L’urlo di Colbrelli. La Tre Valli fa bella Varese

Il corridore della Bardiani primo in via Sacco. Giornata splendida, tantissima gente sulle strade.

«Colbrelli, Colbrelli, Colbrelli». La voce di Alessandro Brambilla al traguardo scandisce bene il nome del corridore 26enne di Salò, che ha da pochi istanti tagliato il traguardo laureandosi vincitore della 96esima edizione della Tre Valli Varesine. «Un vincitore degno di Varese» ripete ancora Brambilla. Sì, anche perché vincere su queste strade non è mai banale e vincere come ha fatto Colbrelli è da campione.

Vincere a Varese, in qualsiasi modo, ti consacra definitivamente nell’olimpo dei grandi, ti prepara al salto di qualità se sei giovane come lo è lui. L’atleta della Bardiani Csf, secondo nel 2014 dietro Albasini e davanti a Pozzato, e che l’anno prossimo sarà con Vincenzo Nibali nella nuova avventura al Team Bahrain, è rimasto spesso nascosto ma ha saputo il passo sulle ultime due salite ed ha bruciato Ulissi allo sprint finale davanti al pubblico festante di via Sacco . É l’uomo del momento Sonny, sta vivendo una seconda parte di stagione di livello assoluto e qui si è ripetuto cinque giorni dopo il successo nella Coppa Sabatini, portandosi a casa il diamante, vessillo destinato al vincitore del Trittico Lombardo.

Il 15 settembre scorso, infatti, lo stesso Colbrelli si era imposto nella seconda prova del Trittico, la Coppa Agostoni. L’anno scorso Nibali arrivò da solo dopo lo scatto sulla salita di Bobbiate: ieri la gara si è svolta a ritmi elevatissimi, con una fuga di tre uomini che è stata presto rintuzzata. In molti, poi, sulle ultime rampe di Montello e Bobbiate hanno provato a fare la differenza, prima Gianluca Brambilla, poi Diego Ulissi e soprattutto Rigoberto Uran,

che sotto la flamme rouge dell’ultimo chilometro sembrava destinato ad involarsi tra squilli di tromba e rulli di tamburi verso un successo in solitaria che avrebbe risollevato la sua stagione. Nulla da fare, il sogno del colombiano si spegne nel momento in cui, da dietro, riparte Ulissi e riporta tutti sotto.
Ecco, è proprio qui che Colbrelli esce allo scoperto, come un felino, che di nascosto studia la preda e poi mette fuori il muso solo alla fine. Sonny si sistema a ruota del toscano e con lui si riporta su Uran. Via Sacco è già di fronte a loro: tra due ali di folla festante, Ulissi parte lungo in volata, Colbrelli ha la gamba fresca dei giorni migliori e lo batte di mezza bicicletta. É la giornata dei campioni, anche di Vincenzo Nibali, all’ultima gara in Italia con la divisa dell’Astana e al rientro alle corse dopo la caduta a Rio de Janeiro, quando sembrava già addentare una medaglia olimpica. Lo Squalo ci prova da lontanissimo con Moreno Moser, più per onore di firma che per le forze a disposizione: la sua azione fraziona il gruppo, lo mette in fila ed apre la bagarre degli ultimi giri, ma non lo porta lontano. Però dimostra ancora una volta di che stoffa è fatto il messinese: quando si mette il numerino sulla schiena per correre, non lo fa mai in maniera anonima.

É il giorno dei campioni perché anche Fabio Aru ci prova, all’inizio dell’ultimo giro sulle rampe del Montello quando al traguardo mancano 10,5 chilometri circa, ma non trova il colpo di pedale giusto per proseguire la sua offensiva. É il giorno dei campioni perché Philippe Gilbert, uno che ha vinto due volte il Lombardia, un campionato del mondo, tre Amstel Gold Race, una Liegi-Bastogne-Liegi, una Freccia Vallone e tante altre corse, onora la Tre Valli come se fosse davvero un mondiale, e chiude nei dieci. E perché Brambilla, reduce da una Vuelta da primo attore, sembra poter trovare il colpo risolutore, se solo non ci fosse Uran. É la giornata dei campioni perché alla fine vince Sonny Colbrelli, che per come ha architettato il successo ci ha fatto tornare in mente Oscar Freire. Un campione, dunque. Un corridore che per buona parte della corsa non vedevi mai, e che spuntava all’improvviso per piazzare la zampata decisiva. Ecco, Colbrelli quest’anno alla vittoria ci ha fatto la piacevole abitudine: settimo successo nel 2016, ed una carriera che ora prende la strada del Bahrain. Ed è la giornata di Varese, che nonostante le classiche polemiche da bar dei giorni scorsi, risponde presente ed affolla le strade, applaude i corridori, si assiepa ai bordi di via Sacco già quando mancano 50 chilometri al traguardo. Ma la risposta di Varese per il ciclismo non è mai mancata, non si è mai fatta attendere.
Oggi, più che mai, questa è la terra delle due ruote e gli ultimi tre giorni, Granfondo compresa, ce lo hanno confermato una volta di più.