Matt Reeser: «I miei sogni, il nostro Varese»

Il futuro presidente del Varese è venuto a trovarci in redazione e ha risposto a tutte le nostre domande. I suoi progetti, l’amore per questa città dove ha già trasferito la famiglia, il rapporto con Iacolino, il passato

Volto disteso, sorridente, parlantina decisa e molto chiara. presto diventerà presidente del Varese Calcio, e sembra avere già le idee chiare. Parole di elogio a , alla squadra dopo la vittoria contro la Pro Sesto, ma anche una visione d’insieme del futuro del Varese che passa attraverso un coinvolgimento del territorio. Lo zio d’America, sbarcato a Varese grazie ai racconti d’un varesino, , fa maledettamente sul serio e chiede una chance, chiede che gli venga data fiducia per dare una svolta ad un recente passato fatto di promesse vuote.

Abbiamo avuto un’ottima partenza contro la Pro Sesto, penso che se non avessimo subito gol prima dell’intervallo avremmo vinto più agevolmente. Però la prima vittoria è sempre difficile, prima di collezionarne dieci, devi vincere la prima. Però ora è il momento di iniziare un trend positivo: storicamente mister Iacolino ha sempre fatto bene con l’andare della stagione. Poi ha vinto 7 volte su 10 il campionato di Serie D, ha un ottimo record in carriera e ci fidiamo di lui. Chiaro, tutti avremmo voluto iniziare con quattro vittorie, ma mi piace ciò che ho visto e so che cresceremo.

La mia percezione è che lui rappresenta esattamente ciò che vogliamo per ciò che vogliamo fare. Lui sa come muoversi, è importante è che la società in tutte le sue componenti lo supporti. Personalmente, amo la passione che trasmette in campo, le sue urla che domenica si sentivano molto bene. Mi piace che sia così coinvolto, i giocatori lo seguono. Io ho giocato per molti anni a football americano e gli allenatori che ho rispettato di più sono i più duri, i più esigenti. Questa squadra ha un grande talento, che messo nelle mani del mister può portarci lontano. Abbiamo battuto la Pro Sesto, che era molto più forte del Casale, da qui usciamo rafforzati. La sconfitta di Casale ci ha svegliato, tre gol in dieci minuti non vanno presi, però la squadra ha imparato e contro la Pro Sesto si è visto un cambiamento. Però è già il passato: siamo concentrati sulla prossima partita.

Conosco il calcio italiano da tanto tempo, grazie a mio figlio: ho incontrato Cristiano Scapolo, che mi ha fatto scoccare la scintilla verso Varese, che ora è coach in MLS. Mio figlio è stato allenato da lui da quando aveva 7 anni, questo ci ha dato la possibilità di iniziare a seguire la Serie A fin da quando era piccolo. Ha avuto la possibilità negli anni di seguire un camp del Milan a Cortina d’Ampezzo, della Fiorentina a Viareggio ed un altro della Lazio. Abbiamo iniziato a capire il campionato, che è uno dei migliori al mondo insieme alla Liga, alla Premier League, alla Bundesliga. È interessante osservare l’evoluzione di un calcio che è sempre stato orientato sulla difesa, e che ora sta cambiando. E si vede anche in Serie D, ogni domenica lo scenario cambia, non sai mai chi può vincere.

Pensiamo a chi amministra i club in Serie A: americani e cinesi. Quando hai le risorse finanziarie per supportare un’organizzazione, diventi un grande brand. Varese ha una storia, è stato in Serie A e cinque anni fa era ad un gol dal tornarci, solo cinque anni fa. L’Italia conosce Varese, noi dobbiamo pensare a mettere insieme le persone giuste per tornare dove vogliamo essere e dove la città vuole vederci. A livello di risorse e di supporto della comunità la situazione è critica: nel calcio i maggiori introiti arrivano dagli sponsor, ed è questo il salto che dobbiamo fare. Nuove risorse ci darebbero la possibilità di muoverci per nuovi investimenti.

