Maynor, la prima è un mezzo disastro. Anosike un fattore

Le pagelle - Il play Usa è apparso molto indietro. Cavaliero, che peccato

Tocca tutto e i numeri lo premiano (15 punti e 14 rimbalzi): una presenza sotto i tabelloni, un fattore. Plance presidiate e protette, poi questo qui va anche innesecato a dovere. Ecco, vedere al voto di Maynor.

No, non ci siamo (ancora). Malesani lo chiamerebbe “mollo”, noi ci limitiamo a registrarne il ritardo dal punto di vista fisico. Mani d’oro, che sanno dispensare palloni col contagiri: però troppo discontinuo, troppo assente, troppo indietro. Quella palla persa nel finale, con Varese che stava rimontando, grida ancora vendetta e da uno come lui proprio non si può accettare.

All’esordio in serie A, non ce la sentiamo di giudicarlo per una partita nella quale non riesce a lasciare il segno. Il ragazzo continua a piacerci, un bel “pezzo” sul quale lavorare, per tirare fuori un giocatore mica da ridere. Ma con lui, sia chiaro, ci vorrà un po’ di pazienza.

Se mandiamo in campo il nostro Gandini, scommettiamo che un assist a Pelle lo fa anche lui. Buttar su la palla per vedergliela afferrare e trasformarla in qualcosa di buono, è un attimo. Sì, promosso: per quello che ha fatto, per le sensazioni di quello che potrebbe ancora fare.

In campo troppo poco per beccarsi un voto, bello o brutto che sia.

Avevamo già buttato giù una pagella tutto sommato positiva, sufficiente. Poi quel gioco da tre concesso mentre Varese era in piena rimonta ci ha fatto abbassare subito il voto. Peccato, perché il capitano aveva dimostrato di esserci: con la testa, con le gambe e con la spalla.

Vede il campo, lo vede per 16 minuti: che però non gli sono sufficienti per scrivere qualche riga nella storia di questa partita. Acqua sul marmo: scivola via senza lasciare il sgeno.

Come spesso accade, le partite dell’estone non sono semplici da giudicare. Eppure a noi, diversamente da quello a cui ci aveva abituati, è sembrato ancora molto, troppo sulle gambe quando si tratta di difendere.

Quando fa quello che ama fare di più – correre in campo aperto, zompare – è tra i più bravi. Peccato che l’altra faccia della medaglia non sia all’altezza. Certo è che ieri sera, almeno in attacco, è stato uno dei migliori.

Il suo tiro da fuori è troppo discontinuo e, di contro, quando si butta dentro va a schiantarsi troppo spesso contro un muro invalicabile.  

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