Miracoli come Neto: «Al diavolo il male Io voglio giocare»

A un mese dall’appendicite, Luca morde il freno: «Arrivano le sfide decisive, devo essere in campo.Tutta la gente di Masnago correrà di fianco a noi»

Luca Miracoli va davvero di fretta: vuole rientrare, farlo subito, mister Bettinelli deve frenarlo. Dopo l’appendicite che lo tiene ai margini da inizio mese; ancora per poco, spera lui, che non perde occasione di far vedere quanto voglia tornare in campo.

Già domani col Brescia? Chiedere a mister Bettinelli. Certo è che la punta biancorossa è un vero martello.

Più è difficile, meglio è

«Dura star fuori. Durissima – attacca Miracoli – Adoro giocare, allenarmi, correre. E per mia fortuna, fin qui son sempre stato bene. Quindi, dover rinunciare per un mese ai riti del mio lavoro è stata una faticaccia. Anche perché prima dello stop mi sentivo bene».

A volerla dire tutta, non è che il Varese abbia davanti partite in cui sembra semplice divertirsi. Anzi: sono in programma solo gare decisive per restare in B, mica roba da ridere. Miracoli non si spaventa: «Io mi gaso – spiega il centravanti varesino –. Più la partita è importante, più è bello esserci. Non hai tempo nemmeno di aver paura. Se cominci a pensare a quelle cose lì, hai sbagliato mestiere. La partita di domani, poi, è davvero speciale: forse la più speciale che il Varese ha giocato finora».

Uno stadio biancorosso

A proposito di atmosfera speciale, il club da giorni ha detto che in curva e nei distinti si entra con un euro. Che stadio si augura di trovare domani Miracoli?

«Pieno e colorato – risponde lui –. Il pubblico del Franco Ossola ha dimostrato di poterci dare una grossa mano. Buona parte del nostro meglio l’abbiamo fatta a Masnago. Sarebbe bello sentire la spinta di tutta la gente del Varese, di tutta la città. Io, su uno stadio speciale, ci conto davvero». Anche se, come precisa lo stesso Miracoli, al Franco Ossola c’è sempre qualcosa nell’aria. «Siano mille, duemila o, come spero domani, cinquemila, i tifosi del Varese ti danno sempre la sensazione di essere lì con te a correre. Ti senti forte, responsabile, fiducioso. Si può volere di più?».

Un cognome impegnativo

Il suo cognome si presta a tanti titoli. Infastidito? «No – ride l’attaccante biancorosso –. Meglio un cognome così, che si fa tirare fuori in situazioni sempre piacevoli. Viceversa, sarebbe davvero più difficile riderci sopra».

Ma davvero, come dicono in molti, la salvezza del Varese – tra punti di penalizzazione, dimissioni eccellenti e crisi societaria – passa per un mezzo miracolo?

«Non scherziamo – risponde secco il numero 9 del Varese – Non sono un lupo di mare di questo mestiere, ma ho visto abbastanza cose per dire che l’unico miracolo è il lavorare sodo. Teniamo conto che, tolta la penalizzazione dei tre punti, noi saremmo a metà classifica, saldamente salvi. Quindi, la squadra vale e noi ne siamo coscienti. Credere in noi stessi è il minimo che possiamo fare».

Ingredienti vincenti

È assai probabile che le stesse parole, grosso modo, potrebbe dirle uno che gioca in una qualsiasi delle squadre coinvolte nella complicatissima lotta salvezza.

Lo facciamo notare a Miracoli, che subito contrattacca: «Non sono d’accordo. Prima cosa: non credo che le altre squadre possano dire di avere il gruppo che siamo noi. Seconda cosa: nessuna delle altre squadre può dire di avere in panchina Stefano Bettinelli». Davvero? «Il mister è un mago nel tenere la squadra fuori e al riparo da tutto. In questo periodo, ma anche nei mesi scorsi, è una cosa speciale. Noi arriviamo al campo e sappiamo che ci siamo solo noi e il nostro lavoro».

Meglio la nord biancorossa

Quando era un ragazzo, Miracoli aveva un sogno: da tifoso del Genoa, segnare di rossoblu vestito sotto la nord dello stadio di Marassi.

«Ora ho un altro sogno – dice lui –, che è anche la mia realtà: segnare più gol possibili per salvare il Varese. Sì, il Genoa è la mia squadra del cuore di quando ero un bambino. Adesso però sono il primo tifoso del Varese».n