Organizzerò nel mese di ottobre un evento, un incontro nel quale unire tutti i principali imprenditori della zona e della provincia. Principalmente per farmi conoscere, per rispondere a tutte le domande; penso di essere bravo a cogliere le opportunità di crescita, e vorrei che l’economia locale sappia e capisca perché ho scelto Varese, perché voglio investire qui. Vorrei che diventi chiaro chi siamo, ciò che vogliamo e ciò che dobbiamo fare per raggiungere i nostri obiettivi. Credo sia importante incontrare la comunità, parlare chiaro e creare fiducia.

Voglio assicurare anzitutto che con me si procederà in una sola direzione, seguendo le mie idee, è l’unico modo che ho per lavorare ed operare. Se le cose iniziano a prendere strane deviazioni, non sarò io ad essere coinvolto. Posso assicurarlo, è una promessa chiara che faccio a tutti. Io sono una persona corretta, e voglio essere corretto e sincero. So che la gente di Varese ha dovuto sorbire tante promesse finora, e me ne rammarico,

perciò non mi aspetto che la gente di Varese mi creda subito. Ma l’unica cosa che posso e possiamo fare è convincere gli scettici con i fatti, giorno dopo giorno. Mi spiace davvero per le tante promesse vuote precedenti, immagino sia frustrante, perché se prometti una cosa e ne fai un’altra, non sei più credibile. Ciò che chiedo è che mi venga data una chance, affinché sia più agevole il lavoro per tutti. Pensate a cosa è successo a Venezia con Joe Tacopina: ha preso la squadra in Serie D, ha fatto un ottimo lavoro, e l’ha portata in B, dove ora sta facendo bene. Per crescere, dobbiamo anche guardare ai modelli di successo delle altre società.

Andrebbero divisi in obiettivi legati alla prima squadra, alla società ed al settore giovanile. Parlando della prima squadra, l’obiettivo è vincere il campionato. La promozione sul campo ci darebbe opportunità in più per l’anno prossimo, e ne gioverebbe anche il settore giovanile, che sarebbe il principale destinatario degli investimenti futuri. Come ho detto prima, però, è importante che ci sia il supporto dell’economia locale, ciò ci permetterebbe di avere le giuste risorse per investire. Dovessi individuare due punti in cima alla lista delle cose da fare, direi dunque la ricerca di sponsor e gli investimenti nel settore giovanile.

Come detto, gli investimenti nelle strutture per il settore giovanile sono in cima agli obiettivi. E gli sponsor ci aiuterebbero a farlo. Le cose vanno insieme. Dobbiamo avere un nostro centro sportivo attrezzato per ospitare i nostri giovani ma anche i cittadini che vogliano sfruttarlo. Lavoreremo per la creazione di un campo sintetico a Varesello, cercando di evitare che i nostri ragazzi debbano spostarsi di continuo su più strutture come Morazzone e Taino.

Io sono appena arrivato e sto imparando molte nuove cose, sono qui da un mese e sto anche cercando di imparare la lingua. A breve inizierò un corso di italiano insieme a mia moglie per potermi inserire ancora meglio. In questo senso, devo avere sul tavolo tutta la situazione per potermi muovere nella giusta direzione. Non tutto mi è chiaro: voglio capire chi è responsabile, quanto dobbiamo e a chi. Mi sto fidando di Paolo per queste informazioni, per fare una panoramica generale della situazione e risolverla. Non voglio che ci siano pendenze di questo genere, e non voglio che qualcuno per cose di questo tipo possa parlare male del Varese. Voglio persone che siano a favore del Varese e non contro, e per questo farò chiarezza su questo punto, anche se ora non sono in grado purtroppo di rispondere in maniera precisa alla domanda.

