«Non tutti sono Bocelli o Ray Charles La gente mi giudica per quel che faccio»

Daniele Cassioli ci accoglie con la solita simpatia nel suo studio nuovo di zecca. Siamo al Medical Group di viale Lombardia a Castellanza. Un centro polispecialistico dove il 28enne gallaratese – fresco di nuovo record mondiale nella specialità “Figure” di sci nautico – svolge la sua professione di fisioterapista insieme alla collega e socia Elena Fedeli. «Ci siamo appena trasferiti da un altro studio di Castellanza – fa sapere Daniele – Qui è molto più grande, ci sarà la possibilità di fare un lavoro d’équipe insieme a medici di altri settori: fisiatri, oculisti, ortopedici».

Non vedente dalla nascita a causa di una retinite pigmentosa, Cassioli si è dimostrato un campionissimo in tutte le sfide con cui si è cimentato: dagli studi (si è laureato con lode in fisioterapia all’università dell’Insubria), allo sport (è un fuoriclasse dello sci nautico, ma ha praticato a lungo anche nuoto, karate e sci alpino), fino appunto al lavoro. «È stata una grande soddisfazione dimostrare di potermi affermare in questa professione malgrado il mio handicap. Certo non è stato facile, soprattutto all’inizio, quando qualche paziente, una volta saputo della mia cecità, decideva di rivolgersi altrove. Oggi però le cose sono cambiate: c’è meno scetticismo in generale, e anch’io mi sento molto più sicuro di me stesso rispetto agli inizi».

È innegabile che per un non vedente il mondo del lavoro sia qualcosa di molto complesso. Non tutti sono Bocelli o Ray Charles. Superare lo scetticismo altrui non è mai facile. Ma devo dire che, a parte i casi di cui parlavo prima, ho sempre ricevuto fiducia e supporto, a cominciare dall’università dell’Insubria. A Firenze c’è un corso di fisioterapia per non vedenti, ma fin da bambino ho preferito frequentare le scuole “normali”, per tutti: per questo mi sono iscritto all’Insubria, dove ho sempre trovato collaborazione e fiducia. La stessa fiducia che ripone in me tutto il personale di questo centro medico. Devo essere giudicato per come lavoro, e in questo senso non voglio neppure che la mia cecità diventi un alibi se qualcosa non dovesse andare alla perfezione.

Già. Siamo fieri di seguire sia il Legnano Basket maschile sia la Pallavolo Castellanzese femminile: entrambe le squadre hanno vinto i rispettivi campionati. Mi sa che portiamo fortuna…

Il 13 e 14 settembre parteciperò ai campionati italiani di sci nautico a Recetto, in provincia di Novara. Mi cimenterò in tutte e tre le specialità: slalom, figure e salto. Dopo aver fatto così bene agli europei, mi sto allenando senza troppe pressioni. L’obiettivo è sempre quello: vincere. Sono un animale da gara.

Parole doverose, ma è un po’ come sedersi a tavola con la cena già pronta, senza prima aver neanche tagliato una fetta di pane: troppo comodo. Magari la prossima volta la cena prepariamola assieme… Ma, si sa, in Italia l’interesse mediatico è in gran parte fagocitato dal calcio, e agli altri sport spesso restano solo le briciole. Questo rende ancora più straordinarie le imprese dei nostri atleti, che certi risultati se li devono sudare da soli, o quasi.

Penso che criticare iniziative di questo genere sia davvero un peccato. Anzi, è auspicabile che venga organizzato qualcosa di simile per aiutare la ricerca su altre malattie. Che sia qualcosa di utile lo dimostrano i milioni di dollari raccolti in tutto il mondo: non vedo perché si debba fare sempre polemica su tutto. Come fisioterapista so bene cosa significhi essere affetti dalla Sla, ma come non vedente so anche cosa significhi avere una disabilità, e dico che riderci un po’ su, oltretutto raccogliendo così tanti soldi, è segno di intelligenza e cultura, non certo di ignoranza. In casi come questi, i social network sono dei formidabili strumenti di diffusione.

Sì. Mi piace perché mi ha permesso di far conoscere di più quello che faccio, e di mostrare il lavoro che c’è dietro al raggiungimento di un risultato. Con le parole ma soprattutto con le immagini: pur non vedendo, non ignoro certo l’impatto che può avere una foto o un video, soprattutto tra chi non mi conosce bene e ritiene impensabile che un non vedente possa fare certe cose.

Tifo per i biancorossi di Pozzecco, insieme ovviamente al Legnano Basket, che mi vede coinvolto anche professionalmente. A Varese mi sento molto legato, mi sono sempre stati vicini attraverso persone come Bof e Cimberio. E sono felice che il Poz sia tornato a casa.

Sono tifoso romanista. Essendo nato a Roma (Cassioli si è trasferito a Gallarate all’età di tre anni ndr) mi è rimasto addosso ‘sto virus. Forse è anche un modo per tenere vivo il legame con quelle che comunque sono le mie radici. Mi piace molto andare allo stadio. Qualcuno mi dice «ma cosa ci vai a fare se non vedi?». Ma lo stadio si vive, si respira, e io il clima delle partite lo respiro eccome. E poi ho sempre qualche amico che mi racconta cosa succede in campo.

Se io dico certe cose durante una gara mi becco una squalifica che mi rovina la carriera…Certo, ha tutto il tempo per recuperare, ma con quella frase sulle banane l’ha combinata grossa. Dopo il fallimento ai Mondiali, si era detto: è il momento di ringiovanire i vertici e recuperare credibilità a livello internazionale. Per ora non si è vista nessuna delle due cose, anzi. Però magari Tavecchio ci dimostrerà che come manager è un mostro, e ci sorprenderà tutti. Speriamo che quella frase infelice resti uno scivolone episodico.

Non sarà simpatico a tutti ma ha dimostrato di essere un grande tecnico: prima del suo arrivo la Juve era allo sbando, lui l’ha riportata al vertice in Italia. Di sicuro lo attende un duro lavoro. Bisogna urgentemente tornare a investire sui vivai, credere nei giovani, saperli aspettare. E anche cambiare la cultura sportiva: oggi si passa quasi più tempo in palestra che in campo. Si è perso il gusto di allenarsi divertendosi, ma a livello giovanile il divertimento deve arrivare prima di tutto il resto.

E non aveva tutti i torti. Ma fu attaccato da più parti per quelle frasi, che pagò care nel prosieguo della carriera. Il suo fu interpretato come un attacco personale contro Tizio o Caio, ma era solo un invito a riflettere.

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