Ora si torna a Masnago. Stesso posto, altro Varese

Il punto di Alberto Coriele

Il Varese che domenica si ripresenterà sul prato del Franco Ossola è un Varese diverso rispetto a quello che è uscito con le orecchie basse dopo il 4-5 con l’Inveruno. È un Varese diverso perché, in due trasferte consecutive, è riuscito a compattarsi, a far quadrato, è tornato gruppo. E non era facile, dopo quella sconfitta e con l’aria pesante che si respira intorno alla società, mettere insieme quattro punti in due campi ostici come quelli di Borgosesia e Voghera.

E non era facile farlo senza Michele Ferri, senza Umberto Vingiano, senza Francesco Gazo, senza Luca Piraccini, senza Federico Zazzi. Il Varese non ha incantato, non ha regalato magie, ha messo però in cascina quattro punti importanti nel momento più difficile proprio quando le altre, Cuneo escluso (purtroppo), hanno alzato il piede dall’acceleratore. E ha detto bene Baiano in conferenza stampa, servivano i risultati, perché alla fine sono quelli a fare giurisprudenza nel mondo del calcio. Per questo siamo convinti che il Varese che rivedremo a Masnago domenica sarà diverso, meno impaurito, più cattivo, più sicuro di sé. E speriamo anche più continuo. Ci sono voluti alcuni schiaffoni poco gentili, c’è voluto anche l’affetto della sua gente, è stato utile per due domeniche stare lontani da casa per ritrovare anima e coraggio. Dopo due sconfitte casalinghe, è giunto il momento di riconciliarsi con quello stadio, con quel campo, ma il Varese non potrà farlo da solo. Servirà qualche mugugno in meno, qualche fischio ingoiato, un po’ di pazienza in più anche e soprattutto da parte di quella fetta di pubblico che, forse per troppo amore o semplicemente esagerando, contro l’Inveruno non ha esitato a mettere tutti sul patibolo. A Masnago torna una squadra diversa che però non ha ancora fatto nulla, non ha ancora vinto alcun campionato e ha tutto da costruire. Ed i tifosi del Varese sanno bene che, se si vuole portare a compimento un’impresa come quella del ritorno in Lega Pro, non si può prescindere dal Franco Ossola. Che deve essere un fattore, non un timore. Perché se il Varese riuscisse a sbloccarsi anche in casa, anche giocando male e sicuramente faticando, magari segnando all’ultimo respiro, ecco che allora il sipario potrebbe lasciar spazio ad uno spettacolo che merita d’essere vissuto fino in fondo, sul palcoscenico di casa nostra.