Oggi è il “Kobe Bryant day”: per noi, è Natale

Il commento di Gabriele Galassi

Buon Natale, amanti della pallacanestro. Da oggi il 24 di agosto (o meglio, come scriverebbero nel mondo anglosassone, l’8/24) sarà il Kobe Bryant day. Da oggi sarà per sempre il giorno dell’ultimo messia (in attesa del prossimo: qualche indizio, dopo le Finals 2016, dovremmo già averlo a disposizione…) della storia della palla a spicchi, del secondo Micheal Jordan sceso in terra. Un giorno che festeggeremo, anno dopo anno, con l’orgoglio di essere stati testimoni delle imprese di un’autentica

leggenda. Così ha scelto il consiglio cittadino di Los Angeles, casa dei suoi Lakers, che ha deciso in questo modo di «ringraziare Kobe per vent’anni di una carriera indimenticabile. Vent’anni in cui la città e i tifosi hanno potuto godere del suo incredibile talento e della sua straordinaria etica del lavoro». Un invito che i losangelini rivolgono a tutto il mondo, a tutti i tifosi sparsi per il globo che amano questo sport e che non perdono occasione per tirar tardi la notte in modo da godere della pallacanestro nella sua massima espressione, l’Nba.
Per spiegare l’amore che i tifosi di tutto il mondo provano per questo meraviglioso giocatore non serve raccontare delle sue imprese, del suo palmares e dei suoi pazzeschi record (ci limitiamo a segnalare 5 titoli Nba e 2 ori olimpici, per il resto sbirciate sul web: ma ritagliarsi una mezz’oretta potrebbe non bastare), dei suoi 81 punti contro Toronto, della sua feroce e smisurata voglia di vincere. Non è nemmeno necessario motivare l’amore dei tifosi italiani con il legame, unico e speciale, che il giovane Kobe ha sviluppato per la nostra nazione in tenera età e mai dimenticato. Basta invece ricordarci di quella maglia numero 8 sulla schiena di un ragazzino che voleva dimostrare al mondo di essere il giocatore più forte del mondo, e di quella maglia numero 24 di un uomo che, una volta dimostrato di essere il giocatore più forte del mondo, ha continuato senza sosta a lavorare per confermare il suo status, per trascinare i compagni, per essere un esempio dentro e fuori dal campo. Con un’etica del lavoro e del sacrificio che è un insegnamento tanto nello sport quanto nella vita. E le lacrime che abbiamo versato in questo suo ultimo anno a salutare tifosi e avversari di città in città, accolto da video e standing ovation da brividi, saranno accompagnati dal sorriso e dall’emozione nel rileggere la sua toccante lettera d’addio all’amore della sua vita, la pallacanestro: «Hai chiesto il mio impegno, ti ho dato il mio cuore (…) Ho fatto tutto per te, perché è quello che fai quando qualcuno ti fa sentire vivo come tu mi hai fatto sentire (…) Ci siamo dati entrambi tutto quello che avevamo. E sappiamo entrambi che rimarrò sempre quel bambino con i calzini arrotolati, bidone della spazzatura nell’angolo. Cinque secondi da giocare. Palla tra le mie mani. 5…4…3…2…1 (…)». Ti ameremo per sempre, Kobe.