel cuore di ognuno, di potersi migliorare e crescere insieme. Grazie di tutto questo, cara Provincia».

Il clima di quest’anno, nonostante la categoria dilettantistica che un po’ scoraggia, sembra però unico, come ripete ancora Andrea Marelli: «Due settimane fa a Vigevano era la classica trasferta del campionato di Eccellenza, in un piccolo campo e a molti sarebbero cadute le famose “calzette”. Ma è stato un viaggio impagabile: dominio assoluto, mai un rischio, quattro gol che sembrano facili più di bere un bicchiere d’acqua quando li fanno Giovio, Marrazzo e Gheller. Una domenica con clima da gita in trattoria e poi campo verde (anche se in erba sintetica) per i cuori “puri”». Il Varese è tutto questo ma è anche di più e lo sa benissimo un altro super tifoso come Matteo Perazzolo, che tutti chiamano “Il Profeta Biancorosso”: «Perché – ci spiega – qualche tempo fa partecipavo, con ottimi risultati, ai sondaggi con pronostico sulle partite del Varese».

Oggi, invece, Matteo è popolarissimo su Facebook non solo per la sua fede biancorossa ma per delle vignette di grande impatto: «L’idea era nata dopo la trasferta di Mariano, quella in cui Mavillo Gheller non aveva potuto giocare perché non era riuscito a togliersi la fede dall’anulare sinistro e l’arbitro si era impuntato, non volendo sentire ragioni. È così che ho realizzato un fotomontaggio appiccicando al volto del nostro roccioso giocatore la sagoma del Signore degli Anelli. E la cosa ha avuto successo».

Nel corso della stagione sono arrivate altre immagini ad effetto di Matteo Perazzolo e l’ultima riguarda capitan Francesco Luoni, trasformato, dopo il 3-0 al Fenegrò a Solbiate, in Capitan America. Esilarante era stato il fotomontaggio precedente, post Vigevano-Varese. Come sullo schermo della celeberrima sit-com Casa Vianello – ribattezzata per l’occasione Casa Gol – Marrazzo fa Sandra Mondaini ed esclama: «Cappe, io sono stufo, segno sempre io, crossi sempre tu, crossi sempre tu, segno sempre io». Dall’altra parte Capelloni, a interpretare Raimondo Vianello, risponde: «E adesso che maschera gli faccio?», alludendo alla maschera di Carminetor studiata per l’attaccante.

Matteo sorride: «Con i giocatori c’è un ottimo rapporto, soprattutto con Marrazzo, Capelloni e Viscomi, che non ho mai conosciuto di persona ma con cui sono in contatto su Facebook. Sono ottimi professionisti ma soprattutto non se la tirano, rivelandosi sempre gentili, simpatici e disponibili». Perazzolo ha nel cuore il Varese da sempre: «La prima partita che ho visto è stato il derby Varese-Como del 1998. Negli ultimi anni io e la mia ragazza abbiamo sempre fatto l’abbonamento e siamo sempre insieme nei distinti».

Vi aspettiamo da noi

Caro Matteo, non ci resta che invitarti, dopo la partitissima con il Legnano, nella nostra redazione, insieme a Marrazzo, Capelloni e agli altri biancorossi: potrai conoscerli di persona e, se ti va, anche realizzare una delle tue splendide vignette, mettendoci anche qualcuno della Provincia.n