Battaglia persa, guerra lunga. Ora arrabbiamoci

Il Chieri vince 2-0 e si riprende la vetta della classifica. Il Varese chiede un rigore e finisce senza allenatori. Una settimana nera che si chiude nel peggiore dei modi è un grande banco di prova: per reagire serve cattiveria

Un altro scontro diretto perso in una partita in cui sono mancate la grinta e la cattiveria necessarie per colmare il divario da un avversario in questo momento migliore, nel giorno delle scelte più complicate e delle rotazioni più corte, nel periodo di maggior sfortuna e infortuni, di fronte all’arbitraggio più alla Byron Moreno degli ultimi anni. Il Varese perde 2-0 contro il Chieri e torna secondo in classifica a -1 dalla nuova vecchia capolista, facendosi anche raggiungere dalla Caronnese (1-1 il finale rossoblù

contro la Pro Sesto).
Impossibile immaginare un weekend peggiore, impossibile sperare in un banco di prova migliore. Se il Varese saprà uscire ancora più forte, compatto, determinato, convinto, fiero, orgoglioso, concreto, cattivo, rabbioso, incazzato da questa domenica nera, allora sarà fatta: non ci sarà Chieri – che nel ritorno sarà sconfitto dalla sua stessa arroganza dimostrata sbeffeggiando il Franco Ossola dopo aver vinto una battaglia -, Cuneo, Caronnese o chicchessia in grado di rovinare il sogno della marea biancorossa, sempre straripante sugli spalti. Marea biancorossa che domenica si sposterà a Venegono, l’8 dicembre accoglierà in casa il Gozzano, l’11 andrà a Busto Garolfo e il 18 chiuderà un 2016 indimenticabile a Masnago, urlando ancora “Forza Varese” e scrivendo nella letterina a Babbo Natale l’unica cosa che gli interessa ricevere, non il 25 dicembre, ma il 7 di maggio: la vittoria di questo campionato di serie D. Per tornare grandi. Insieme.
Nel frattempo babbo Natale (il direttore Merlin con la squadra mercato) porterà i primi doni, con la società pronta a fare uno sforzo importante dopo tutte le assenze e gli infortuni: il primo colpo, dopo il praticamente già firmato Giacomo Innocenti (ala ligure classe ’89, in uscita dal Seregno), sarà un centrocampista dai piedi buoni, gol pesanti e cuore biancorosso che sarà accompagnato da una punta di peso che darà ulteriore qualità al reparto offensivo.

Il mercato aumenterà il valore della rosa, ma per arrivare in fondo bisognerà imparare qualcosa dalla sconfitta di ieri, analizzando e capendo cosa non abbia funzionato – a partire dalle scelte tattiche e di formazione, ma soprattutto da cosa possono dare (sul serio) i singoli: perché qualche atteso è mancato, e qualche inatteso ha invece meritato -, per poi far sparire subito le scorie della dolorosa sconfitta.
Una sconfitta maturata al termine di due tempi diversi, entrambi complicati, ma affrontati con diverso spirito. Quello dell’avvio di primo tempo, preoccupato dalla veemenza e qualità degli avversari, non è quello giusto. Un sussulto biancorosso (20 secondi, Rolando si infila in area ma non riesce a colpire in modo pericoloso), poi l’incipit del monologo avversario, aperto da Poesio (2’) e Messias (6’): Pissardo c’è. Il primo, incredibile brivido all’11’: Anastasia suggerisce arretrato rasoterra, Poesio fa velo, D’Iglio scarica la foglia morta “alla Pirlo” dai 30 metri; la palla vola e precipita di colpo, sbattendo sulla traversa e giù oltre la riga, con il guardalinee che però scuote la testa e fa proseguire. Anastasia cerca l’angolo ma trova Pissardo (13’), poi l’ultima tegola di una settimana pessima: Zazzi va a terra, si tiene il ginocchio e chiede il cambio (domani gli esami); al suo posto entra Cusinato (17’).
A metà la trama ha una piccola variazione. Al 27’ Giovio pesca in area il capoccione di Scapini che segna e vola ad esultare ma è subito costretto ad atterrare alla vista della bandierina alzata del guardalinee: fuorigioco. Al 31’ Rolando recupera e crossa per Becchio, che stacca di forza e tocca di testa ma si dispera vedendo Benini togliere dall’angolo la palla a mani aperte. Al 35’ la punizione di Giovio fischia a centimetri dall’incrocio, al 37’ il filtrante del 10 è invitante ma Scapini, partito tardi, non lo raggiunge.
Nel finale di tempo la trama cambia. Ma non come i tifosi del Varese vorrebbero (41’): Anastasia sfida Simonetto, guadagna il fondo – superando la linea, l’arbitro non vede – e mette morbido sul secondo, dove Poesio dimenticato da Luoni incorna alle spalle di Pissardo prima di lasciarsi andare a un’esultanza talmente reiterata da risultare stucchevole che viene sommersa dai fischi della tribuna. Al 46’ l’ultimo brivido con il missile di Messias disinnescato da Pissardo. Primo tempo, di fatto, a senso unico: la statistica sui tiri dice 3 (1 in porta) Varese e 9 (7) Chieri.

