«No, il diabete non ci può fermare»

Da Varese a Otranto in bicicletta con un messaggio di vita: è l’impresa del 18enne Filippo Capanna

Dieci giorni in bicicletta, 1250 chilometri da Varese a Otranto, dal 15 al 24 luglio, 60 ore sul sellino della sua bici, pari a quasi 3 giorni di pedalata continua.

Filippo Capanna, 18 anni da compiere a novembre, è arrivato lunedì ad Otranto a conclusione di una bellissima esperienza che ha vissuto in totale autonomia. Filippo, oltre ad essere coraggioso, è anche diabetico (diabete tipo 1) e ha intrapreso quest’avventura con un obiettivo specifico, che ci spiega lui stesso: «Sono partiti con l’idea di portare questa mia esperienza come esempio ad altri ragazzi diabetici come me. Far capire a loro, a tutti, che il diabete è una malattia, una condizione, ma che non ci limita. Ho fatto 1250 chilometri nonostante questo, ho voluto dimostrarlo con un esempio fisico, per far capire che il diabete non è un limite. È ovvio che ci voglia un occhio di riguardo, perché se non ti curi o lo fai male ti condiziona fisicamente. Ma se decidi di condurre una vita sana e ti controlli, non hai limiti a nulla».

Torniamo al viaggio nella sua essenza, e lo viviamo attraverso le parole dello stesso Filippo: «Sono partito il 15 luglio e ho pedalato per dieci giorni consecutivi, circa 120/130 chilometri al giorno. Mi sono fermato in diversi punti: la prima tappa è stata a Borasca, in provincia di Lodi, poi mi sono fermato in ordine a Carpi, Ravenna, Senigallia, Tortoleto Lido, San Salvo, Peschici, Trani, Ostuni e per finire Otranto. Le ultime tappe in Puglia, complice il caldo,

sono state le più dure da concludere. È stata per me un’esperienza pazzesca, ho visto ed attraversato alcuni tra i posti più belli d’Italia. Poi è stata ovviamente pesante, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Perché alla fine sei sempre da solo, io vedevo mia madre soltanto alla sera ma durante i chilometri ero da solo, pedalavo da solo e mi sono sempre dovuto arrangiare per ogni inconveniente. Quindi è fondamentale essere sempre lucido nonostante la stanchezza, stare sempre attento ad ogni cosa, alla strada, alle auto, per evitare qualsiasi problema».

Oltre cento chilometri al giorno in bicicletta, pur non essendo cresciuto come un ciclista: «Non l’ho mai praticato come sport da ragazzo, però per fare questo viaggio mi sono allenato duramente e soprattutto mi sono preparato anche a livello di alimentazione». Una domanda sorge spontanea: perché, partendo da Varese, ha scelto Otranto come meta del viaggio? «Perché è qui dove trascorrerò le mie vacanze estive, perciò ho scelto Otranto così mi sarei potuto fermare qui al termine del viaggio. E poi perché sono particolarmente legato a questo posto, ho sempre passato le vacanze qui e mi sembrava giusto concludere qui la mia fatica».

Un’esperienza del genere, in solitaria, è in grado di lasciare ricordi indelebili nella testa e nel cuore di un ragazzo giovane come Filippo: «Mi lascia tantissimo, mi fa capire che se ci metti passione e fatica puoi fare qualsiasi cosa. Lungo il percorso ho incontrato persone gentili che hanno apprezzato il mio gesto. Questo viaggio mi ha fatto crescere parecchio, ho fatto tutto da solo perché da lontano avevo il sostegno dei miei genitori ma a pedalare alla fine ero io, e nelle situazioni più ostiche mi sono destreggiato da solo. Ho capito veramente cosa significhi sentirsi soli, ma allo stesso tempo ho compreso l’importanza di chi mi sta vicino».