Amo lo stadio perché ha una storia ma credo sia fondamentale intervenire. Abbiamo delle idee e dei progetti per renderlo più attrattivo per i nostri tifosi ma anche per gli ospiti, per gli avversari. La capienza è buona, e mi piacerebbe vederlo crescere alla pari dei nostri risultati sul campo. Vorrei investire i nostri introiti anche nello stadio, penso vada sviluppata la parte che c’è tra la fermata del bus ed il palazzetto, inserendo un’area commerciale. Sarebbe ottimo per tutti, questa deve essere la parte centrale di Varese. È come quando vai a casa di qualcuno: se hai degli ospiti cosa fai?Pulisci o lasci sporco? A me piace pulire, voglio che gli ospiti abbiano piacere a venire. Vorrei avere non mille, ma cinquemila persone, ma questa sarà solo una conseguenza del nostro operato. Lo stadio deve diventare un posto gradevole per le famiglie, in cui si possa bere e mangiare in tranquillità. Dobbiamo rendere la domenica pomeriggio un’esperienza divertente ma ora la situazione è critica.

Capisco la passione ma non serve la violenza. Ed è un peccato che per questo domenica ci sia stato lo stadio vuoto. Forse è colpa mia e della società non aver provveduto ad aumentare la sorveglianza in quel settore e personalmente mi sono sorpreso quando ho visto i tifosi scavalcare le recinzioni. In futuro dovremo avere più stewart che lavorino a contatto con le forze dell’ordine per evitare che accada di nuovo.

La Pallacanestro Varese è un po’ come i Green Bay Packers, la città ed i tifosi detengono la proprietà. Penso che sia qualcosa su cui si possa discutere, non esistono idee buone o idee meno buone. Io sono aperto a tutto, perché la passione è della gente a prescindere dallo sport.

Mi spiace per la decisione di Aldo, sono qui da poco e non ho fatto in tempo a lavorare molto con lui. Però no, non credo sia un problema proseguire nel lavoro senza di lui. Siamo più che in grado di proseguire anche da soli. Io guido un’azienda di oltre mille persone, posso ovviare all’assenza di una persona. Con Paolo mi trovo molto bene, abbiamo la stessa visione per la società, la relazione è molto buona, così come con Edoardo.

Ci sono delle formalità da sistemare, ma se la volontà dei tifosi e della gente è che io sia presidente, mi assumerò volentieri questa responsabilità.

Li adoro, assolutamente, e vorrei che fossero anche di più. Mi parlano, mi salutano, e mi piace che sia così. Se sarò presidente, e se questa meravigliosa gente vuole identificarsi in me e nelle mie strategie, vorrei sempre mantenere questo profilo, questo contatto costante con i tifosi. Non voglio nascondermi a prendere decisioni dietro un computer ma voglio restare in mezzo alla gente, a stringere mani, a rispondere alle loro domande, ad essere il più trasparente e sincero possibile.

Si sta divertendo tantissimo, lui è un 2003 ed è aggregato alla squadra degli Allievi. Sono orgoglioso di vederlo giocare, lo vedo crescere partita dopo partita: nelle ultime quattro ha segnato cinque gol. Sì, sono molto orgoglioso di lui.

Sì, assolutamente. I miei due figli hanno iniziato una scuola internazionale a Fino Mornasco, vicino a Como, in cui seguono anche delle lezioni speciali di italiano. Sicuramente lo impareranno prima di me e di mia moglie, che comunque ci iscriveremo presto ad un corso per migliorare. Parlando spesso anche lo spagnolo, già capisco diverse cose in italiano ma devo migliorare nel formulare lunghe frasi ed in generale nel parlarlo. Piano piano ci arriverò. Abbiamo preso casa a Masnago, molto vicino allo stadio: domenica mia moglie da casa riusciva a capire ogni cosa guardando i tifosi all’esterno: chi segnava, quando c’era un fallo e quando Iacolino si arrabbiava.

Sono molto cattolico, più che alla scaramanzia mi affido alla fede e faccio sempre tre segni di croce prima di entrare allo stadio. Però qualche piccola scaramanzia ammetto di averla anche io: ad esempio alla prima partita con il Como mi sono presentato con un abito elegante ma visto il risultato ho scelto di non mettermelo più. Contro la Pro Sesto ho indossato un cappellino casual che d’ora in poi mi accompagnerà sempre.