Serve reagire. Il Varese lo fa in avvio di secondo atto. Talarico pesca Scapini ma la spizzata è out (2’), Becchio batte Venturello ma il suo cross rasoterra sfila senza che Giovio possa raggiungerlo (7’), Becchio guadagna il giallo di Venturelli e una punizione che Giovio non colpisce a dovere (12’). Al 15’ inizia un’altra piece teatrale all’interno della principale: protagonista è il direttore di gara, che apre subito forte allontanando un Baiano molto perplesso per proteste. D’Iglio spaventa ancora Pissardo (16’), poi Merlin chiama il cambio di Luoni per Lercara e il passaggio al 3-4-2-1.
Il Varese inizia a caricare a testa bassa e al 29’ ha di che recriminare: Giovio trova il filtrante per Scapini che raggiunge la palla appena prima di essere travolto da Benini in uscita. Il rigore sembra solare ma l’arbitro dice no e Rolando viene fermato nel tentativo di tap-in.
Al 34’ il rammarico è invece senza condizionamenti esterni: Becchio sfonda ancora, un difensore libera corto, Giovio in piena area controlla ma perde un mucchio di tempo e finisce col farsi murare una grande opportunità.
Il gran finale della commedia arbitrale arriva al 36’, quando Anastasia ci mette un minuto intero a uscire dal campo per la sostituzione e Merlin viene espulso per averlo invitato a spicciarsi: l’allenatore diventa Calzi. Un fallo gratuito di Poesio su Lercara non sanzionato (37’), poi il forcing che non fa cadere il fortino e il definitivo 2-0 del Chieri in pieno recupero.

La domenica nera finisce con la tribuna che schiuma rabbia alla vista degli (esagerati) festeggiamenti piemontesi ai suoi piedi. Una rabbia da trasformare in forza, per lasciarsi alle spalle questa battaglia persa. E andare a vincere la guerra.

nel pt Poesio al 41’; nel st Tettamanti al 46’.

Pissardo; Talarico, Simonetto, Ferri, Luoni (Lercara dal 25’ st); Rolando, Bottone (Musso dal 49’ st), Zazzi (Cusinato dal 17’ pt), Becchio; Giovio, Scapini. A disposizione: Consol, Viscomi, Gazo, Lercara, Calzi, Salvatore, Bordin. All. Baiano.

Benini; Venturello (Novello dal 15’ st), Benedetto, Cacciatore, Benassi; Poesio, D’Iglio (Simone dal 19’ st), Campagna; Anastasia (Gueye dal 36’ st), Messias, Tettamanti. A disposizione: Viscido, Casula, Pasciuti, Farinazzo, Miello, Pasquero. All. Manzo.

Luciani di Roma 1 (Caviano e Pascali di Bologna).


Spettatori: 1700 (450 paganti). Espulsi: Baiano al 15’ st e Merlin al 36’, entrambi per proteste. Ammoniti: Benedetto, Campagna e Venturello (C); Cusinato (V). Angoli: 4-2; fuorigioco: 6-2; tiri (in porta): 13 (6) – 15 (9); falli: 8-12; recupero: 2’ + 6’.