Non dimenticheremo mai la tua promessa. Su quegli spalti sarai sempre insieme a noi

Il ricordo di Spartaco Landini, ex direttore sportivo del varese scomparso domenica

Spartaco Landini ha smesso di lottare. La notizia della sua morte ha strappato, ha disintegrato l’armonia della domenica di Pasqua, ha calato un velo di tristezza su tutti coloro che lo hanno conosciuto in quella stagione 2014/2015 a Varese, l’ultima in Serie B. Animo buono, spirito giovanile, ironico, sorriso e battuta sempre pronti. La leucemia lo ha sconfitto a 73 anni, è morto a Genova, nella città in cui era diventato grande anche da dirigente, dopo esserlo stato da calciatore.

Non sono il curriculum o la carriera ad aver reso grande Spartaco, bensì un’umanità per cui si è fatto apprezzare e benvolere ovunque sia stato. E non sono casuali tutti quei messaggi di cordoglio giunti domenica da tutta Italia, a ricordare un uomo grande. Nella sua avventura a Varese, si trovò a combattere con la malattia per la prima volta. Tre mesi al Niguarda, un pensiero costante ai ragazzi, alla squadra, a Stefano Bettinelli, che da semplice allenatore si è trasformato in un amico fraterno. Tre mesi lontano dal campo a combattere contro la leucemia, e a sconfiggerla una prima volta. «Se non fossi in ospedale – dichiarava nel gennaio 2015 – mi vestirei e correrei a Masnago per abbracciare la squadra a cui sono sempre vicino. I medici mi raccomandano però di fare il bravo perché le cure sono rigorose e non posso sgarrare». Questo era Spartaco Landini, un guerriero, il nome è un presagio, non mente. Dalla squadra, la “sua” squadra, ci torna veramente in una toccante mattinata di marzo, a Luino; lui in mezzo, la squadra in cerchio, le sue parole: «Ogni giorno ho immaginato questo momento, e ora che lo vivo posso dirvi che me lo sognavo proprio così. La malattia non si è mai affacciata alla mia stanza perché mia moglie e le mie figlie non l’avrebbero fatta entrare». Ha lottato Spartaco, anche a seguito della ricaduta che lo ha preso di nuovo alla sprovvista. Durante e anche dopo quella stagione disastrata, che coincise con la retrocessione ed il successivo fallimento, legò in maniera particolare con Stefano Bettinelli, con cui è rimasto in contatto fino a pochissimi giorni fa. Si sentivano spesso e durante la stagione scorsa non era raro vederli insieme sugli spalti di qualche stadio, a guardare partite come vecchi amici. Fu anche appuntato come direttore sportivo per la stagione successiva, una stagione in Lega Pro che in realtà non si disputò mai. Ma quando fu nominato, ci disse: «Sono felice, ho un debito di riconoscenza nei confronti di Varese e del Varese». Nel calcio, mondo piccolo, veloce e poco avvezzo ai sentimenti, Spartaco Landini è stato una stella polare, una luce magari lontana ma sempre presente. L’anno scorso gioì da casa per la rinascita del Varese, ci confidò al telefono tutta la sua gioia: «Ho seguito da lontano la vostra cavalcata, purtroppo dovendo fare ancora spola dall’ospedale non sono riuscito a tornare a trovarvi, ma sappiate che siete ancora tutti nei miei pensieri molto spesso». Lasciandoci anche con una promessa, che sapevamo avrebbe mantenuto: «Appena smetterò di fare avanti e indietro dagli ospedali, verrò al Franco Ossola. É una promessa». Nelle sue settimanali telefonate con Bettinelli gli aveva ribadito questa promessa, specialmente ora che il Betti si era ripreso la “sua” panchina.

Ogni promessa è un debito, Spartaco, e noi su questi spalti ti aspetteremo sempre, per festeggiare. Di nuovo, insieme al Betti.