«Marco Pantani era il ciclismo»

Martinelli, il direttore sportivo con cui il Pirata ha vinto tutto, ieri era al Santuccio con Bof e Zanini. «Con lui era difficile parlare di argomenti che non riguardassero la bicicletta, era preparatissimo»

Metti un aperitivo con Giuseppe Martinelli, anzi una visita in redazione di Giuseppe Martinelli. Oppure una serata con Giuseppe Martinelli, a parlare di sport, marketing e, ovviamente, ciclismo. Metti quello che vuoi: comunque e ovunque sarà un’emozione.Per chi ama il ciclismo e Pantani l’attuale manager dell’Astana è come Josè Mourinho per chi ama l’Inter: la frase è del nostro Francesco Caielli, uno che “sanguina” per entrambe le questioni, e rende perfettamente l’idea di chi abbiamo avuto davanti. Parlare di lui significa andare ad accarezzare la leggenda dei pedali, sia quella di un passato lontano in cui Martinelli era un corridore che collezionava vittorie come la medaglia d’argento alle Olimpiadi di Montreal, sia un passato più recente (e un presente) da mentore che ha cresciuto ciclisti come Claudio Chiappucci, Marco Pantani, Vincenzo Nibali e Fabio Aru.

Insieme al direttore sportivo della squadra kazaka Stefano Zanini, accompagnato da Roberto Bof, Martinelli è passato dalla nostra redazione di ritorno dal Belgio e si è fermato per fare due chiacchiere insieme a noi. È stata l’occasione per regalargli un cimelio che ha apprezzato molto: tre copie dell’edizione cartacea de La Provincia di Varese del 14 febbraio 2016, dedicata alla memoria del Pirata. Non uno qualunque per lui: Martinelli è stato il padre dello scalatore di Cesenatico,

quello con cui il Pirata ha vinto tutto e scritto pagine di storia sul cuore dei tifosi (il Giro d’Italia e il Tour de France del 1998). «Marco era il ciclismo – ha detto il numero uno dell’Astana – Una persona con cui facevi fatica a trovare altri argomenti di discussione al di fuori di quello: era preparato e concentrato su tutto ciò che riguardava i pedali». Perché Martinelli è venuto a Varese? Lo ha fatto per partecipare all’incontro – organizzato dal Rotaract Club Varese Verbano – tenutosi ieri sera al teatro Santuccio, dal titolo “Leadership e management nello sport”. Insieme agli stessi Bof e Zanini, davanti a una platea di giovani interessati, il manager ha detto la sua: «Oggi il ciclismo non è solo allenamento e bicicletta, ma anche specializzarsi in tutto ciò che serve per far funzionare una squadra. Ognuno, all’interno di un team, deve avere un ruolo ben definito e saper dare qualcosa in più rispetto a quanto gli viene richiesto».

Però la leadership del manager, e del direttore sportivo, è anche e soprattutto un’altra: «Saper trovare il corridore giusto e costruirgli attorno una squadra». E’ stata una bella serata quella del Santuccio: Martinelli ha ricordato gli inizi e le vittorie nella Carrera, ha parlato di come si gestisce l’immagine del campione («Nell’Astana abbiamo addetti stampa dedicati sia per Nibali che per Aru»), di cosa viene richiesto ai corridori per arrivare ai vertici del ciclismo internazionale e ha arricchito ogni racconto con aneddoti molto gustosi.
Ha parlato anche di Varese: «Varese è la Tre Valli: mi ricordo ancora le vittorie di Chiappucci e di Ghirotto con me in ammiraglia. È sempre stata la regina del trittico lombardo e credo che valga la pena spingere per farla entrare nel Pro Tour. Anche perché una corsa è fatta da due cose: la partecipazione popolare e i nomi che la vincono. E Varese le ha entrambe». L’ultima battuta è stata proprio su Stefano Zanini, il varesino suo “delfino” all’Astana: «E’ già un ottimo direttore sportivo, perché è sempre stata una persona con grande voglia di imparare e per poi andare avanti con le proprie gambe. All’inizio aveva un po’ di timidezza, ora è molto più sciolto e possiede soprattutto una grande caratteristica: il buon feeling con gli atleti».