Maynor predica basket, Eyenga esegue. Bulleri c’è, e viene fuori quando serve

Il debutto dei biancorossi regala tutti quei sorrisi che erano mancati nel precampionato. Ma attenzione: non è finita qui. Le pagelle di Fabio Gandini



Pronti, via, fallo. Poi fallo e ancora fallo. Il primo tempo di Oderah si può sintetizzare così, con in più una postilla-domanda: cosa sa fare in attacco?
Il nostro forse immagina la pagella di fine gara e nella ripresa entra con piglio diverso: prende posizione profonda dentro l’area, si muove tra gli spazi, aspira i rimbalzi, schiaccia. Ne fa pochi (i rimbalzi sono 9), ma bastano.



È sartoriale anche quando si allaccia le scarpe o respira profondo. Poi non si può pretendere che faccia il diavolo a quattro per 40 minuti. Intanto 11 punti e 8 assist: lampi di classe. Ah, poi ci sarebbe anche da difendere, Eric…



Gioca poco: Moretti gli preferisce Bulleri. La timidezza non sa nemmeno dove stia di casa, come sempre, ma non si può ovviamente vedere la sua impronta sulla partita.



All’impatto con l’Europa. Impatto duro: salta sulle finte e non si adegua al metro arbitrale che punisce ogni blocco appena semovente. Ergo, non incide. Né davanti, né dietro.



Dove lo metti sta, come gli orsetti sempre in piedi. C’è da segnare un libero? Lo segna. C’è da recuperare una palla? La recupera. C’è da vincere una partita dopo indicibili sofferenze? La vince. Bomba e penetrazione: 5 in fila e tutti a casa. Chi è che era qui solo per gli allenamenti?



Cosa vuol dire essere un capitano? Vuol dire fare la cosa giusta al momento giusto. A lui succede con la bomba nell’ultimo quarto: gira la gara verso i biancorossi, anche se di poco.



Ha il merito di tenere in piedi la baracca in contumacia Anosike. Lo fa egregiamente: bello un assist con gli “occhi sulla schiena” per un taglio di Johnson. In miglioramento, netto.



Tira poco, si vede più come perno fuori dall’area per aiutare la manovra che in altro. Ma non si può certo bocciare: quando serve il suo mattoncino, leggi quarto decisivo, lui lo mette.



Comparsata. Ma è anche vero che in un primo quarto in cui nessuno prova quasi minimamente a difendere bastano i suoi pochi minuti di faccia cattiva a farci ricordare che esiste anche la retroguardia nel basket



Il primo quarto è tutto suo: 12 punti, un’iradiddio. Poi un poco si normalizza, ma riesce comunque a contribuire in ogni singolo quarto. Se la sua mano da fuori è quella odierna, quest’anno ci si diverte.



Anche la sua difesa lascia a desiderare. Ma in attacco è versatile e produttivo, pur spegnendosi un po’ alla distanza. Comunque promosso.